Il decreto 4/2019, con la pace contributiva, consente il riscatto dei buchi contributivi ai fini dell’accesso alla pensione. Ecco tutto quello che c’è da sapere su costi e agevolazioni.
Tra le novità della riforma delle pensioni attuata con il decreto 4/2019 c’è la pace contributiva che prevede la facoltà di riscattare - con un costo agevolato - i vuoti contributivi tra un periodo lavorativo ed un altro.
Si tratta di una novità che aiuta coloro che hanno avuto carriere discontinue, i quali possono, pagando di tasca loro, riscattare quei periodi in cui erano senza lavoro, per un limite di cinque anni.
La pace contributiva, alla quale si aggiunge il riscatto agevolato della laurea, è rivolta però solamente a coloro che hanno la pensione interamente calcolata con il sistema contributivo, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996.
Prendiamo come esempio un lavoratore che ha iniziato a lavorare a partire da questa data: se questo avesse avuto una carriera continua, oggi potrebbe vantare 23 anni di contributi, superando quindi il monte contributivo necessario per l’accesso alle pensione di vecchiaia (ma ovviamente dovrà aspettare il compimento dei 67 anni per la decorrenza dell’assegno).
Un altro lavoratore, che ha iniziato a lavorare dalla stessa data ma che non può vantare una carriera altrettanto continua, invece, ha maturato appena 10 anni di contributi; ebbene, questo può incrementare il suo montante contributivo di altri 5 anni riscattando quei periodi in cui era inoccupato. Per farlo, però, c’è un costo da pagare che, a seconda dei casi, può essere particolarmente elevato: ecco perché in molti prima di mettere mano al portafoglio vogliono capire se riscattare i buchi contributivi conviene oppure no. Nel ricordare che la pace contributiva sarà disponibile solamente per i prossimi tre anni (la fase sperimentale cessa nel 2021, dopodiché il Governo dovrà decidere il da farsi) di seguito proveremo a fare chiarezza su quando il riscatto dei buchi contributivi conviene e quando invece no. Per farlo ci soffermeremo sul costo del riscatto, nonché su sconti e detrazioni introdotti dalla normativa.
Quanto costa riscattare i buchi contributivi?
Per il calcolo dell’onere da pagare per il riscatto dei contributi nei periodi in cui si era inoccupati, bisogna moltiplicare l’ultima retribuzione lorda per l’aliquota IVS del settore di riferimento; così come per il riscatto della laurea ordinario, quindi, anche in questo caso il costo è tanto più alto quanto maggiore è lo stipendio percepito dal lavoratore nel suo ultimo impiego.
A tal proposito, di seguito riportiamo una tabella - realizzata da Pensionioggi.it - dove sono indicati i costi per il riscatto dei contributi ai fini della pensione in alcune casistiche tipo. Prima di andare avanti, però, è bene sottolineare che la normativa prevede diverse agevolazioni: ad esempio, vi è la possibilità di detrarre il costo del riscatto dall’Irpef nella misura del 50% per una ripartizione in cinque quote annuali.
In questo modo - seppur sotto forma di vantaggio fiscale - è possibile recuperare la metà del costo sostenuto per il riscatto. Inoltre, c’è la possibilità di rateizzare l’onere di riscatto così da non pagare il tutto in un’unica soluzione: la durata massima del piano di rateizzazione è di 5 anni, per un totale quindi di 60 rate. Vediamo quindi, a seconda della posizione lavorativa e retributiva dell’interessato, qual è il costo da sostenere per il riscatto dei contributi ai fini della pensione in questa tabella dedicata.
Categoria di appartenenza | Stipendio/Reddito ultimi 12 mesi | Aliquota contributiva | Costo lordo (riscatto annuale) | Rata mensile | Sconto fiscale annuo (detrazione Irpef) | Costo netto |
Dipendenti e parasubordinati | 15.000€ | 33% | 4.950€ | 82,50€ | 495€ | 2.475€ |
Dipendenti e parasubordinati | 30.000€ | 33% | 9.900€ | 165,00€ | 990€ | 4.950€ |
Dipendenti e parasubordinati | 45.000€ | 33% | 14.850€ | 247,50€ | 1.485€ | 7.425€ |
Commercianti o artigiani | 15.000€ | 24% | 3.600€ | 60,00€ | 360,00€ | 1.800€ |
Commercianti o artigiani | 30.000€ | 24% | 7.200€ | 120,00€ | 720€ | 3.600€ |
Commercianti o artigiani | 45.000€ | 24% | 10.800€ | 180,00€ | 1.080€ | 5.400€ |
Professionisti (P.IVA) | 15.000€ | 25% | 3.750€ | 62,50€ | 375€ | 1.875€ |
Professionisti (P.IVA) | 30.000€ | 25% | 7.500€ | 125,00€ | 750,00€ | 3.3750€ |
Professionisti (P.IVA) | 45.000€ | 25% | 11.250€ | 187,50€ | 1.125€ | 5.625€ |
Pace contributiva: conviene riscattare i contributi?
Dire se conviene o meno riscattare i contributi aderendo alla pace contributiva non è semplice: dipende infatti da caso per caso, ossia dalle necessità dell’interessato.
È ovvio, ad esempio, che questa norma è particolarmente favorevole a coloro che compiono i 67 anni nel prossimo triennio e che hanno iniziato a lavorare in età avanzata - ma in maniera discontinua - non riuscendo a maturare più di 15-17 anni di contributi. Questi, infatti, al compimento dei 67 anni non potranno accedere alla pensione e non potranno farlo fino a quando non matureranno i 20 anni di contributi previsti dalla normativa (e sappiamo tutti le difficoltà di trovare un lavoro in età avanzata). Ricorrendo alla pace contributiva, quindi, questi potranno raggiungere il requisito contributivo richiesto, così da andare in pensione non appena compiuti i 67 anni.
Riscattare 5 anni di contributi potrebbe essere anche utile per aumentare il montante contributivo e accedere alle opzioni per il pensionamento anticipato; in questo caso, però, il lavoratore dovrà fare un ragionamento a lungo termine visto che il riscatto è disponibile fino al 2021 (salvo delle proroghe).
Non bisogna dimenticare inoltre che - a differenza del riscatto agevolato della laurea valido solamente ai fini del riconoscimento della pensione - il riscatto previsto dalla pace contributiva è anche utile ai fini della misura della pensione: i contributi da riscatto, quindi, servono anche per aumentare il montante contributivo e incrementare il futuro assegno previdenziale.
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