Pensioni, tempo scaduto: adesso il governo dovrà dare risposte su cosa intende fare il prossimo anno. La bomba sta per scoppiare?
Terminate le elezioni europee, dovrebbe essere finalmente più chiaro il programma che il governo Meloni conta di attuare con la legge di Bilancio 2025, anche per quanto riguarda il futuro delle pensioni.
Ovviamente, in piena campagna elettorale la trattazione dei vari partiti, non solo di quelli che sostengono la maggioranza, è stata influenzata dalle imminenti elezioni, ma adesso si farà sul serio. I mesi estivi saranno di riflessione in vista della nota di aggiornamento al Def di settembre che darà inizio ai lavori sulla prossima legge di Bilancio.
Una cosa è certa, l’indirizzo europeo non dovrebbe cambiare alla luce della conferma dell’attuale maggioranza, con il governo che quindi dovrà prestare attenzione nel mantenere gli impegni presi. Ragion per cui allo stato attuale le speranze in merito a una prossima riforma delle pensioni sono davvero poche.
Anzi, non va escluso che il sistema previdenziale possa essere utilizzato per fare cassa e contenere la spesa pubblica.
Fine delle elezioni, l’Italia torni a pensare al debito
Con la chiusura delle urne scoppia la bolla in cui tutti i partiti erano finiti ormai da qualche settimana. Conclusa la campagna elettorale il governo Meloni dovrà fare i conti con gli impegni presi con l’Unione Europea, tornando a ragionare su come far quadrare i conti al fine di restituire una parte del debito pubblico come previsto dal nuovo Patto di stabilità.
Per settimane non si è parlato di deficit, come pure di qualsiasi provvedimento volto a contenere i costi: ma adesso è arrivato il momento di rispondere a chi vuole sapere come il governo conta di trovare le risorse per rientrare nei paletti imposti dall’Ue senza però far gravare il costo sulle spalle degli italiani.
A tal proposito, qualche settimane fa il Ragioniere dello Stato, Biagio Mazzotta, ha dato qualche anticipazione sulle conseguenze del nuovo Patto di stabilità sulle scelte di governo.
Uno dei primi passaggi post europee, infatti, vedrà la nuova Commissione Ue dare indicazione ai governi di ogni stato membro di quale sarà la strada da seguire affinché il debito pubblico possa restare sotto controllo.
Verrà quindi fissato un limite, da cui il governo non potrà più nascondersi. Ed è allora che bisognerà iniziare a dare quelle risposte che gli italiani aspettano da tempo, ad esempio sulla possibilità che lo sgravio contributivo possa essere confermato (il governo vorrebbe ma deve prima trovare 10 miliardi di euro) oppure le pensioni riformate.
Poche possibilità per una riforma delle pensioni (anzi)
Come Mazzotta ha avuto modo di spiegare, tra il silenzio della maggioranza, è che il limite per la spesa corrente sarà di poco più di 1.000 miliardi di euro. E per farlo bisognerà intervenire su una delle voci di spesa che più impattano sul bilancio. Ebbene sì, proprio quella previdenziale e assistenziale (che da sola incide per il 43% sul totale).
A queste condizioni appare altamente improbabile che la Commissione Ue dia il via libera a misure che puntano persino a incrementare la spesa pensionistica. Anzi, semmai è lecito aspettarsi una richiesta di ulteriore contenimento dei costi, con l’addio a Quota 103.
Se quindi fino a oggi il governo, in particolare da parte della Lega, ha continuato a parlare della possibilità che il prossimo anno si arriverà a Quota 41 per tutti, così da superare parzialmente la legge Fornero, nei prossimi mesi la trattazione potrebbe essere differente.
Piuttosto che aspettare una riforma delle pensioni con la quale verrà reso maggiormente flessibile l’accesso alla stessa, bisognerà iniziare a preoccuparsi su come il governo tenterà di contenere la spesa previdenziale. L’Europa sarà intransigente a riguardo.
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