Pensione: aumento pari a zero nel 2021 per effetto della rivalutazione. Ecco un’altra conseguenza del COVID-19 sulle pensioni.
Pensioni: è notizia di qualche giorno fa che molto probabilmente per il prossimo anno non ci sarà alcun aumento per effetto della rivalutazione.
Ecco un’altra delle conseguenze della crisi scaturita dal COVID-19 dopo quella che porterà coloro che andranno in pensione il prossimo anno ad avere un assegno più basso rispetto agli anni scorsi.
Ma concentriamoci sul primo punto e proviamo a capire per quale motivo dal 1° gennaio 2021 non è previsto alcun aumento delle pensioni. Per fare chiarezza in merito dobbiamo vedere come funziona il meccanismo - e perché questo è stato introdotto - che fa scattare l’aumento delle pensioni al 1° gennaio di ogni anno.
Come funziona la perequazione delle pensioni?
Questo strumento si chiama perequazione ed è il termine con il quale viene identificata quella procedura con la quale scatta la rivalutazione dell’importo pensionistico legato all’inflazione. Si tratta di un meccanismo pensato per far sì che le pensioni possano essere adeguate ogni anno all’andamento del costo della vita - rilevato dai dati ISTAT - in modo da proteggere il potere d’acquisto del trattamento previdenziale con il trascorrere degli anni.
Pensiamo ad esempio ad una persona andata in pensione nei primi anni del 2000.
Qualora l’importo allora riconosciuto non fosse variato ci sarebbe stata una perdita del potere d’acquisto non indifferente visto il tasso d’inflazione degli ultimi vent’anni; tuttavia, dal momento che ogni anno c’è stato un aumento di qualche euro in base alla variazione dei dati ISTAT sull’andamento del costo della vita, il potere d’acquisto di queste pensioni è stato salvaguardato nel tempo.
Negli ultimi anni il Governo è più volte intervenuto per modificare le modalità per la perequazione delle pensioni; obiettivo è stato quello di tagliare i costi di questa operazione riducendo la quota di rivalutazione per le pensioni di importo medio alto.
Come anticipato, nel 2021 potrebbe non esserci però alcuna rivalutazione delle pensioni: questo non per colpa di qualche decisione del Governo ma a causa della stagnazione dovuta allo scoppio della pandemia.
Perché le pensioni il prossimo anno potrebbero non aumentare
L’adeguamento che scatta con la rivalutazione delle pensioni interessa tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica: vale, quindi, tanto per le pensioni dirette quanto per quelle indirette.
Negli ultimi anni il tasso di inflazione rilevato per la perequazione delle pensioni è stato pari all’1,1% per il 2019 e - in via provvisoria - allo 0,4% per il 2020.
Stando agli ultimi dati ISTAT, però, questa percentuale dovrebbe ridursi ancora nel 2021 tanto da arrivare allo 0,0% e negare qualsiasi ipotesi di rivalutazione delle pensioni.
L’effetto COVID sui prezzi, infatti, si fa sentire: come risulta da un recente studio effettuato sulla base dei dati ISTAT sull’indice dei prezzi al consumo di famiglie di impiegati e operai, la variazione tra il 2019 e il 2020 è persino negativa.
Al mese di settembre, infatti, stiamo a 102,3 per il 2020 rispetto al 102,6 dello stesso periodo del 2019. C’è stata, quindi, persino una variazione negativa che tuttavia non comporterà una riduzione delle pensioni.
La normativa, infatti, stabilisce che in ogni caso non può esserci una perequazione negativa; semmai il valore è pari a zero e di conseguenza le pensioni restano invariate rispetto all’anno precedente.
Ma nessuna perdita del potere d’acquisto: anzi, visto l’andamento dei prezzi dell’ultimo anno le pensioni ci guadagnano su questo fronte.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti