Ai superstiti spetta, a seconda dei casi, la pensione di reversibilità o la pensione indiretta. Vediamo come funzionano entrambe, dai requisiti alle regole per il calcolo dell’importo.
La pensione ai superstiti è la rendita economica erogata dall’Inps ai familiari superstiti quando ricorrono determinate condizioni. Con il termine pensione ai superstiti, quindi, l’Inps indica generalmente tutti quei trattamenti pensionistici che possono essere riconosciuti ai familiari del dante causa (i superstiti) in caso di decesso di quest’ultimo.
Spesso si fa confusione tra pensione ai superstiti e pensione di reversibilità, ma si tratta di un errore (anche se perdonabile). Anche se siamo nello stesso ambito di riferimento, infatti, si tratta di due strumenti leggermente differenti e sul loro significato è bene fare chiarezza.
La pensione di reversibilità, infatti, è una tipologia di pensione ai superstiti, ma non è la sola. Nel dettaglio, questa si divide in pensione di reversibilità, appunto, e in pensione indiretta. Spetta la prima nel caso in cui il defunto sia un pensionato, la seconda qualora si tratti di un lavoratore che soddisfa determinate condizioni.
PENSIONE AI SUPERSTITI INDIRETTA DI REVERSIBILITÀ
Pensione ai superstiti indiretta e di reversibilità: le tutele per i familiari del defunto
La perdita di una persona cara rappresenta un dolore immenso e in molti casi può trasformarsi anche in un vero e proprio problema economico. Questo tipo di pensione è stata infatti introdotta per tutelare le vedove che non avevano una propria pensione e alla morte del marito restavano senza entrate. Al fine di far fronte a queste drammatiche situazioni esistono quindi la pensione di reversibilità e quella indiretta. Vediamo cosa sono e chi ne ha diritto, partendo da una differenza molto semplice.
La pensione ai superstiti è una prestazione economica erogata dall’Inps in favore dei familiari del:
- pensionato (pensione di reversibilità);
- lavoratore (pensione indiretta).
La pensione indiretta spetta ai componenti del nucleo familiare del defunto se questi aveva maturato almeno 15 anni di contributi o se era assicurato da almeno 5 anni, di cui almeno 3 versati nei cinque anni precedenti alla data di morte.
Come spiega il sito dell’Inps, se il lavoratore non aveva maturato detti requisiti, e quindi non può esserci il riconoscimento della cosiddetta pensione indiretta, il superstite del lavoratore con anzianità assicurativa antecedente al 31 dicembre 1995 può richiedere l’indennità per morte entro un anno dalla data del decesso del lavoratore assicurato, se:
- il lavoratore deceduto non aveva ottenuto la pensione;
- non sussiste per nessuno dei superstiti il diritto alla pensione indiretta per mancato perfezionamento dei requisiti richiesti;
- nei 5 anni precedenti la data di morte risulta versato almeno un anno di contribuzione.
Il superstite di lavoratore assicurato dopo il 1° gennaio 1996 può invece richiedere l’indennità una-tantum, se:
- non sussistono i requisiti assicurativi e contributivi per la pensione indiretta;
- non ha diritto a rendite per infortunio sul lavoro o malattia professionale, in conseguenza della morte dell’assicurato;
- è in possesso di redditi non superiori ai limiti previsti per la concessione dell’assegno sociale.
L’Inps specifica altresì che il diritto all’importo in questione è soggetto alla prescrizione decennale.
Quelle sopraindicate sono però le uniche differenze tra pensione di reversibilità e pensione indiretta. Per comodità, quindi, d’ora in avanti ci riferiremo ad entrambe come pensione ai superstiti o di reversibilità.
Pensione ai superstiti indiretta e di reversibilità: chi ne ha diritto e requisiti
Ai fini della pensione ai superstiti, la legge considera beneficiari i seguenti familiari del defunto:
- il coniuge, anche legalmente separato. Tuttavia, se il coniuge superstite è separato con “addebito” (cioè per colpa), la pensione di reversibilità spetta solo se questo è titolare di assegno alimentare a carico del coniuge deceduto;
- il coniuge divorziato, ma solo se è beneficiario dell’assegno divorzile e se non è passato a nuove nozze.
