Pensioni, occhio alla data: ecco quando si discuterà della riforma

Simone Micocci

8 Maggio 2023 - 10:25

Pensioni, entro settembre la risposta sulla riforma: dagli aumenti delle minime al dopo Quota 103, ecco cosa può cambiare.

Pensioni, occhio alla data: ecco quando si discuterà della riforma

Per la riforma delle pensioni l’ultima chiamata ci sarà a settembre. Il tentativo fatto da Lega e Forza Italia riguardo alla possibilità di destinare alle pensioni una parte delle risorse a disposizione con il Decreto lavoro è infatti fallito visto che - con la sola eccezione della proroga del contratto di espansione - il governo ha preferito concentrarsi su interventi destinati a lavoratori e famiglie.

Ciò non significa che per la riforma delle pensioni non se ne farà nulla: come continua a sostenere il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, l’intenzione è ancora quella di rivedere le regole per l’accesso alla pensione partendo dalla possibilità di farlo con 41 anni di contributi.

Tuttavia, bisognerà guardare ai costi della riforma nonché di quelle che saranno le risorse effettivamente a disposizione per il 2024. E se il Def approvato il mese scorso dal Consiglio dei ministri non risponde a questa domanda - anzi, le risorse a disposizione per la legge di Bilancio sono talmente poche (circa 4 miliardi di euro) che appare impossibile pensare a una riforma - a farlo potrà essere la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza che invece verrà approvata entro la fine di settembre (entro il giorno 27).

Sarà allora che il governo svelerà i propri piani sulle pensioni: laddove dai tagli alla spesa pubblica ne dovesse risultare un tesoretto, o comunque qualora dovesse esserci un miglioramento dell’economia superiore alle attese, potrebbero esserci infatti nuove speranze per la riforma.

Riforma pensioni, il governo ammette che è complicata

Alla fine del mese scorso sul Sole 24 Ore è stata pubblicata un’intervista al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, con la quale non è stato fatto mistero della difficoltà di approvare una riforma delle pensioni che garantisca una maggiore flessibilità in uscita.

Come spiegato da Giorgetti, infatti, a oggi “non esiste una riforma delle pensioni che sia compatibile con la nostra situazione demografica”. D’altronde il basso tasso di natalità registrato nell’ultimo anno ci conferma che il nostro è destinato a essere, salvo un inversione del trend, un “Paese per vecchi” e ciò non aiuta in ambito previdenziale visto che la sostenibilità delle pensioni è dovuta al rapporto tra lavoratori e pensionati che deve tendere nettamente a favore del primo.

Ma in futuro non sarà più così, come spiegato più volte dal presidente (ormai per poco) dell’Inps, Pasquale Tridico. Anzi, in parte il futuro è già qui: secondo gli ultimi dati, infatti, in 39 province d’Italia il numero dei pensionati ha già superato quello dei lavoratori.

In questo contesto pensare a una riforma delle pensioni che favorisca ulteriormente l’accesso alla pensione non sembra essere una buona idea ed è per questo motivo che si procederà con una maggior prudenza rispetto a quanto proclamato in campagna elettorale, specialmente da parte di Lega e Forza Italia.

Una riforma delle pensioni comunque ci sarà

Nonostante quanto detto sopra non significa che non ci sono possibilità di una riforma delle pensioni nel 2024 ma solo che si tratterà di piccole novità limitate a un numero circoscritto di persone.

Tutto dipenderà da quante risorse verranno stanziate e solo la nota di aggiornamento al Def, da approvare entro il 27 settembre prossimo, potrà dare una risposta in merito. A tal proposito, il governo vuole arrivare a questo importante appuntamento già con le idee chiare: è per questo motivo che verso luglio dovrebbe esserci la ripresa del confronto con i sindacati, avviato nei mesi scorsi ma sospeso dopo appena due incontri vista l’incognita risorse, così da raggiungere un accordo condiviso.

Nel dettaglio, con la legge di Bilancio 2024 bisognerà trovare risposta agli aumenti delle pensioni minime, percorso avviato nel 2023 ma per il quale bisognerà stanziare nuove risorse se non altro per confermare l’incremento fino a 600 euro per gli over 75, come pure tracciare la strada per il dopo Quota 103 (per la quale però non è da escludere la conferma per un altro anno).

Specialmente per il primo punto il governo non potrà esimersi dal valutare soluzioni per l’incremento delle pensioni minime, come pure per quelle d’invalidità, in quanto la richiesta di un tale intervento è stata inserita persino nella risoluzione sul Def votata alle Camere.

E Opzione donna?

Capitolo a parte per Opzione donna, che ormai per il 2023 resterà così come modificata dalla legge di Bilancio con la quale la platea è stata ridotta a poche migliaia di lavoratrici (poco più di 100 ne hanno fatto accesso quest’anno). Una risposta definitiva sul suo futuro arriverà però insieme alla riforma: in quell’occasione il governo dovrà fare chiarezza se intende ancora puntare su Opzione donna oppure se quanto fatto quest’anno è il preludio di una totale cancellazione di una misura che, come ammesso da Durigon, non entusiasma il governo.

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