Pensione di gennaio in pagamento venerdì 3. Ma attenzione al cedolino: nonostante gli aumenti della rivalutazione c’è il rischio di un importo più basso a causa del conguaglio.
Il prossimo pagamento delle pensioni è in programma il 3 gennaio 2025, con un giorno di ritardo rispetto al solito in quanto la normativa che definisce il calendario di arrivo della pensione prevede che a gennaio l’accredito avvenga il secondo anziché il primo giorno bancabile del mese.
Quindi, considerando che il 1° gennaio è festivo, e dunque il primo giorno bancabile è il 2 gennaio, l’accredito avverrà per tutti il venerdì successivo.
Ma cosa ci sarà sul cedolino? Sicuramente sono previsti aumenti, seppur di pochi euro e comunque meno rispetto allo scorso anno, ma attenzione perché ci sono pensionati che invece rischiano di trovarsi con meno soldi a causa del conguaglio fiscale effettuato dall’Inps.
Un’operazione molto temuta che può portare a un taglio della pensione, più o meno consistente a seconda dei casi con il rischio che possa protrarsi anche per gli altri mesi del 2025.
Gli aumenti sulla pensione di gennaio
Sul cedolino di gennaio 2025 vengono effettuati gli aumenti conseguenti alla rivalutazione, ossia quella procedura con cui l’assegno viene adeguato al costo della vita sulla base del tasso di inflazione determinato per l’anno che sta per concludersi.
A tal proposito, la percentuale che verrà applicata sugli assegni è dello 0,8%. Quest’anno ritorna a essere applicato il meccanismo originario di rivalutazione, come descritto dalla legge n. 448 del 1998, secondo cui solo per le pensioni di importo fino a 4 volte il valore del trattamento minimo si applica il 100% del suddetto tasso. Sulla parte che supera questa soglia, ma resta entro le 5 volte il trattamento minimo, la rivalutazione invece è al 90%. Sopra le 5 volte, invece, si scende al 75%.
Considerando i valori aggiornati (si prende come riferimento il parametro del 2024) del trattamento minimo, sappiamo quindi che la rivalutazione seguirà le seguenti regole:
Trattamento minimo | Importo | Percentuale di rivalutazione | Tasso effettivo di rivalutazione |
---|---|---|---|
Fino a 4 volte | 2.394,44 euro | 100% | 0,8% |
Tra le 4 e le 5 volte | Tra 2.394,44 euro e 2.993,05 euro | 90% | 0,72% |
Sopra le 5 volte | Sopra i 2.993,05 euro | 75% | 0,6% |
Queste percentuali verranno applicate sull’importo della pensione aggiornato al 2024. Ecco a tal proposito una tabella con alcuni esempi di come cambiano i valori degli assegni.
Importo lordo 2024 | Importo lordo 2025 | Aumento lordo da gennaio 2025 |
---|---|---|
800 | 806,40 | 6,40 |
1.000 | 1.008,00 | 8,00 |
1.200 | 1.209,60 | 9,60 |
1.400 | 1.411,20 | 11,20 |
1.600 | 1.612,80 | 12,80 |
1.800 | 1.814,40 | 14,40 |
2.000 | 2.016,00 | 16,00 |
2.200 | 2.217,60 | 17,60 |
2.400 | 2.419,20 | 19,20 |
2.600 | 2.620,64 | 20,64 |
2.800 | 2.822,08 | 22,08 |
3.000 | 3.023,51 | 23,51 |
3.200 | 3.224,71 | 24,71 |
3.400 | 3.425,91 | 25,91 |
3.600 | 3.627,11 | 27,11 |
3.800 | 3.828,31 | 28,31 |
4.000 | 4.029,51 | 29,51 |
4.200 | 4.230,71 | 30,71 |
4.400 | 4.431,91 | 31,91 |
4.600 | 4.633,11 | 33,11 |
4.800 | 4.834,31 | 34,31 |
5.000 | 5.035,51 | 35,51 |
5.200 | 5.236,71 | 36,71 |
5.400 | 5.437,91 | 37,91 |
5.600 | 5.639,11 | 39,11 |
5.800 | 5.840,31 | 40,31 |
6.000 | 6.041,51 | 41,51 |
Per quanto riguarda la pensione minima 2025, invece, l’importo sale a 603,39 euro; con l’aggiunta della rivalutazione straordinaria voluta dal governo Meloni, che nel 2025 viene portata dal 2,7% al 2,2%, per le pensioni minime l’importo massimo sale a 617,89 euro.
La rivalutazione riguarderà poi anche i trattamenti di tipo assistenziale: ad esempio, per la pensione di invalidità civile il nuovo valore sarà pari a 336 euro, mentre per l’Assegno sociale il nuovo importo è pari a 538,68 euro.
Ritorno delle addizionali e conguaglio fiscale
Note meno liete in ambito fiscale. Sul cedolino di gennaio, infatti, tornano a essere applicate - dopo lo stop di dicembre - le addizionali regionali e comunali a saldo per il 2024.
Ma non è questo l’aspetto più preoccupante: il cedolino di gennaio è anche occasione con cui l’Inps effettua il ricalcolo a consuntivo delle ritenute effettuate nel corso del 2023, tanto per l’Irpef quanto per le addizionali regionali e comunali a saldo. Nel dettaglio, con questa operazione si tiene conto dell’ammontare complessivo delle sole prestazioni pensionistiche erogate dall’Inps e si fa un confronto con quanto versato di imposte nel corso dell’anno.
Cosa può succedere? Nel caso in cui le trattenute non siano state sufficienti a compensare quanto dovuto, allora l’Inps - in qualità di sostituto d’imposta - andrà a recuperare la differenza sulle rate di pensione di gennaio e febbraio 2025, anche con azzeramento dell’importo della pensione in pagamento laddove le imposte siano risultate pari o superiori all’importo del rateo mensile in pagamento.
A ritrovarsi in questa situazione sono quindi coloro che nel corso del 2024 hanno preso più soldi rispetto a quelli che l’Inps aveva considerato in via presuntiva, e pertanto ha calcolato meno imposte rispetto a quelle che effettivamente il pensionato avrebbe dovuto versare. Un’operazione che di fatto è molto temuta perché come visto sopra può anche comportare un azzeramento della pensione.
Ma va detto che in alcuni casi il recupero delle imposte viene rateizzato. Ciò avviene nel solo caso di pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18 mila euro (l’anno) per i quali il ricalcolo Irpef ha determinato un conguaglio a debito di importo superiore a 100 euro. Per questi la rateazione viene estesa fino alla mensilità di novembre.
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