Pensioni: Olanda e Germania chiedono garanzie all’Italia per l’accesso al Recovery Fund, possibili vincoli per l’accesso ai fondi.
Le pensioni entrano nella trattativa per il Recovery Fund: lo riporta Il Giornale, facendo chiarezza sulle possibili conseguenze per il sistema pensionistico italiano.
D’altronde ne avevamo parlato solo qualche giorno fa, quando Angela Merkel ha chiesto espressamente a Giuseppe Conte cosa l’Italia avesse intenzione fare sul fronte pensioni: dimostrazione che in Europa c’è la paura che il nostro Paese decida di aumentare ancora la spesa pensionistica, dilapidando le risorse che potrebbero arrivare grazie al Recovery Fund.
Un timore condiviso dagli altri Paesi dell’Unione Europea, specialmente da coloro che al momento sono contrari all’accordo in quanto vogliono ridurre le risorse stanziate con il Recovery Plan, Olanda su tutti. Ed è proprio nell’incontro tenutosi venerdì scorso tra Giuseppe Conte e il premier olandese Mark Rutte che si è tornato a parlare di pensioni, con le indicazioni date all’Italia che non lasciano spazio ad interpretazione.
Pensioni: l’Olanda chiede “garanzie” all’Italia
Sono diverse le pressioni per il nostro Paese riguardo alla possibilità di un accordo sul Recovery Fund. Non è un segreto, infatti, che nei nostri confronti ci sia una sorta di scetticismo nei Paesi dell’UE.
Ed è per questo che - nonostante le smentite di sorta - non mancheranno, ma d’altronde ci sono già da adesso, i tentativi di interferire sulle decisioni del Governo in modo da avere la sicurezza che l’Italia non possa utilizzare le risorse in arrivo con il Recovery Fund per scopi non in linea con le indicazioni dell’UE.
A tal proposito, nell’incontro tra Giuseppe Conte e il premier olandese Mark Rutte vi è stata la richiesta di “garanzie” per l’Italia. E tra le garanzie vi è anche la riforma delle pensioni, con l’Italia che non dovrà in alcun modo aumentare la spesa pensionistica.
Quota 100 è nel mirino dell’Unione Europea che ha il timore che l’Italia possa decidere di rendere strutturale questa misura: una possibilità già prima remota (il Partito Democratico non ha mai fatta segreta la sua opposizione nei confronti della misura), ma che adesso appare impossibile.
Riforma delle pensioni necessaria per accedere al Recovery Fund?
Ma secondo quanto riportato da Il Giornale, la mancata conferma di Quota 100 potrebbe non bastare. Per questo motivo quelli che vengono definiti “i falchi” potrebbero anche chiedere l’innalzamento dell’età pensionabile come garanzia per l’accesso ai fondi messi in campo dall’Unione Europea per il rilancio dell’economia.
Non bisogna escludere, infatti, che alla richiesta di semplici garanzie possano arrivare dei veri e propri vincoli. D’altronde qualsiasi decisione a riguardo dovrebbe essere presa dalla maggioranza qualificata dei 27 capi di Stato e non è così remota la possibilità che grandi economie come Germania e Olanda possano convergere riguardo alla possibilità di vincolare l’accesso al Recovery Fund al rispetto di determinate condizioni.
Ed ecco che la partita sulle pensioni sarebbe tutta da giocare, con lo spettro di quanto successo nel 2001 con la riforma Fornero possa ripetersi.
Ad oggi sembra quasi scontato che per accedere al Recovery Fund l’Italia dovrà dire addio a Quota 100 dopo il 2021. Allo stesso tempo, a partire da quella data non potrà prevedere misure di flessibilità che possano gravare sui conti pubblici: spaventa allora l’appuntamento con il 2023 quando ci sarà un nuovo incremento dell’età pensionabile in virtù dell’adeguamento con le aspettative di vita
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