Pensioni più basse (quasi) per tutti a marzo. Ecco perché e di quanto

Simone Micocci

13 Febbraio 2025 - 09:37

Pensioni, a marzo torna l’addizionale comunale in acconto per il 2025. Ecco perché gli importi saranno più bassi (e di quanto).

Pensioni più basse (quasi) per tutti a marzo. Ecco perché e di quanto

Chi parla di aumenti delle pensioni a marzo sta commettendo un grave errore, illudendo i pensionati che invece il mese prossimo si troveranno con un cedolino più basso rispetto a quello liquidato a febbraio.

Come abbiamo più volte avuto modo di sottolineare, infatti, gli aumenti della rivalutazione in programma per il 2025 sono già stati riconosciuti dall’Inps con la pensione in pagamento a gennaio, quando è stato applicato anche l’aumento straordinario delle pensioni minime che quest’anno passa dal 2,7% al 2,2%. Ci è capitato persino di leggere che gli aumenti in arrivo a marzo sarebbero dovuti al taglio dell’Irpef: altro errore considerando che a oggi non c’è stata alcuna modifica a scaglioni e aliquote di imposta. Non che non possa esserci: d’altronde proprio in questi giorni il governo ha confermato di aver individuato le risorse per procedere a un nuovo taglio dell’Irpef che questa volta interesserà il secondo scaglione (che va da 28.000 a 50.000 euro con la possibilità che venga esteso fino a 60.000 euro), ma al momento non c’è ancora nulla di certo visto che la riforma dovrebbe arrivare non prima dell’estate.

Il problema è che non solo mancano gli aumenti delle pensioni annunciati; a marzo le regole fiscali fanno sì che gli assegni saranno più bassi per la generalità dei pensionati, salvo che per coloro che risiedono in alcuni Comuni.

Questo perché nel cedolino in pagamento a marzo tornano le addizionali comunali in acconto per il 2025, le quali resteranno - insieme a quelle trattenute in saldo per il 2024 - fino al cedolino di novembre.

Come vengono trattenute le addizionali comunali e regionali

Tra le imposte dovute dal pensionato figurano, oltre all’Irpef, anche le addizionali comunali e regionali calcolate in percentuale sul reddito percepito. Le aliquote di riferimento variano in base alla zona di residenza, in quanto sono le amministrazioni regionali e locali a definirle.

Come anticipato, le trattenute avvengono in due differenti modalità. Per quanto riguarda le addizionali regionali l’Inps le trattiene in saldo nell’anno successivo a quello a cui fanno riferimento, da gennaio a novembre. Oggi quindi i pensionati stanno già pagando alla regione di residenza quanto devono per il 2024.

Discorso differente, invece, per le addizionali comunali trattenute tanto in acconto per l’anno corrente quanto a saldo per quello precedente.

Nel dettaglio, dell’importo complessivamente dovuto un 30% viene trattenuto già nell’anno di riferimento, mentre il restante 70% in quello successivo. Per il saldo valgono le stesse regole delle addizionali regionali, quindi da gennaio a novembre di ogni anno, mentre per quanto riguarda quelle in acconto vengono trattenute da marzo a novembre.

Quanti soldi in meno ci sono sulla pensione di marzo

A partire dalla pensione di marzo, quindi, i pensionati si vedranno decurtare il 30% dell’imposta dovuta a titolo di addizionale comunale. Pensiamo ad esempio a un pensionato residente nel Comune di Roma, dove l’addizionale comunale è dello 0,9% dell’imponibile (ma ne sono esenti coloro che hanno un reddito non superiore a 14.000 euro).

Prendiamo una pensione lorda di 1.500 euro: questo paga un totale di 526,50 euro di addizionale comunale annua, di cui poco più di 58 euro a titolo di acconto mensile che gli verranno sottratti a partire dal prossimo cedolino.

Adesso prendiamo invece un pensionato residente a Milano, dove l’aliquota è dello 0,8% con soglia di esenzione fissata a 23.000 euro. Non pagherebbe nulla, quindi, chi ha una pensione di 1.500 euro lordi: con una pensione di 2.500 euro, invece, l’addizionale annua ammonta a 2.600 euro totali, con circa 86 euro circa in meno dal mese prossimo.

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