Pensioni, 64 anni e 7 mesi per le donne. Ecco come (e differenze con l’Europa)

Simone Micocci

18 Marzo 2025 - 09:36

Le donne in Italia vanno in pensione, in media, a 64 anni e 7 mesi di età. Ecco quali sono le misure che consentono di smettere di lavorare prima del compimento dei 67 anni.

Pensioni, 64 anni e 7 mesi per le donne. Ecco come (e differenze con l’Europa)

Le lavoratrici in Italia accedono alla pensione generalmente con le stesse regole previste per gli uomini, con alcune eccezioni che consentono un anticipo in presenza di specifiche agevolazioni.

Secondo i dati Inps, l’età media di pensionamento per le donne si attesta a 64 anni e 7 mesi, grazie a misure di flessibilità che permettono di lasciare il lavoro prima rispetto ai requisiti ordinari della pensione di vecchiaia.

Nonostante le diverse riforme che si sono susseguite negli anni, la normativa di riferimento resta la legge Fornero del 2011, che ha uniformato i requisiti per la pensione di vecchiaia tra uomini e donne. Se si esclude la pensione anticipata, per la quale le lavoratrici possono accedere con un anno in meno di contributi rispetto agli uomini, oggi non ci sono più grandi differenze in termini di età e contributi richiesti per il pensionamento.

Resta in vigore anche Opzione Donna, sebbene la platea delle beneficiarie sia stata progressivamente ridotta negli ultimi anni, insieme ad alcune agevolazioni per le madri, che permettono di anticipare la pensione di alcuni mesi o, in certi casi, di qualche anno.

Vediamo quindi quando le donne possono andare in pensione in Italia, con quali requisiti contributivi e quali sono le agevolazioni previste per chi ha avuto figli.

Regole per il pensionamento: poche differenze tra uomini e donne

Attualmente, sia per gli uomini che per le donne, l’accesso alla pensione avviene attraverso le seguenti misure:

  • Pensione di vecchiaia: 67 anni di età e 20 anni di contributi. Per chi ha un’invalidità pari o superiore all’80%, la pensione di vecchiaia è accessibile a 61 anni per gli uomini e 56 anni per le donne.
  • Pensione di vecchiaia (opzione contributiva): 71 anni di età con 5 anni di contributi.
  • Pensione anticipata (opzione contributiva): 64 anni di età e 25 anni di contributi, con l’assegno che deve essere almeno pari a 3 volte il valore dell’assegno sociale. Per le donne con un figlio, il requisito si abbassa a 2,8 volte, mentre per chi ha almeno due figli è sufficiente un importo pari a 2,6 volte l’assegno sociale.

A queste misure si aggiunge la pensione anticipata, l’unica a prevedere ancora oggi una differenziazione tra uomini e donne. Questa consente il pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Per i lavoratori precoci, indipendentemente dal genere, è possibile accedere alla pensione con 41 anni di contributi se rientrano in una delle categorie tutelate (disoccupati, invalidi, caregiver o lavoratori impiegati in attività usuranti) attraverso la Quota 41.

Infine, nel 2024 è prevista Quota 103, che consente il pensionamento con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi.

Agevolazioni per le donne con figli

Oltre ai requisiti generali, le lavoratrici madri possono beneficiare di alcune misure di maggior favore.

Ad esempio, come visto sopra nella pensione anticipata contributiva l’importo minimo richiesto per accedere alla pensione è ridotto per le donne con figli, rendendo più accessibile il trattamento previdenziale.

Inoltre, la legge n. 335 del 1995 (legge Dini) prevede una riduzione dell’età anagrafica richiesta per il pensionamento: si riconosce uno sconto di 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 16 mesi (limite modificato di recente dalla legge di Bilancio), applicabile sia alla pensione di vecchiaia (compresa quella contributiva) che alla pensione anticipata contributiva.

Ad esempio, una lavoratrice con tre figli potrebbe accedere alla pensione anticipata contributiva già a 63 anni se soddisfa gli altri requisiti, oppure anticipare di un anno l’uscita rispetto ai 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia.

In alternativa, le madri possono beneficiare di un’agevolazione sull’assegno pensionistico, grazie a un coefficiente di trasformazione più favorevole: per le lavoratrici con 1 o 2 figli viene applicato un coefficiente basato su un anno in più di età, mentre per chi ha 3 o più figli l’incremento è pari a due anni.

Ape Sociale

Le lavoratrici possono accedere all’Ape Sociale, un’indennità che permette di smettere di lavorare a 63 anni e 5 mesi, se in possesso di 30 anni di contributi (36 anni per chi ha svolto lavori usuranti).

Per le donne con figli, i requisiti contributivi sono ridotti di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni. Di conseguenza, una madre con tre figli può accedere all’Ape Sociale con 28 anni di contributi, anziché 30.

Opzione Donna

L’accesso alla pensione con Opzione Donna è ancora possibile, ma solo per un numero limitato di lavoratrici, a causa delle restrizioni introdotte dall’ultima Legge di Bilancio.

Possono usufruirne coloro che hanno maturato, entro il 31 dicembre 2023, i seguenti requisiti:

  • Età anagrafica: 61 anni (ridotti a 60 anni per chi ha un figlio e 59 anni per chi ne ha almeno due).
  • Anzianità contributiva: 35 anni di contributi.

Inoltre, è necessario rientrare in almeno una delle seguenti condizioni:

  • Caregiver, ovvero assistenza continuativa per almeno 6 mesi a un familiare con grave disabilità riconosciuta ai sensi della legge 104/1992.
  • Invalidità pari o superiore al 74%.
  • Lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi con tavolo di confronto attivo presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
  • Si tratta di requisiti stringenti, motivo per cui Opzione Donna è oggi considerata un’opzione riservata a poche lavoratrici.

A che età vanno in pensione le donne nel mondo

Come visto sopra, In Italia l’età media di pensionamento accertata dall’Inps per le donne è di 64 anni e 7 mesi, un valore non molto distante dalla media europea che si attesta a 63 anni e 4 mesi.

Questo dato è influenzato dal fatto che in alcuni Paesi dell’Unione Europea le donne possono ancora accedere alla pensione prima rispetto all’Italia: in Lituania, ad esempio, si smette di lavorare già a 58 anni, mentre in Germania l’età media è di 63,7 anni. In Svezia, Portogallo, Norvegia, Grecia e Austria, si va in pensione attorno ai 62 anni, mentre in Francia il limite è stato recentemente portato a 64,5 anni.

L’Italia, dunque, non si discosta troppo dal resto d’Europa, anche perché in molti Paesi è in atto un progressivo aumento dell’età pensionabile.

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