Contributi per la pensione non versati dal datore di lavoro? Il dipendente può sempre riscattarli, anche una volta intervenuta la prescrizione. Le nuove regole nella circolare Inps n. 48/2025.
Con la circolare n. 48 del 24 febbraio, l’Inps ha fatto chiarezza sulle nuove regole introdotte dalla legge n. 203 del 2024 entrata in vigore il 12 gennaio 2025, in particolare su quanto previsto dall’articolo 30 della stessa nel quale vengono modificate le regole sulla rendita vitalizia (come disciplinata dalla legge n. 1338 del 1962).
Nel dettaglio, con questa modifica normativa viene data ai lavoratori la possibilità di riscattare eventuali contributi non versati dal datore di lavoro anche una volta scattati i termini della prescrizione, così da evitare che per il dipendente possano esserci gravi ripercussioni sulla pensione futura. In questo modo il lavoratore penalizzato dal mancato versamento dei contributi previdenziali avrà comunque la possibilità di costituire una rendita vitalizia a proprie spese, fermo restando che ovviamente potrà rifarsi sul datore di lavoro nelle opportune sedi.
Dal 12 gennaio, quindi, lavoratori - come pure i loro superstiti così da poter accedere alla pensione indiretta o di reversibilità - hanno il diritto di chiedere la rendita vitalizia per i contributi che il datore di lavoro non ha versato e che sono ormai prescritti, pagando interamente il costo. Vediamo come analizzando quanto stabilito dalla suddetta circolare Inps - concordata con il ministero del Lavoro - dove troviamo tutte le istruzioni operative per l’applicazione di questa nuova disposizione.
Pensioni, cosa fare se il datore di lavoro non versa i contributi? Ecco cosa è cambiato
Partiamo da un presupposto: tra gli obblighi del datore di lavoro non figura solamente il pagamento dello stipendio e di tutti gli altri emolumenti previsti dal contratto. Questo, infatti, ha l’obbligo di versare per conto del dipendente anche i contributi previdenziali, una quota pari al 33% della retribuzione di cui il 9,19% viene trattenuta direttamente dallo stipendio del lavoratore mentre la restante parte è a carico dell’azienda.
Se il datore di lavoro non adempie a quest’obbligo, il lavoratore ha la possibilità di rifarsi sullo stesso così da ottenere la copertura previdenziale che gli spetta. A tal proposito, esiste lo strumento della rendita vitalizia, il quale consente di recuperare i periodi di lavoro non coperti da contributi, evitando così danni alla futura pensione.
La costituzione della rendita vitalizia può essere richiesta dal datore di lavoro come pure dal lavoratore stesso, pretendendo comunque che sia l’azienda a farsi carico dell’onere previsto. Tuttavia, ciò deve avvenire entro un certo lasso di tempo. Il diritto di richiedere la rendita vitalizia, sia per il datore di lavoro che per il lavoratore (quando si sostituisce al datore), infatti, è soggetto a prescrizione. Secondo la giurisprudenza, questo termine è di 10 anni, calcolati a partire dalla scadenza del periodo entro cui il datore di lavoro avrebbe dovuto versare i contributi.
E cosa succede nel caso in cui siano scaduti i 10 anni senza che alcuna richiesta sia stata presentata? È qui che intervengono le nuove norme, stabilendo che se il lavoratore non esercita il diritto entro il tempo a sua disposizione, l’unica possibilità che gli rimane è di chiedere la rendita vitalizia a proprie spese, senza limiti di tempo, come previsto dal nuovo comma aggiunto alla legge n. 1338 del 1962.
Quanto costa la rendita vitalizia
Quindi, il riscatto dei contributi non versati dal datore di lavoro è sempre possibile, ma dopo 10 anni il costo è interamente a carico del lavoratore. Costo che ricordiamo è pari al 33% dello stipendio lordo percepito in quegli anni, pertanto a seconda delle situazioni l’onere può essere molto alto. Pensiamo a una Ral di 20.000 euro: sono 6.600 euro di contributi l’anno da versare.
Ecco perché - per quanto come anticipato il lavoratore ha comunque la possibilità di rifarsi in tribunale contro il datore di lavoro, ma anche qui rispettando i termini della prescrizione - è sempre opportuno verificare che l’azienda stia versando regolarmente i contributi in vostro favore. Per farlo basta consultare periodicamente l’estratto conto contributivo, il quale si può facilmente scaricare dall’area personale MyInps (o anche dall’applicazione ufficiale per smartphone e tablet).
Come chiedere la costituzione della rendita vitalizia
La richiesta di costituzione della rendita vitalizia va presentata all’Inps (attraverso i canali telematici), il quale prima di accogliere la domanda verificherà se sono trascorsi più di 10 anni dalla prescrizione dei contributi non versati, se ci sono stati atti o eventi che hanno interrotto o sospeso la prescrizione e se il lavoratore ha diritto a chiedere la rendita in sostituzione del datore di lavoro o se deve farsene carico interamente.
Le domande già inviate prima del 12 gennaio 2025, ma ancora non esaminate, verranno valutate con le nuove regole. Se il diritto alla rendita vitalizia non è ancora prescritto, la richiesta verrà trattata secondo le vecchie disposizioni. Se invece è scaduto il termine di prescrizione, la domanda sarà considerata come se fosse stata presentata con il nuovo sistema, con costi interamente a carico del lavoratore.
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