Riforma delle pensioni, a settembre il momento della verità. Ecco cosa può succedere.
Dopo il riposo estivo - sono iniziate le ferie in Parlamento, con ripresa prevista tra 25 giorni - per il governo Meloni arriva il momento di fare chiarezza sulle misure da finanziare con la prossima legge di Bilancio, con risposte anche sul fronte pensioni.
In programma c’è una riforma che possa rivedere, seppure parzialmente, la legge Fornero del 2011 in modo da rendere maggiormente flessibile il collocamento in quiescenza.
Ma per farlo bisognerà fare i conti con le risorse a disposizione che, secondo le ultime indiscrezioni sulla manovra, rischiano di essere molto poche, insufficienti per potersi aspettare cambiamenti significativi rispetto all’anno corrente.
A tal proposito, settembre sarà determinante per capire se potrà esserci già nel 2025 una riforma capace di rivedere le attuali regole di pensionamento. Allora, infatti, ci sarà la nota di aggiornamento al Def, con la quale verrà fatta definitivamente chiarezza su quanti soldi ci sono a disposizione per attuare le misure del programma di governo.
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Riforma delle pensioni, i piani del governo sono chiari ma…
Laddove ce ne fosse la possibilità il governo interverrebbe sulle pensioni, specialmente su spinta della Lega che conta di arrivare all’estensione di Quota 41 per tutti i lavoratori, mantenendo così una delle promesse fatte in campagna elettorale e poter dire di aver, seppur parzialmente, superato la legge Fornero.
Tuttavia, il Documento di economia e finanza dello scorso aprile non ha dato grandi speranze in tal senso.
La crescita stimata è inferiore rispetto alle aspettative della Nadef dell’anno prima e se a ciò si aggiunge che con la legge di Bilancio 2025 inizierà il piano di recupero del debito come previsto dal Patto di stabilità Ue, è chiaro che le risorse a disposizione per la prossima manovra saranno molto poche.
A tal proposito, la maggioranza si è già espressa in favore della conferma del taglio del cuneo fiscale, misura che da sola costerà 10 miliardi di euro. Alla luce di ciò non sembra esserci altro spazio per la riforma delle pensioni, ragion per cui al momento qualsiasi discorso a riguardo è stato congelato.
Nessun confronto con i sindacati, la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, che parla di “riforma ancora lontana” e la conferma di Giorgetti al ministero dell’Economia (colui che solo pochi mesi spiegava che non ci sono riforme sostenibili con lo Stato attuale del Paese), sono tutti segnali che al momento questo tema non è nell’ordine delle priorità.
Tutto dipende dalla Nota di aggiornamento al Def
Non va tuttavia escluso che i discorsi sulle pensioni possano riaprirsi una volta che il governo avrà più chiara la situazione. Anzi, sarà sicuramente così dal momento che bisognerà comunque prendere una decisione in merito alle misure in scadenza il 31 dicembre prossimo, quali Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna.
Tuttavia, prima di farlo il governo vuole avere chiara la situazione, il che sarà possibile solamente dopo l’approvazione della Nota di aggiornamento al Def attesa a settembre 2024, con la quale ad esempio il governo spera che possa essere rilevata una crescita del PIL superiore all’1% stimato lo scorso aprile.
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Anche perché nel frattempo c’è stato comunque il taglio ai tassi di interesse, per quanto di appena 25 punti base, che da solo libera comunque delle risorse per la prossima manovra grazie a un minor costo sugli interessi del debito pubblico. Così come anche il calo dell’inflazione fornisce un assist al governo, specialmente per il minor costo dovuto per la rivalutazione degli assegni per la quale è stimato un tasso di appena l’1,6% (rispetto all’8,1% del 2023 e il 5,4% del 2024).
Dei piccoli segnali positivi per chi spera perlomeno che Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi, più un ricalcolo contributivo per chi vi ricorre) venga confermata senza apportare peggioramenti, come pure Opzione Donna e l’Ape Sociale. Tutte misure in scadenza il 31 dicembre prossimo che necessitano di un intervento governativo per essere confermate un altro anno.
Se ne riparlerà però solamente in autunno, quando i numeri ci diranno se addirittura da Quota 103 potrà essere eliminato anche il requisito anagrafico, consentendone quindi l’accesso anche a coloro che hanno meno di 62 anni di età.
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