Pensione: quanto costa aumentarne l’importo

Antonio Cosenza

29/06/2020

Aumentare l’importo della pensione futura è possibile, ma l’investimento può avere un costo elevato.

Pensione: quanto costa aumentarne l’importo

Aumentare l’importo della pensione futura è possibile, ma ha un costo.

Ci sono diversi strumenti che ci consentono di aumentare l’importo della pensione futura, ma qui ci concentreremo su due di questi: da una parte la possibilità di intervenire direttamente sulla pensione aumentando i contributi e dell’altra quella che consente di affiancarvi una pensione integrativa aderendo ad un Fondo pensione.

Si tratta di due strumenti differenti ma complementari: l’uno, infatti, non esclude l’altro. Allo stesso momento, infatti, si può decidere di aumentare direttamente la pensione futura che sarà erogata dall’INPS - e per farlo l’unica possibilità è quella di incrementare il montante contributivo - come pure aderire ad un Fondo pensione per avere un secondo trattamento integrativo di cui beneficiare una volta smesso di lavorare.

Tuttavia aumentare la pensione ha un costo che non tutti possono permettersi: sia il versamento di contributi volontari - come pure il riscatto degli stessi - che aderire ad un Fondo pensione, infatti, potrebbero comportare una spesa elevata a seconda delle situazioni.

Proviamo a capire di quali costi si parla, così da farsi un’idea se conviene approfittare di questi strumenti per provare ad incrementare la pensione futura.

Aumentare la pensione versando più contributi: quanto costa?

Come noto, a partire dal 1° gennaio 1996 (o dal 1° gennaio 2012 per coloro che entro il 31 dicembre 1995 hanno maturato 18 anni di contribuzione) il calcolo dell’assegno è calcolato con il sistema contributivo.

Questo significa che più è alto il montante contributivo e maggiore sarà l’importo della pensione futura. Di conseguenza, coloro che vogliono garantirsi una pensione di importo medio-alto devono trovare il modo di intervenire su questo parametro: avere una carriera continua e ben retribuita è sicuramente un aiuto, ma ci sono altri strumenti che consentono di incrementare il montante contributivo.

A tal proposito, vi è la possibilità - per coloro che hanno cessato o interrotto l’attività lavorativa - di ricorrere ai versamenti volontari dei contributi. Nel dettaglio, i contributi volontari sono utili per coprire i periodi durante i quali il lavoratore non svolge alcun tipo di attività lavorativa, dipendente o autonoma, oppure in cui ha chiesto brevi periodi di aspettativa non retribuita per motivi familiari o di studio. Possono accedere al versamento volontario dei contributi anche coloro che hanno un contratto part-time orizzontale o verticale.

Ma quanto costa versare volontariamente i contributi? L’entità del contributo volontario si calcola applicando alla retribuzione di riferimento - che è quella delle ultime 52 settimane lavorate prima del periodo per il quale si versa volontariamente la contribuzione - l’aliquota contributiva pari a al 33% per i lavoratori dipendenti autorizzati al versamento volontario dei contributi dopo il 1° gennaio 1996.

Inoltre, qualora la retribuzione di riferimento risultasse superiore alla prima fascia di retribuzione pensionabile, pari a 47.143,00€, sulla quota eccedente si applica un’ulteriore aliquota dell’1%.

Per questi la retribuzione minima settimanale è pari a 206,23 euro e ciò significa che per ogni settimana di contributi c’è un costo almeno pari a 67 euro (circa). Di conseguenza, per un anno di versamenti volontari - quindi per circa 52 settimane - c’è da pagare un importo pari o superiore ai 3.484 euro.

Per quanto riguarda la Gestione Separata, l’aliquota è pari al 25% per i professionisti e al 33% per i collaboratori e le figure assimilate. A tal proposito, l’INPS ha fissato un minimale pari a 15.953,00€ per l’accredito contributivo, e di conseguenza per un solo anno di contributi volontari bisognerà versare un importo almeno pari a 3.988,32€ per i professionisti e di 5.264,52€ per gli altri iscritti.

Aumentare la pensione garantendosi una pensione integrativa: quanto costa?

Rispondere a questa domanda non è possibile, visto che non esiste una risposta valida per tutte le occasioni. Non c’è, infatti, un costo fisso per aderire ad un Fondo pensione e garantirsi un trattamento integrativo: dipende da quanto ogni persona intende investire e ovviamente maggiore è l’investimento e più alto sarà il guadagno futuro.

Altro aspetto da considerare è che ogni Fondo di pensione integrativa ha i suoi costi, ecco perché al momento della scelta bisogna prestare particolare attenzione a qual è il prodotto più conveniente.

È comunque possibile farsi un’idea di quanto si potrebbe guadagnare aderendo ad un Fondo pensione. Ad esempio, se consideriamo un investimento minimo di 100,00€ al mese, si potrebbe arrivare, con circa 40 anni di versamenti, ad un capitale accumulato di oltre 63.000,00€, con 17.000,00€ circa di trattamenti stimati. Un investimento tale da garantire una rendita vitalizia di circa 3.000 euro annui, tradotti in una pensione integrativa - da affiancare a quella futura - pari a circa 250,00€ al mese.

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