Pensioni, verso il rinvio per la riforma: i prossimi incontri dovrebbero tenersi solamente a ottobre. Nel frattempo il governo studia una soluzione per Opzione donna, l’Ape sociale e Quota 103.
L’ultimo incontro tra governo e sindacati per discutere dalla riforma ci ha lasciato alcune poche - ma importanti - conferme: una su tutte il fatto che prima di ottobre 2023 non dobbiamo aspettarci novità sul tema visto che il governo deve prima valutare quante risorse saranno a disposizione per il prossimo anno.
Altre certezze riguardano la possibilità che il governo possa rivedere nuovamente Opzione donna, così da ampliarne la platea dopo il taglio considerevole effettuato dall’ultima legge di Bilancio, oltre alla conferma di Quota 103 e al potenziamento dell’Ape sociale.
Riforma pensioni rinviata, ecco perché
Nell’incontro andato in scena una settimana fa i sindacati si aspettavano risposte su un tema chiave per la riforma: le risorse a disposizione. È inutile, infatti, discutere di misure per l’anticipo e di altre novità come la pensione di garanzia se prima non è chiaro quanto si potrà spendere.
Ancora una volta, però, il governo non ha saputo rispondere: d’altronde nel Documento di economia e finanza approvato lo scorso aprile non viene fatta menzione delle pensioni, per le quali - quindi - al momento non ci sono risorse a disposizione.
Questo non significa che non ci saranno: entro fine settembre, infatti, bisognerà approvare la nota di aggiornamento al Def, vero e proprio spartiacque in vista della legge di Bilancio 2024, con la quale verrà definitivamente chiarito il dubbio riguardo alle risorse a disposizione per la manovra di fine anno.
Prima di allora, quindi, non è chiaro quante risorse ci saranno, e se ci saranno, per la riforma delle pensioni, per questo motivo è probabile che prima di allora non si terranno nuovi incontri con i sindacati. Anche perché senza questa voce si possono fare solamente supposizioni, incontri che le parti sociali hanno già definito come “inconcludenti”.
Nel frattempo, però, il governo continua a lavorare per pensare a delle misure di flessibilità alternative da introdurre già nel 2024, così poi da poterne fare una cernita una volta chiarito l’ammontare delle risorse.
Pensioni, le novità per Opzione donna
Tra i temi caldi c’è il futuro di Opzione donna. Una misura che di fatto non esiste più dallo scorso anno, visto che con la legge di Bilancio 2023 ne sono stati rivisti i requisiti e ne è stata ridotta sensibilmente la platea delle beneficiarie (tanto che le domande presentate nel 2023 sono nell’ordine delle centinaia).
Riguardo a Opzione donna nel 2024 si cerca un compromesso: ad esempio, il governo sta pensando di fissare il requisito anagrafico a 60 anni di età, senza alcuna distinzione legata al numero di figli o al lavoro. Di fatto verrebbe eliminata quella condizione che ne sta limitando di molto l’accesso, ossia quella per cui a poter accedere a Opzione donna nel 2023 sono solamente le caregiver (ossia chi si occupa di carichi di cura), le invalide civili (in misura pari o superiore al 74%) e coloro che sono state licenziate (o sono in procinto di esserlo).
Ma laddove dovesse essere questa la soluzione adottata il governo dovrà accertarsi che il requisito anagrafico possa essere raggiunto anche nel 2024, e non al 31 dicembre dell’anno prima com’è stato fino a oggi. D’altronde, se i 60 anni devono essere compiuti entro il 31 dicembre 2022, vorrebbe dire che a poter accedere alla misura sarebbero solamente le lavoratrici nate entro il 1963, le quali però possono già accedere (grazie ai vecchi requisiti) a Opzione donna a patto di aver raggiunto i 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021.
A oggi a essere escluse sono perlopiù le nate nel 1964 (e 1965 nel 2024), per le quali bisognerà trovare una soluzione con la prossima legge di Bilancio.
Ape sociale verso la conferma
Un altro tema caldo - ma sicuramente meno spinoso rispetto a Opzione donna, visto che il governo non sembra metterne in dubbio il futuro - è l’Ape sociale, anticipo pensionistico in scadenza il 31 dicembre di quest’anno.
Una conferma della misura appare scontata, ma negli ultimi giorni è emersa anche la possibilità di un ampliamento della platea dei beneficiari. E attenzione, perché l’Ape sociale potrebbe anche aprirsi alle donne, proprio per ovviare all’addio a Opzione donna.
E Quota 103?
Come più volte spiegato da noi di Money.it, a oggi Quota 103 (pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi) sembra essere la soluzione preferita dal governo: le altre forme di anticipo, vedi Quota 41 per tutti, costano troppo e un ritorno integrale alla legge Fornero non è da prendere in considerazione.
Ecco perché, visti anche i tempi ridotti per discutere della riforma, la soluzione di comodo risponde al nome di Quota 103, per la quale sono in ascesa le quotazioni di una proroga perlomeno per il prossimo anno.
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