Pensioni, il MES potrebbe cambiare la riforma: da superamento della Legge Fornero a nuovi tagli degli assegni.
Pensioni: l’accordo sul MES raggiunto dai Paesi dell’Eurozona potrebbe avere conseguenze anche sui trattamenti assistenziali e previdenziali.
Come noto nella riunione dell’Eurogruppo di ieri sera è stato dato il via libera all’utilizzo del MES - “senza condizionalità” (come confermato dal Ministro dell’Economia Gualtieri) - per una linea di liquidità fino al 2% del PIL. Per l’Italia, quindi, si tratterebbe di circa 35 miliardi di euro disponibili fino alla fine dell’emergenza, attivabili però solo per le spese sanitarie.
Gualtieri ha anche aggiunto che quanto deciso dall’Eurogruppo riguardo al MES è solo “il primo tempo di una partita ancora tutta da giocare” con il prossimo appuntamento previsto per il 23 aprile, quando il Consiglio europeo si riunirà per decidere in merito ad altri strumenti a sostegno dei vari Paesi, come ad esempio sul Recovery Fund che l’Italia vorrebbe dotare di risorse attraverso gli Eurobond.
È bene sottolineare che ad oggi l’Italia non ha attivato il MES e - parola del Governo - non intende farlo neppure in seguito. Tuttavia basta solo che si parli di MES per far sì che tra i cittadini ci sia una sorta di timore in merito: questo perché quando il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato messo alla prova si è rivelato un “Fondo ammazza Stati”.
Accedere al MES vorrebbe dire, quasi sicuramente, una nuova riforma delle pensioni con ulteriori tagli di spesa. Basti vedere quanto successo in Grecia con la Troika, con la quale sono stati depredati gli asset migliori, con una buona parte della popolazione finita in miseria.
E il modello Grecia può essere un paragone anche per vedere cosa potrebbe succedere sul fronte pensioni qualora l’Italia decidesse veramente di accedere al MES. Perché, come spiegato da Vito Crimi (M5S) può anche “essere vero che le condizioni non ci sono ora, ma ci saranno, visto che il testo può dire no ma il Trattato dice sì”.
Riforma delle pensioni: in Italia nuovi tagli in caso di accesso al MES
Già nelle scorse settimane vi abbiamo parlato di come l’emergenza Coronavirus andrà a modificare notevolmente i piani del Governo in merito alla riforma delle pensioni.
Come noto, prima dello scoppio dell’emergenza si stava discutendo di un possibile superamento della Legge Fornero; quanto successo, però, pone altre priorità al Governo e una volta che l’emergenza sarà finita le (poche) risorse a disposizione saranno utilizzate per altre misure.
Ma nel caso in cui l’Italia decidesse di attivare il MES per far fronte alla crisi economica, allora una riforma delle pensioni ci potrebbe essere ma sarebbe un’altra “da lacrime e sangue” come quella approvata nel 2011 dall’allora Ministro del Lavoro per il Governo Monti, Elsa Fornero.
In caso di attivazione di questo meccanismo, infatti, si attiverà un piano di austerity intrinseco nel funzionamento stesso del MES. L’Italia, infatti, accetterebbe implicitamente che l’accesso alle risorse possa portare ad un piano di tagli di spesa non indifferente, visto che sarebbe l’Europa a dettare le regole affinché si abbia fiducia nella restituzione del prestito.
D’altronde è quello che è successo in Grecia con la Troika, che già nel primo momento ha comportato un taglio secco del 20% su tutte le pensioni superiori ai 1.200,00€ lordi al mese. E fu solamente il primo di dieci tagli degli assegni pensionistici in cinque anni.
A questi tagli si aggiunse un’altra importante riduzione degli assegni di coloro che erano andati in pensione prima dei 55 anni, nonché l’abolizione della tredicesima su tutti gli assegni erogati dallo Stato (non solo le pensioni, ma anche gli stipendi dei dipendenti pubblici).
Anche per l’Italia, quindi, l’accesso al MES potrebbe prevedere dei tagli alle pensioni, e misure di flessibilità come Quota 100 sarebbero solo un lontano ricordo. Perché la priorità del nostro Paese sarebbe quella di restituire gli oltre 35 miliardi presi in prestito dal Meccanismo Europeo di Stabilità.
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