Se il coniuge convola a nuove nozze perde il diritto a percepire la pensione ai superstiti, tuttavia matura un assegno una-tantum che ammonta a due annualità della quota di pensione.
Se il lavoratore defunto aveva contratto nuove nozze prima del decesso e dopo il divorzio con il primo coniuge, la quota della pensione ai superstiti spetta sia al vedovo che all’ex coniuge, nella misura stabilita dal Tribunale.
Dal 2016, il diritto alla pensione ai superstiti è stato riconosciuto anche alle parti unite in unione civile.
La pensione ai superstiti spetta anche ai figli e agli equiparati che alla data del decesso del familiare non hanno compiuto il 18° anno di età oppure se sono inabili al lavoro (indipendentemente dall’età).
Per i figli ed equiparati studenti che non prestino lavoro retribuito e siano a carico del genitore defunto al momento della morte, il limite di 18 anni è elevato a 21 anni in caso di frequenza di scuola media o professionale e a tutta la durata del corso di laurea, ma non oltre il compimento del 26° anno di età.
La legge considera come figli equiparati:
- gli adottivi e gli affiliati;
- i figli giudizialmente dichiarati;
- i figli non riconoscibili ma per i quali il defunto versava di alimenti;
- i figli nati dal precedente matrimonio;
- i nipoti minori a carico;
- i figli nati entro il 300° giorno dalla morte del genitore.
Se non sono presenti né coniuge né figli, la pensione di reversibilità spetta ai genitori dell’assicurato, purché abbiano compiuto il 65° anno di età, non siano titolari di pensione e siano a carico del lavoratore deceduto.
Se mancano anche i genitori, il diritto è riconosciuto ai fratelli celibi o alle sorelle nubili inabili al lavoro e a carico del defunto.
Pensione ai superstiti indiretta e di reversibilità: quando si perde
Sul sito dell’Inps è spiegato che si perde il diritto alla pensione ai superstiti nei seguenti casi. Ricapitolando:
- quando il coniuge contrae nuovo matrimonio (in tal caso al coniuge spetta solo l’una tantum pari a due annualità della sua quota di pensione, compresa la tredicesima mensilità, nella misura spettante alla data del nuovo matrimonio. Nel caso che la pensione risulti erogata, oltre che al coniuge, anche ai figli, la pensione deve essere riliquidata in favore di questi ultimi applicando le aliquote di reversibilità previste in relazione alla mutata composizione del nucleo familiare);
- per i figli minori, al compimento del 18° anno di età;
- per i figli studenti di scuola media o professionale che terminano o interrompono gli studi e comunque al compimento del 21° anno di età. La prestazione di un’attività lavorativa da parte dei figli studenti, il superamento del 21° anno di età e l’interruzione degli studi non comportano l’estinzione, ma soltanto la sospensione del diritto alla pensione;
- per i figli studenti universitari che terminano o interrompono gli anni del corso legale di laurea e comunque al compimento del 26° anno di età. La prestazione di un’attività lavorativa da parte dei figli universitari e l’interruzione degli studi non comportano l’estinzione, ma soltanto la sospensione del diritto alla pensione;
- per i figli inabili qualora venga meno lo stato d’inabilità;
- per i genitori qualora conseguano altra pensione;
- per i fratelli e le sorelle qualora conseguano altra pensione, o contraggano matrimonio, ovvero venga meno lo stato d’inabilità;
- per i nipoti minori, equiparati ai figli legittimi, valgono le medesime cause di cessazione e/o sospensione dal diritto alla pensione ai superstiti previste per i figli.
Pensione ai superstiti indiretta e di reversibilità ai figli disabili
Per avere diritto alla pensione di reversibilità del genitore il figlio deve essere a carico del genitore al momento del decesso ed inabile al lavoro.
Il concetto di “a carico” ai fini della pensione di reversibilità si discosta leggermente dal carico ai fini IRPEF. La normativa, infatti, prevede che:
“Ai fini del diritto alla pensione ai superstiti, i figli di età superiore ai 18 anni e inabili al lavoro [...] si considerano a carico dell’assicurato o del pensionato se questi, prima del decesso, provvedeva al loro sostentamento in maniera continuativa”.
