Pensioni, c’è la data per la (probabile) riforma

Simone Micocci

6 Luglio 2024 - 13:37

Riforma delle pensioni in stand-by: bisognerà attendere l’approvazione della Nota di aggiornamento al Def per saperne di più a riguardo.

Pensioni, c’è la data per la (probabile) riforma

Quando si saprà qualcosa in più sulla riforma delle pensioni? Se lo chiedono coloro che contano di andare in pensione nel 2025, o almeno sperano di farlo grazie a delle nuove misure di flessibilità pensate appositamente dal governo per rendere più semplice l’accesso alla pensione.

Tuttavia, per quanto ci siano diverse indiscrezioni sulla riforma delle pensioni, di concreto sul dossier su cui starebbe lavorando il governo c’è ben poco.

La ragione è semplice: a oggi è ancora presto per parlarne, in quanto sono più gli interrogativi che le certezze per il prossimo anno. C’è però una data in cui potrebbe esserci una maggior chiarezza a riguardo: settembre 2024, subito dopo l’approvazione della Nota di aggiornamento al Def.

Riforma delle pensioni, i piani del governo sono chiari ma…

Laddove ce ne fosse la possibilità il governo interverrebbe sulle pensioni, specialmente su spinta della Lega che conta di arrivare all’estensione di Quota 41 per tutti i lavoratori, mantenendo così una delle promesse fatte in campagna elettorale e poter dire di aver, seppur parzialmente, superato la legge Fornero.

Tuttavia, il Documento di economia e finanza dello scorso aprile non ha dato grandi speranze in tal senso.

La crescita stimata è inferiore rispetto alle aspettative della Nadef dell’anno prima e se a ciò si aggiunge che con la legge di Bilancio 2025 inizierà il piano di recupero del debito come previsto dal Patto di stabilità Ue, è chiaro che le risorse a disposizione per la prossima manovra saranno molto poche.

A tal proposito, la maggioranza si è già espressa in favore della conferma del taglio del cuneo fiscale, misura che da sola costerà 10 miliardi di euro. Alla luce di ciò non sembra esserci altro spazio per la riforma delle pensioni, ragion per cui al momento qualsiasi discorso a riguardo è stato congelato.

Nessun confronto con i sindacati, la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, che parla di “riforma ancora lontana” e la conferma di Giorgetti al ministero dell’Economia (colui che solo pochi mesi spiegava che non ci sono riforme sostenibili con lo Stato attuale del Paese), sono tutti segnali che al momento questo tema non è nell’ordine delle priorità.

Tutto dipende dalla Nota di aggiornamento al Def

Non va tuttavia escluso che i discorsi sulle pensioni possano riaprirsi una volta che il governo avrà più chiara la situazione. Anzi, sarà sicuramente così dal momento che bisognerà comunque prendere una decisione in merito alle misure in scadenza il 31 dicembre prossimo, quali Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna.

Tuttavia, prima di farlo il governo vuole avere chiara la situazione, il che sarà possibile solamente dopo l’approvazione della Nota di aggiornamento al Def attesa a settembre 2024, con la quale ad esempio il governo spera che possa essere rilevata una crescita del PIL superiore all’1% stimato lo scorso aprile.

Anche perché nel frattempo c’è stato comunque il taglio ai tassi di interesse, per quanto di appena 25 punti base, che da solo libera comunque delle risorse per la prossima manovra grazie a un minor costo sugli interessi del debito pubblico. Così come anche il calo dell’inflazione fornisce un assist al governo, specialmente per il minor costo dovuto per la rivalutazione degli assegni per la quale è stimato un tasso di appena l’1,6% (rispetto all’8,1% del 2023 e il 5,4% del 2024).

Dei piccoli segnali positivi per chi spera perlomeno che Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi, più un ricalcolo contributivo per chi vi ricorre) venga confermata senza apportare peggioramenti, come pure Opzione Donna e l’Ape Sociale. Tutte misure in scadenza il 31 dicembre prossimo che necessitano di un intervento governativo per essere confermate un altro anno.

Se ne riparlerà però solamente in autunno, quando i numeri ci diranno se addirittura da Quota 103 potrà essere eliminato anche il requisito anagrafico, consentendone quindi l’accesso anche a coloro che hanno meno di 62 anni di età.

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