Cgil, Cisl e Uil illustrano il loro programma delle pensioni. Smettere di lavorare a 62 anni (o con 41 anni di contributi), più tutele per donne e giovani. Incentivi per la pensione complementare.
I sindacati (Cgil, Cisl e Uil) un programma per la riforma delle pensioni ce l’hanno. E intendono discuterne presto con il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, secondo il quale comunque una riforma delle pensioni non rappresenta una priorità per il Governo.
Nel dettaglio, durante il convegno “Cambiare le pensioni adesso”, Maurizio Landini (Cgil), Luigi Sbarra (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil), hanno lanciato una serie di proposte per la riforma delle pensioni in previsione del superamento di Quota 100. E contestualmente è stato richiesto al Ministro del Lavoro di aprire un tavolo con le parti sociali per discutere di pensioni, per il quale comunque sembra esserci la disponibilità di Orlando.
Non sarà semplice però arrivare ad un accordo per la riforma delle pensioni, anche perché il programma dei sindacati appare piuttosto ambizioso. Il Governo, infatti, ha più volte fatto sapere di non essere disposto ad aumentare la spesa per le pensioni, rispettando in tal senso le richieste che arrivano dall’UE riguardo alla necessità per cui questa resti contenuta.
Sarà battaglia, con i sindacati che intendono andare oltre alla flessibilità in uscita prevedendo una serie di traguardi da raggiungere per rendere il più efficiente possibile il piano dei sindacati.
Riforma delle pensioni: il programma dei sindacati
Le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno pubblicato una nota unitaria per ufficializzare quelli che secondo loro dovrebbero essere gli aspetti da trattare con la prossima riforma delle pensioni. Di seguito, un elenco completo dei vari punti:
- garantire maggiore flessibilità per l’accesso alla pensione. È necessario pensare ad un dopo Quota 100, permettendo di andare in pensione a partire dai 62 anni di età o comunque una volta raggiunti i 41 anni di contribuzione. Nessuna penalizzazione per la flessibilità in uscita, dal momento che questa c’è già: a garantire sostenibilità al sistema c’è il fatto che le future pensioni saranno sempre più liquidate col metodo di calcolo contributivo;
- eliminare i vincoli economici per l’accesso alla pensione di vecchiaia (1,5 volte l’importo dell’assegno sociale) e alla pensione anticipata contributiva (2,8 volte). In questo modo, spiegano i sindacati, si penalizzano coloro che hanno redditi più bassi;
- potenziare quegli strumenti già oggi esistenti, quale può essere il contratto di espansione e l’isopensione. Questi, ricordiamo, consentono - con il supporto dell’azienda - di anticipare l’uscita dal lavoro rispettivamente di cinque e sette anni dalla maturazione del diritto alla pensione;
- rivedere l’attuale meccanismo automatico che adegua le condizioni pensionistiche alle speranze di vita. Per i sindacati questo è troppo penalizzante in quanto va ad agire non solo sui requisiti per l’accesso alla pensione, ma anche sul coefficiente di trasformazione utilizzato per il calcolo dell’assegno;
- rendere l’Ape Sociale maggiormente accessibile;
- prevedere una pensione di garanzia per i giovani. Questi devono essere tutelati dal passaggio al regime contributivo, specialmente quei lavoratori discontinui e con basse retribuzioni;
- maggiori tutele per le donne. Queste, infatti, sono state le più penalizzate dalla Legge Fornero che ha portato all’inasprimento dei requisiti pensionistici;
- riconoscere maggiori tutele per il lavoro di cura, come pure per chi svolge lavori usuranti e gravosi. Per quanto riguarda le lavoratrici tra le proposte c’è il riconoscimento di un anticipo di 12 mesi per ogni figlio avuto. Ci sarebbe poi il riconoscimento di 1 anno di contribuzione ogni 5 dedicati al lavoro di cura di persone non autosufficienti in famiglia;
- prevedere misure di sostegno al reddito per i pensionati;
- rilancio della previdenza complementare;
- trasparenza sui dati della spesa previdenziale e assistenziale.
Queste le misure proposte dai sindacati che si dicono non disposti ad “accettare altri interventi parziali o improvvisati come Quota 102 o il semplice allargamento dell’Ape Sociale”. Serve un piano di ampio respiro, così da “riformare le pensioni e superare i tanti vincoli e iniquità ancora presenti nel quadro legislativo”.
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