Chi prende per errore un importo maggiore di pensione deve poi restituirlo all’INPS? Dipende dai casi; ecco cosa stabilisce la giurisprudenza.
Pensioni: importante sentenza del Tribunale di Roma che fa chiarezza su quando gli importi indebitamente percepiti devono essere restituiti all’INPS.
Può capitare che l’INPS eroghi per errore una cifra superiore a quella a cui si avrebbe diritto; tuttavia, dal momento che è l’Istituto ad occuparsi del calcolo dell’assegno, il titolare non può pagare per colpe non sue.
È un principio più volte ribadito dalla giurisprudenza, alla quale si aggiunge l’ultima sentenza del Tribunale di Roma il quale ha considerato come illegittima la pretesa dell’Istituto di recuperare le somme erogate per errore.
Poco importa se questa somma è più o meno impercettibile: per richiedere la restituzione, l’INPS deve dimostrare che c’è stata malafede del pensionato, o anche una condotta fraudolenta tale da indurre all’errore.
Quando bisogna restituire le somme indebitamente percepite dall’INPS
L’Istituto non può chiedere la restituzione delle somme erroneamente erogate quando l’errore non è imputabile alla condotta del pensionato. Un principio che era già stato ribadito dalla Corte di Cassazione che in una pronuncia risalente al 2018 aveva escluso che quando si tratti di un errore “esclusivamente imputabile all’Istituto” ci possa essere l’obbligo per il pensionato di restituire quanto ricevuto.
Un principio ribadito dalla sentenza che la quarta sezione civile del Tribunale di Roma ha pronunciato in questi giorni. Nel caso di specie, un anziano ha percepito per diversi anni una pensione superiore a quella a cui avrebbe avuto diritto, ma per un errore di calcolo commesso dall’INPS. Questo non ha fatto altro che prelevare ogni mese la propria pensione, senza domandarsi se l’importo fosse giusto o corretto, e utilizzando quei soldi per far fronte ai bisogni quotidiani.
Dopo anni l’INPS si è reso conto dell’errore ed ha provato a rimediare chiedendo la restituzione delle somme pagate, per un importo pari a 51 mila euro. Il Tribunale di Roma ha però riconosciuto che non è assolutamente dovere del pensionato restituire queste somme. Una decisione spiegata dal Movimento Consumatori di Roma Capitale, il quale ha ricordato a tutti i pensionati che quando l’errore non è stato commesso da loro l’INPS non può obbligare alla restituzione delle somme erogate.
A tal proposito, Laila Perciballi del Movimento Consumatori, suggerisce a tutti i pensionati di verificare se nel cedolino della pensione ci sono trattenute di questo tipo da parte dell’INPS. In tal caso sarà importante accertarne la legittimità, in quanto come dimostra la sentenza del Tribunale di Roma spesso si tratta di somme non dovute.
Ricordiamo che in questi giorni l’INPS sta provvedendo al recupero della quattordicesima indebitamente erogata negli anni scorsi; vi consigliamo di rivolgervi ad un esperto per chiedere un parere a riguardo, così da capire se eventualmente vale la pena contestare questa decisione nelle sedi opportune.
Pensione indebitamente percepita: quando va restituita all’INPS
Non è così raro che l’INPS commetta degli errori nel pagamento delle pensioni.
Alcune volte gli importi erogati in più sono di poche decine di euro, altre - come ricordato da Il Giornale - possono sforare il tetto dei 10.000 euro.
Indipendentemente dalla cifra, la richiesta di restituzione da parte dell’INPS è legittima solo quando si rileva la malafede del pensionato, oppure si dimostra che è il comportamento fraudolento di quest’ultimo ad aver comportato l’errore. Ad esempio, è dovuta la restituzione quando l’INPS eroga l’assegno di invalidità a colui che si trova sotto le soglie reddituali previste solo perché non ha comunicato tutti i redditi da lui percepiti.
In tal caso è il pensionato ad aver omesso importanti informazioni e quindi l’INPS non avrebbe potuto fare altrimenti; per questo motivo la restituzione non solo è legittima, ma anche obbligatoria.
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