Pensioni, la riforma ha 3 grandi problemi

Simone Micocci

25 Giugno 2024 - 11:46

Il governo punta su Quota 41 per tutti, ma è veramente una buona idea? Ecco tre problemi della riforma delle pensioni che tutti aspettano.

Pensioni, la riforma ha 3 grandi problemi

Si parla con insistenza di riforma delle pensioni, per quanto in realtà basterebbe guardare ai numeri per rendersi conto che le probabilità di passare da Quota 103 a Quota 41 per tutti, pur mantenendo la penalizzazione in uscita, sono minime.

Senza contare che probabilmente il passaggio a Quota 41 per tutti è alquanto sopravvalutato, in quanto presenta una serie di problemi che la rendono, ad esempio, una misura particolarmente selettiva (andando a escludere le categorie più fragili e favorendo chi invece potrebbe restare al lavoro per qualche anno).

A tal proposito, abbiamo rilevato almeno 3 problemi per la riforma delle pensioni: il primo è noto, e riguarda la difficoltà nel trovare risorse per attuarla.

Non ci sono soldi per Quota 41 per tutti

Per chi ancora non lo sapesse, quando si parla di Quota 41 per tutti si fa riferimento a quella misura che consente l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. La differenza con Quota 103 è proprio questa: qui, infatti, al netto di 41 anni di contributi, si può andare in pensione solamente al compimento dei 62 anni di età.

Dal momento che si rivolge a una platea più ampia di lavoratori, Quota 41 per tutti costa più di Quota 103: il problema è che per la legge di Bilancio 2025 si prevede ci siano meno risorse rispetto agli anni scorsi, con il governo che non potrà più ricorrere all’extra deficit. Anzi, dovrà iniziare con il piano di recupero del debito, il quale limiterà i fondi a disposizione per interventi come quelli desiderati sulle pensioni.

Il che significa che se si vuole passare da Quota 103 a Quota 41 per tutti bisognerà risparmiare da altre misure. Ma vale la pena tagliare dai servizi pubblici per passare a una misura che più che essere davvero funzionale sembra essere perlopiù uno spot elettorale?

Quota 41 per tutti rischia di non essere attrattiva

Il secondo problema è che per poter estendere a tutti la possibilità di accedere alla pensione indipendentemente dall’età, una volta raggiunti i 41 anni di contributi, è necessario prevedere una penalizzazione in uscita, al fine di limitare i costi (che altrimenti sarebbero esorbitanti, si parla anche di 5 miliardi di euro l’anno).

Nel dettaglio, le ultime notizie sulla riforma delle pensioni ci dicono che il governo potrebbe prendere esempio da quanto già fatto per Quota 103 con la legge di Bilancio di quest’anno, fissando un ricalcolo contributivo per coloro che vi accedono. Di fatto, tutta la pensione, anche per la quota antecedente al 1996 che rientra nel retributivo, verrebbe calcolata applicando le regole previste dal regime contributivo.

Il che ne comporterà una riduzione, in media del 20% ma che in alcuni casi - ossia quando la quota che rientra nel retributivo è particolarmente rilevante - può essere persino maggiore.

Una penalizzazione che non piace ai sindacati, in quanto ovviamente rappresenta un disincentivo al pensionamento anticipato. Il rischio, quindi, è che Quota 41 per tutti non attirerà neppure le attenzioni dei lavoratori, specialmente di quelli più “poveri” che ovviamente non sono disposti a fare a meno a qualche centinaio di euro in meno della pensione.

Quota 41 per tutti è una misura per pochi

Ed eccoci al terzo problema, ossia al fatto che Quota 41 per tutti rischia di essere una misura per pochi privilegiati. Come insegna l’esperienza di Quota 100, in vigore tra il 2019 e il 2021, con la quale si poteva andare in pensione con 38 anni di contributi, solo chi ha avuto una carriera agiata riesce a soddisfare i requisiti per accedere a queste agevolazioni.

Alla fine la maggior parte di coloro che sono riusciti ad accedere a questa misura sono stati gli uomini dipendenti pubblici, categoria che fisiologicamente ha maggiori possibilità di soddisfare un tale requisito contributivo.

I lavoratori appartenenti alle categorie più fragili (che ricordiamo già oggi possono accedere a Quota 41 a patto di aver maturato almeno 12 mesi di contributi entro il compimento dei 19 anni) hanno avuto invece maggiori difficoltà, come pure le donne.

Una disparità che potrebbe accentuarsi con la previsione del ricalcolo contributivo: solo chi si è già garantito una pensione d’importo adeguato è infatti disposto ad accettare una riduzione dell’assegno, attratto dalla possibilità di beneficiarne in anticipo. Chi invece ha avuto una carriera con stipendi più bassi, e diversi vuoti contributivi, invece, starà sicuramente alla larga da una tale misura.

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