Per andare in pensione a 67 anni bisogna aver maturato un assegno di almeno 8.975,46€ annui (regola prevista per i soli contributivi puri). Quanto bisogna guadagnare ogni mese per raggiungere un tale obiettivo?
Per andare in pensione a 67 anni (età prevista per la pensione di vecchiaia) bisogna guardare anche allo stipendio attuale. Questo vale per coloro che hanno un’anzianità assicurativa posteriore al 1° gennaio 1996 e dunque rientrano nel regime di calcolo contributivo.
La pensione di vecchiaia a 67 anni (e con 20 anni di contributi) non è per tutti: il legislatore ha previsto un ulteriore requisito - di tipo economico - per coloro che rientrano nel regime contributivo, stabilendo che questi debbano avere, alla data del pensionamento, un assegno di importo pari o superiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.
Un criterio che penalizza coloro che hanno sì lavorato in regola per almeno 20 anni ma percependo stipendi di importo non elevato. Se questi non riescono a raggiungere la suddetta soglia, infatti, dovranno aspettare il compimento dei 71 anni di età per andare in pensione, o comunque fino a quando non riesce a maturare un assegno di tale importo.
A tal proposito ci siamo chiesti: quanto bisogna guadagnare per avere possibilità di andare in pensione a 67 anni? Per rispondere basta applicare le regole previste per il calcolo contributivo.
Quale stipendio bisogna avere per andare in pensione a 67 anni
Come anticipato, la regola vuole che coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 possono accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.
Nel 2021, l’assegno sociale ha un importo di 460,28€ mensili, che moltiplicato per 13 mensilità dà come risultato 5.983,64€ annui. La pensione futura, quindi, non deve essere inferiore a 8.975,46€ per poter smettere di lavorare a 67 anni.
Da stipendio a pensione si arriverà applicando le regole del cosiddetto calcolo contributivo. Questo prevede diversi passaggi, quali:
- ogni anno il lavoratore accantona una contribuzione pari alla retribuzione annua lorda (RAL) moltiplicata per l’aliquota di computo, variabile a seconda della tipologia di impiego. Ad esempio, per il lavoratore dipendente questa è pari al 33%, mentre per i lavoratori autonomi con P.IVA iscritti alla Gestione separata è del 25%;
- quanto versato viene rivalutato ogni anno applicando un tasso di capitalizzazione, così che il montante contributivo si rivaluti tenendo conto della variazione dell’indice dei prezzi;
- il montante contributivo rivalutato si trasforma in pensione applicando il cosiddetto coefficiente di trasformazione. Per chi va in pensione a 67 anni questo è pari al 5,575%.
Partiamo proprio da quest’ultimo. Dal momento che applicando un coefficiente di trasformazione del 5,575% sul montante contributivo ne deve risultare un assegno annuo almeno pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, quindi di 8.975,46€, ne consegue che il montante contributivo deve essere almeno pari a 160.994€.
Questo significa che in 20 anni di lavoro bisogna aver accantonato in media 8.049€ ogni anno. Al netto della rivalutazione annua, quindi, bisogna aver guadagnato in media:
- 24.393€ lordi ogni anno nel caso dei lavoratori dipendenti, quindi 1.876,38€ lordi ogni mese (circa 900,00€ netti);
- 32.196€ lordi per i lavoratori autonomi con P.IVA iscritti alla gestione separata.
In media, quindi, un lavoratore dipendente deve aver guadagnato circa 900 euro netti (anche un po’ meno se si considera che comunque il montante contributivo viene rivalutato annualmente) per almeno 20 anni se vuole andare in pensione a 67 anni.
Un obiettivo non particolarmente difficile da raggiungere (a differenza di quanto previsto per la pensione a 64 anni e con 20 di contributi) ma che comunque potrebbe creare dei problemi a coloro che, ad esempio, hanno lavorato sempre part-time percependo stipendi tra i 600 e i 700 euro.
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