Riforma delle pensioni: in Parlamento si discute su eventuali agevolazioni per i disoccupati. Ecco cosa potrebbe cambiare per Ape Sociale e Quota 41.
Pensioni, in Parlamento si sta lavorando per introdurre misure di maggior flessibilità nella Legge di Bilancio 2020.
A confermarlo è stato Tommaso Nannicini, senatore dem e membro della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale, il quale ha svelato alcune delle possibili novità per le pensioni che potrebbero entrare nella manovra finanziaria a breve.
Non si tratta di nuove misure, bensì di correttivi introdotti per le misure previdenziali già esistenti come ad esempio per l’Ape Sociale e Opzione Donna (che verranno confermate per un altro anno), o anche per Quota 41 riservata ai precoci (ossia per coloro che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento del 19° anno di età).
Nel dettaglio, l’intenzione è di introdurre nuove agevolazioni per coloro che sono disoccupati e ad un passo dal raggiungimento della pensione. Passi avanti verso il progetto del Governo di consentire a tutti i lavoratori di accedere alla pensione con Quota 41 o con Quota 92; obiettivo che però ad oggi è ancora lontano dall’essere raggiunto e non se ne riparlerà prima di qualche anno.
In attesa di novità in tal senso facciamo chiarezza su quali potrebbero essere i cambiamenti sul fronte pensione riservati ai disoccupati; ecco nel dettaglio quanto svelato da Nannicini.
Pensioni, Quota 41 e Ape Sociale: cosa potrebbe cambiare per i disoccupati
Come spiegato da Nannicini, l’obiettivo della maggioranza è proporre novità concrete già dal prossimo anno. Non avrebbe senso, infatti, presentare emendamenti con nessuna speranza di passare “solo per agitare bandierine politiche e poi non portare a casa alcun risultato”.
Ecco perché la prima novità su cui la maggioranza sta puntando vede l’accesso agevolato all’Ape Sociale e a Quota 41 per coloro che sono rimasti disoccupati in seguito alla scadenza di un rapporto lavorativo a tempo determinato.
Oggi questi possono anticipare la pensione solo se negli ultimi 36 mesi hanno avuto un rapporto lavorativo a tempo determinato di almeno 18 mesi. A tal proposito la maggioranza punta a modificare entrambi i requisiti nel modo seguente:
- estendere da 36 a 48 mesi il limite dall’ultimo contratto scaduto a tempo determinato;
- ridurre da 18 a 12 mesi la durata del contratto a tempo determinato.
In caso di approvazione di queste due novità, chi soddisfa i requisiti per Ape Sociale (63 anni di età e 30 anni di contributi) o per Quota 41 (quarantuno anni di contributi, più un anno maturato entro i diciotto anni di età) potrà andare in pensione in anticipo anche se risulta disoccupato e negli ultimi quattro anni ha avuto un contratto di lavoro a tempo determinato della durata di almeno dodici mesi.
In questo modo, quindi, la platea dei potenziali beneficiari di Quota 41 si amplierebbe: nonostante il passo avanti, però, siamo ancora lontani da Quota 41 per tutti, obiettivo dichiarato della precedente maggioranza ma su cui il nuovo Governo Conte non ha mai preso una posizione chiara.
Pensioni, Quota 92 per i disoccupati: novità in arrivo?
Oltre all’emendamento suddetto ce n’è un altro che andrebbe a modificare i requisiti di accesso alla pensione per coloro che sono disoccupati. Nel dettaglio, per questi si vorrebbe abbassare di un anno il requisito anagrafico previsto per l’accesso all’Ape Sociale, portandolo così a 62 anni, al pari di Quota 100.
La differenza rispetto alla misura “bandiera” del primo Governo Conte sarebbe nel requisito contributivo, che ricordiamo nell’Ape Sociale è pari a 30 anni per i disoccupati.
In questo caso si potrebbe parlare di Quota 92 anche se solo per una categoria limitata di beneficiari. Sarebbe comunque un passo avanti, nell’attesa - e nella speranza - che nei prossimi anni il Governo decida di introdurre misure di flessibilità riservate ad un numero più ampio di cittadini.
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