Pensioni, che beffa. Da agosto €260 in meno per la dichiarazione dei redditi

Simone Micocci

24/03/2025

Pensioni, il governo calcola l’acconto Irpef con le vecchie regole. Da agosto fino a 260 euro in meno.

Pensioni, che beffa. Da agosto €260 in meno per la dichiarazione dei redditi

Le regole volute dal governo per quanto riguarda l’acconto Irpef per il 2025 comportano una vera e propria beffa per i pensionati (e non solo). Con la dichiarazione dei redditi - con 730/2025 o modello Redditi Pf - infatti, questi si troveranno a pagare più imposte di quelle effettivamente dovute.

Soldi che in un successivo momento verranno restituiti, ma ciò non toglie il danno immediato che si ripercuote su chi prende la pensione (come pure su lavoratori dipendenti e autonomi). Una scelta, quella del governo Meloni, che possiamo definire piuttosto strana: d’altronde, che senso ha togliere oggi una cifra che poi bisognerà restituire?

A mettere in luce questo “pasticcio” è la Cgil che però una spiegazione per quanto successo prova a trovarla: questa manovra, infatti, riporta nelle casse dello Stato una parte dei 4,3 miliardi di euro serviti per finanziare il taglio dell’Irpef introdotto nel 2024 e confermato, dall’ultima legge di Bilancio, anche per il 2025.

Il sindacato non utilizza mezzi termini per criticare questa “vergognosa partita di giro” - come definita dal segretario confederale Cgil Christian Ferrari, il quale parla persino di “inganno” nei confronti dei cittadini.

Ma qual è il motivo di questa beffa e in che modo porterà a un debito fino a 260 euro con la prossima dichiarazione dei redditi? Facciamo chiarezza.

Cos’è l’acconto Irpef della dichiarazione dei redditi

Come prima cosa è bene fare un passo indietro spiegando cos’è l’acconto Irpef oggetto del contenzioso messo in luce dalla Cgil.

Per chi non lo sapesse, i contribuenti che presentano la dichiarazione dei redditi devono versare le relative imposte sui redditi (Irpef nel caso dei pensionati), con i versamenti che avvengono in due fasi: il saldo relativo all’anno oggetto della dichiarazione (quindi il 2024) e l’acconto per l’anno successivo (quindi il 2025) che a seconda dell’importo deve essere pagato in una o due rate. Nel caso dei pensionati, con l’Inps che fa da sostituto d’imposta, la trattenuta degli importi a debito, come pure il rimborso di quelli a crediti, vengono effettuati direttamente sul cedolino di pensione a partire dal mese di agosto.

Nel dettaglio, l’acconto Irpef è dovuto quando l’imposta dichiarata per l’anno precedente, è - al netto delle detrazioni, dei crediti d’imposta, delle ritenute e delle eccedenze - superiore a 51,65 euro. In tal caso il versamento avviene in un unico versamento quando l’acconto è inferiore a 257,52 euro, in due rate se l’importo è pari o superiore. In entrambi i casi, l’acconto va versato entro novembre.

Il problema dell’acconto Irpef della dichiarazione dei redditi 2025

La beffa per i pensionati è quella per cui l’acconto Irpef della prossima dichiarazione dei redditi verrà calcolato utilizzando scaglioni e aliquote precedenti all’ultima riforma fiscale approvata dal governo per il 2024 e confermata dall’ultima legge di Bilancio.

Oggi, infatti, l’Irpef dovuta si calcola prendendo come riferimento tre scaglioni: per i primi 28.000 euro l’aliquota è del 23%, per la parte residua fino a 50.000 euro è del 35% mentre per quella ancora superiore è del 43%.

Prima di questa impostazione, invece, aliquote e scaglioni erano calcolati su quattro scaglioni:

  • per i primi 15.000 euro l’aliquota applicata era del 23%;
  • tra i 15.000 e i 28.000 euro era del 25%;
  • tra i 28.000 e i 50.000 euro era del 35%;
  • sopra i 50.000 euro era sempre del 43%.

Quindi, la differenza sta tutta nella fascia compresa tra i 15.000 e i 28.000 euro, per i quali si paga un 2% in più d’imposta. Di fatto, per chi prende una pensione pari o superiore a 28.000 euro c’è una differenza di 260 euro (importo massimo).

Ebbene, nonostante i tre scaglioni siano in vigore anche nel 2025, per quanto riguarda l’acconto è stato deciso che viene utilizzato ancora il meccanismo con 4 scaglioni. Di fatto, con l’acconto potrebbe esserci un debito fino a un massimo di 260 euro, cifra che verrà trattenuta dall’Inps o che comunque andrà a ridurre l’importo di un eventuale rimborso.

Calcolare l’importo del debito è molto semplice: basta considerare il proprio reddito e prendere la parte compresa tra 15.000 e 28.000 euro. Su questa va calcolato il 2%. Quindi, su un reddito di 18.000 euro si tratta di 60 euro, su un reddito da 20 mila di 100 euro e su uno da 25.000 euro di 200 euro, fino ad arrivare appunto a 260 euro una volta raggiunti, o superati, i 28.000 euro.

I soldi verranno comunque restituiti

Come anticipato, si tratta comunque di soldi che non si perdono definitivamente, in quanto verranno restituiti. Ma quando? Bisognerà attendere la prossima dichiarazione dei redditi - quella del 2026 - dove con il conguaglio del saldo riferito al 2025 verranno effettuati i corretti conteggi con la restituzione delle somme indebitamente trattenute nel corso di quest’anno.

Un “disallineamento temporaneo”, spiegano dal ministero dell’Economia, ma ciò non toglie che per quest’anno quei soldi verranno tolti dalle tasche dei pensionati.

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