Riforma delle pensioni: ieri si è tenuto il primo incontro - dopo lo stop provocato dalla pandemia - tra sindacati e Governo per discutere del dopo Quota 100.
Riforma delle pensioni: si è concluso l’incontro tra Governo e sindacati dove si è discusso del futuro del sistema previdenziale. Si è trattato di un incontro preliminare visto che non si è parlato di numeri ma solamente dell’intenzione di voler prevedere una misura di flessibilità che possa sostituire Quota 100 alla scadenza del periodo di sperimentazione.
Non sono stati formulati numeri, ma il Governo ha annunciato che la prossima riforma delle pensioni dovrà costare meno della misura voluta dalla Lega e dovrà prevedere degli strumenti più equi.
Nell’incontro di ieri, infatti, è stato certificato il fallimento di Quota 100: come emerso dai dati INPS, infatti, questa misura ha favorito gli uomini e i lavoratori pubblici che hanno avuto carriere continue, ma ha tenuto fuori molte donne.
Tuttavia, nonostante il risultato ottenuto sia stato inferiore alle attese, Quota 100 non verrà cancellata con un anno di anticipo. Questa è stata confermata anche per il 2021 e cesserà, come da programmi iniziali, solo al termine della sperimentazione.
C’è però un problema da risolvere e nell’incontro di ieri sono state poste le basi per farlo: con lo stop al meccanismo sperimentale di Quota 100 si verrà a creare uno scalone di cinque anni per coloro che non potranno andare in pensione a 62 anni sfruttando l’ultima finestra utile e quindi dovranno attendere il compimento dei 67 anni di età. A tal proposito, il Governo ha fatto chiarezza su qual è l’ipotesi su cui si potrà lavorare nelle prossime settimane: una Quota 102 con penalizzazioni in uscita per coloro che decidono di anticipare l’accesso alla pensione.
Pensioni: la soluzione del Governo per il dopo Quota 100
La soluzione preferita dal Governo è quella che risponde al nome di Quota 102.
Con questa, infatti, per poter accedere alla pensione bisognerà attendere il compimento dei 64 anni di età, sempre a fronte di 38 anni di contributi com’è oggi per Quota 100. Qualora dovesse essere Quota 102, quindi, la soluzione scelta, lo scalone che si verrebbe a creare al termine di Quota 100 verrebbe ridotto in quanto solamente di due anni.
Va detto comunque che a differenza di Quota 100 questa nuova misura prevede anche un taglio sull’assegno. Nel dettaglio, il Governo ha pensato ad un taglio del 2,8%-3% della sola quota contributiva della pensione. In questo modo non ci sarebbero grandi penalizzazioni per coloro che ormai sono alla soglia della pensione, ossia per chi ha superato i 60 anni, poiché per questi - essendo nati negli anni ‘60 - hanno la pensione calcolata con il modello misto dove il contributivo si applica solamente per gli anni successivi al 2012. Il taglio, quindi, sarebbe piuttosto limitato e non ci sarebbe chissà che penalizzazione sul futuro assegno di pensione.
Pensioni: le altre alternative per il dopo Quota 100
Volendo prevedere delle uscite flessibili ancora più anticipate il Governo dovrebbe necessariamente prevedere dei tagli più importanti sul futuro assegno di pensione. Ad esempio, si parla di un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, il che produrrebbe non pochi svantaggi per coloro che sono nati negli anni ‘60.
Lo stesso trattamento verrebbe riservato a quella che è la proposta preferita dai sindacati: Quota 41 per tutti, in quanto ritengono che quei lavoratori che hanno raggiunto un tale livello di contribuzione, ossia 41 anni, debbano andare in pensione a prescindere dall’età. Su questa proposta il Governo ha sempre detto no, visto il costo che una tale misura avrebbe, tuttavia mettendo sul tavolo un ricalcolo contributivo dell’assegno sarebbe pronto a discuterne.
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