Con sostentamento si intende, poi, sia la non autosufficienza economica che il mantenimento.
Se il figlio inabile a carico è convivente con il genitore al momento del decesso basta la non autosufficienza economica a dare diritto alla quota di pensione ai superstiti. In caso non vi sia la convivenza è necessario dimostrare anche il mantenimento abituale.
Attenzione, la pensione di reversibilità non spetta per figli disabili in generale ma solo per i figli inabili, ovvero quelli che si trovano nell’assoluta impossibilità di svolgere una qualsiasi attività lavorativa.
L’Inps, per certificare l’inabilità assoluta solitamente fa riferimento alla certificazione dell’invalidità civile che deve essere al 100% con o senza indennità di accompagnamento.
Pensione ai superstiti indiretta e di reversibilità per il nipote invalido
Le istruzioni per il diritto della pensione di reversibilità ai nipoti sono contenute nella Circ. n.185/2015 dell’Inps. In essa si chiarisce che il diritto, per il quale è in ogni caso necessario soddisfare determinati requisiti, spetta solo nel caso che il nipote sia minore di età al momento del decesso del nonno.
Per avere diritto alla pensione di reversibilità, inoltre, è necessario che il nipote viva con il nonno o sia dimostrato, in ogni caso, che viva a carico dell’ascendente e questo può essere dimostrato solo nel caso che i genitori non siano in grado di mantenere il proprio figlio a causa di mancanza di redditi (non devono svolgere alcun tipo di attività lavorativa né percepire alcuna altra fonte di reddito).
Il nipote minore di età al momento del decesso del nonno, in ogni caso, conserva il diritto alla pensione di reversibilità anche nella maggiore età nel caso sia studente (fino a 21 anni per studenti delle scuole superiori, fino a 26 anni per studenti universitari) o nel caso che nel tempo che intercorre tra il decesso del nonno e il compimento della maggiore età diventi inabile totalmente al lavoro.
Hanno diritto alla pensione di reversibilità, quindi, solo i nipoti minori di età che non sono autosufficienti economicamente (ovvero che non possono essere mantenuti dai genitori o che siano orfani) e che vivono a carico del nonno al momento del decesso.
Pensione ai superstiti indiretta e di reversibilità: come funziona e calcolo
Il diritto alla pensione ai superstiti decorre dal primo giorno del mese successivo alla morte del pensionato o dell’assicurato ed è stabilita nella misura seguente:
- 60% per il coniuge senza figli
- 80% per il coniuge con un figlio
- 100% per il coniuge con due o più figli
Se invece hanno diritto alla pensione soltanto i figli, ovvero i genitori o i fratelli o le sorelle, le aliquote di reversibilità sono le seguenti:
- un figlio: 70%
- due figli: 80%
- tre o più figli: 100%
- un genitore: 15%
- due genitori: 30%
- un fratello o sorella: 15%
- due fratelli o sorelle: 30%
Gli importi dei trattamenti pensionistici ai superstiti sono cumulabili con i redditi del beneficiario (coniuge, genitori fratelli e sorelle), nei limiti di cui alla tabella F, legge 8 agosto 1995, n. 335, come vedremo di seguito.
Pensione ai superstiti indiretta e di reversibilità: perché viene tagliata
Come abbiamo appena visto, con le pensioni ai superstiti, quindi sia per la reversibilità che per la pensione indiretta, ai familiari superstiti spetta una quota percentuale della pensione del dante causa. L’importo della pensione, quindi, dipende da quanti sono i superstiti ai quali questa è riconosciuta: ad esempio, spetta il 100% di quanto aveva diritto il defunto nel caso ci sia il coniuge con due o più figli a carico.
Sono previste maggiorazioni, quindi, in presenza di familiari a carico: parimenti, però, la legge 335/1995 ha introdotto anche la possibilità per cui la quota riconosciuta venga tagliata di una certa percentuale. Un’operazione confermata dalla circolare INPS 148/2020, nella quale si chiarisce che la pensione ai superstiti - a partire appunto dal 1° settembre 1995 - viene ridotta nel caso in cui il titolare della stessa possegga anche altri redditi.
