Pensioni, puoi smettere di lavorare dopo 6 anni di queste professioni

Simone Micocci

17 Febbraio 2025 - 09:30

Sapevi che se fai questi lavori puoi smettere di lavorare molto prima grazie all’Ape Sociale? Ecco come funziona.

Pensioni, puoi smettere di lavorare dopo 6 anni di queste professioni

Se vuoi smettere di lavorare all’età di 63 anni devi sapere che c’è un’opzione che ti consente di farlo a patto che tu abbia svolto per almeno 6 anni - negli ultimi 7 - una professione considerata gravosa e riconosciuta come tale dalla normativa.

Tra i percorsi che consentono di smettere di lavorare in anticipo ce n’è uno che è perfetto per coloro che per diversi anni hanno svolto una professione particolarmente gravosa, ai quali - al raggiungimento di un certo numero di contributi - viene riconosciuta un’indennità sostitutiva della pensione per tutto il tempo che li separa dal compimento dei 67 anni di età richiesti dalla pensione di vecchiaia.

Si tratta dell’Ape Sociale, per quanto è bene sottolineare che non si tratta di una vera e propria pensione quanto più di una misura di accompagnamento alla stessa. Anzi ci sono almeno due fattori da considerare: il primo è che l’importo dell’indennità - calcolato in base alla pensione maturata fino a quel momento - non può comunque superare i 1.500 euro lordi, il secondo è che non spetta alcuna tredicesima.

Alcuni lavoratori sono comunque disposti a queste rinunce pur di lasciare immediatamente il lavoro, accettando un’indennità sostitutiva che, sebbene inferiore all’ultimo stipendio percepito, consente loro di sottrarsi all’impegno di proseguire l’attività lavorativa per altri anni.

A tal proposito, vediamo quali sono queste professioni che se svolte anche solo per 6 anni fanno accedere all’Ape Sociale, nonché quali sono gli altri requisiti da soddisfare per poter inviare la domanda.

Quali sono le professioni che consentono l’accesso all’Ape Sociale

Per accedere all’Ape Sociale bisogna far parte di una delle categorie che per la loro situazione sono stati riconosciuti come meritevoli di una maggior tutela in ambito previdenziale. Tra questi figurano, come anticipato, i lavoratori dipendenti che svolgono una professione gravosa, presente quindi nell’allegato 3 della legge n. 234 del 2021:

  • professori di scuola primaria, pre-primaria e professioni assimilate;
  • tecnici della salute;
  • addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate;
  • professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali;
  • operatori della cura estetica;
  • professioni qualificate nei servizi personali e assimilati;
  • artigiani, operai specializzati e agricoltori;
  • conduttori di impianti e macchinari per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali;
  • operatori di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli;
  • conduttori di forni ed altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e di materiali assimilati;
  • conduttori di impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta;
  • operatori di macchinari e di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi, per la chimica di base e la chimica fine e per la fabbricazione di prodotti derivati dalla chimica;
  • conduttori di impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la distribuzione delle acque;
  • conduttori di mulini e impastatrici;
  • conduttori di forni e di analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali;
  • operai semi qualificati di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio;
  • operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare;
  • conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento;
  • personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci;
  • personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli;
  • portantini e professioni assimilate;
  • professioni non qualificate nell’agricoltura, nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella silvicoltura e nella pesca;
  • professioni non qualificate nella manifattura, nell’estrazione di minerali e nelle costruzioni.

Come anticipato, però, è necessario che la suddetta professione sia stata svolta per un certo numero di anni. Abbiamo già detto 6 anni, ma va specificato che devono essere stati raggiunti entro gli ultimi 7 anni dalla data di decorrenza dell’Ape Sociale. Se questo requisito non viene soddisfatto c’è un’alternativa: aver svolto la suddetta professione per almeno 7 degli ultimi 10 anni.

Gli altri requisiti

Ovviamente svolgere una professione considerata gravosa non è l’unico requisito richiesto per accedere all’Ape Sociale. Intanto bisogna aver compiuto 63 anni e 5 mesi di età, dopodiché sono richiesti almeno 36 anni di contribuzione. Ne servono meno, 32, per i dipendenti delle imprese edili e affini, per i ceramisti e i conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta.

Buone notizie per le donne, per le quali i contributi richiesti si riducono di 12 mesi per figlio, fino a un massimo di 24 mensilità.

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