La legge di Bilancio 2024 sembra una riedizione della riforma Fornero per quanto riguarda le pensioni: regole più severe per smettere di lavorare e tagli sugli assegni. E non è ancora finita.
La legge di Bilancio 2024 sulle pensioni è stata una sorta di montagne russe: da quando il testo della manovra è stato approvato lo scorso 16 ottobre sono state diverse le modifiche attuate, sia per quanto riguarda le regole per il pensionamento che per il calcolo dell’importo.
E l’impressione è che non sia ancora finita, con possibili novità nel testo definitivo che dovrebbe essere approvato entro domani per poi passare in Parlamento per l’approvazione finale che, ricordiamo, dovrà arrivare entro la fine dell’anno.
La sensazione è che le pensioni siano state considerate come uno degli strumenti con cui far quadrare i conti, un po’ come fatto con la legge Fornero del 2011 tanto criticata da questa maggioranza. Ovviamente ci troviamo di fronte a due provvedimenti della diversa portata, ma nelle intenzioni sono molto simili: basti guardare alle novità introdotte per Opzione Donna negli ultimi 2 anni, come pure l’aver reso più penalizzante l’accesso a Quota 103 che quest’anno ha rappresentato una delle poche misure di flessibilità a disposizione dei lavoratori. C’è poi l’aspetto tagli: dalla rivalutazione, per la quale seppur con delle piccole modifiche vengono confermate le regole dello scorso anno, all’applicazione di un’aliquota di computo meno favorevole per alcuni lavoratori del pubblico impiego.
Insomma, chi sperava in una legge di Bilancio che potesse sorridere sul fronte pensioni, come tra l’altro era stato promesso da diversi esponenti di questo governo, si sbagliava: ovviamente ci riserviamo di commentare il pacchetto pensioni solamente una volta che sarà definitivo, ma le premesse non sono di certo delle migliori.
Pensioni, la Fornero c’è e si rafforza
Come più volte spiegato, la legge Fornero continua a essere il provvedimento di riferimento per l’accesso alla pensione: è qui, infatti, che vengono definite le attuali regole per la pensione di vecchiaia e per quella anticipata, le due misure a cui ricorrono ogni anno la maggior parte dei lavoratori per il collocamento in quiescenza.
Negli anni a queste sono state affiancate diverse misure di flessibilità, in particolare l’Ape Sociale e Opzione Donna che dal 2019 è stata ripristinata consentendo a un discreto numero di lavoratrici di andare in pensione in anticipo. Almeno fino a quando non c’è stata la scure della legge di Bilancio 2023, con la quale è stato innalzato il limite anagrafico per accedere a Opzione Donna (passato da 58 a 60 anni) e ne è stata circoscritta la platea alle sole donne invalide, caregiver oppure in procinto di perdere il lavoro (con una grande azienda). Modifiche che hanno reso più complicato l’accesso a Opzione Donna che con la legge di Bilancio 2024 non solo vengono confermate ma persino rese più severe attraverso un ulteriore innalzamento dell’età anagrafica che sale a 61 anni.
A crescere anche l’età pensionabile per l’Ape Sociale, intoccabile negli anni scorsi, che sale e 63 anni e 5 mesi (rispetto ai 63 anni attuali).
C’è poi da considerare Quota 103, per un attimo passata a Quota 104 e adesso tornata agli attuali requisiti (62 anni di età e 41 anni di contributi) ma con un’importante novità che ne limiterà l’accesso: chi vuole andare in pensione in anticipo dovrà accettare un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, con una conseguente riduzione dell’importo percepito.
I tagli agli assegni
E il governo Meloni non è stato neppure immune al fascino del taglio per gli assegni, presenti e futuri, come strumento utile per recuperare risorse per la manovra.
In particolare, a far discutere è la revisione delle aliquote di computo per 700 mila dipendenti pubblici attraverso coefficienti meno vantaggiosi per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano meno di 15 anni di contributi. Una stretta che permetterà al governo di recuperare 2 miliardi nell’immediato, così come si risparmia grazie al taglio della rivalutazione in programma a gennaio prossimo, per il quale vengono confermate le percentuali più penalizzanti introdotte lo scorso anno con un netto peggioramento per chi ha un importo di pensione superiore a 10 volte il minimo.
Non è finita
E la sensazione è che queste novità, di cui vi parleremo nel dettaglio una volta che il testo della legge di Bilancio 2024 sarà definitivo, potrebbero non essere le ultime.
In queste ore infatti il governo sta facendo le dovute valutazioni per far quadrare i conti, provando ad arrivare a un accordo tra tutte le parti in causa (ad esempio con Forza Italia che continua a chiedere la conferma della rivalutazione straordinaria per gli over 75, altra misura che al momento è stata accantonata per un problema di soldi). Non sarà semplice e non è da escludere che le regole per la pensione possano cambiare ancora.
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