In poche parole, maggiore è il reddito e più consistente sarà la riduzione dell’importo della prestazione pensionistica. I redditi da prendere in considerazione per effettuare questo calcolo sono tutti quelli assoggettabili ad IRPEF, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali. Non si considerano eventuali redditi scaturiti da trattamenti di fine rapporto, né tantomeno il reddito della casa di abitazione e le competenze arretrate sottoposte a tassazione separata. Ovviamente non si tiene conto neppure dell’importo della pensione di reversibilità.
La pensione di reversibilità, quindi, viene tagliata nei casi in cui, superata una certa soglia, non sia possibile cumularla interamente con i redditi da lavoro.
A tal proposito, la riforma Dini ha stabilito che la quota di pensione di reversibilità è cumulabile al 100% nel caso i redditi annui siano inferiori a tre volte il trattamento minimo.
Tra le tre e le quattro volte, invece, scatta un taglio del 25%; tra le quattro e le cinque volte il taglio è del 40%, mentre sopra le cinque volte scatta una decurtazione del 50% dell’importo. In tal caso, quindi, viene riconosciuta la metà della pensione di reversibilità spettante.
Le soglie di reddito in vigore al 1° gennaio 2021 sono state comunicate dall’INPS con la circolare 148/2020. Qui si legge che per godere di un trattamento pieno, senza quindi alcun taglio, il reddito personale deve essere entro la soglia dei 20.107,62 euro annui.
Tra i 20.107,62 euro e i 26.810,16 euro la decurtazione è del 25%, mentre tra i 26.810,16 e i 33.512,70 il taglio è del 40%. Scatta il taglio del 50%, invece, sopra i 33.512,70 euro.
Attenzione: se la pensione di reversibilità è riconosciuta ai figli, minori, studenti o inabili, non si applica alcuna riduzione. Il nostro ordinamento, infatti, riconosce loro la possibilità di cumulare redditi e pensione di reversibilità senza alcun limite.
Ricordiamo, invece, che dal 2019 non si applica più la legge 111/2011 (conosciuta anche come “norma anti-badanti”), con la quale l’importo della pensione di reversibilità si riduceva quando il deceduto ha contratto matrimonio dopo i 70 anni, o comunque quando la differenza di età tra i coniuge è superiore a 20 anni.
Pensione ai superstiti, indiretta e di reversibilità: tredicesima e quattordicesima
Chi percepisce la pensione ai superstiti ha pieno diritto alla tredicesima mensilità.
Discorso differente per la quattordicesima, poiché in questo caso la normativa è più articolata. Se la pensione di reversibilità è l’unico trattamento previdenziale percepito anche per questa misura è prevista la quattordicesima (se si percepisce, invece, anche una pensione diretta la mensilità aggiuntiva spetterà su quest’ultima e non sulla reversibilità).
È bene precisare, però, che non basta solo essere titolari di una pensione per avere diritto alla quattordicesima.
La mensilità aggiuntiva, infatti, viene riconosciuta solo a partire dai 64 anni di età e solo se si rientra nei redditi di limite previsti (fino a un massimo di 2 volte l’importo del trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti).
Se rientra nel limite di reddito ed ha compiuto i 64 anni ha diritto a ricevere anche la quattordicesima mensilità. Se, invece, non ha ancora compiuto i 64 anni di età la mensilità aggiuntiva, attualmente, non le spetta ma le verrà corrisposta non appena raggiunge il requisito anagrafico previsto dalla normativa.
È bene ricordare che la quattordicesima viene riconosciuta dall’INPS in automatico e non serve presentare apposita domanda: agli aventi diritto per età e reddito, quindi, la quattordicesima arriva senza che debba essere specificatamente richiesta.
Pensione ai superstiti indiretta e di reversibilità: come fare domanda?
La domanda per richiedere la pensione (valida anche per richiedere i ratei di pensione maturati e non riscossi dal deceduto) può essere inoltrata solo telematicamente, tramite:
- sito web dell’INPS (accesso con PIN);
- contact center (803164 gratuito da rete fissa o 06164164 da rete mobile a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico);
- patronati e intermediari dell’INPS.
Una volta accolta la domanda, la pensione ai superstiti decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso del lavoratore o del pensionato, a prescindere dalla data di presentazione della domanda.
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