Per le pensioni del 2021 è ormai ufficiale che la rivalutazione dell’assegno sia pari a zero da gennaio sebbene un conguaglio possa portare a un piccolo aumento dell’importo. La conferma nella circolare INPS.
Pensioni: è ufficiale la rivalutazione a zero dell’assegno per il 2021 con la conferma di quanto stabilito dal decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze dello scorso novembre con la circolare INPS n. 148 2020.
Il decreto ministeriale aveva già fissato il tasso di rivalutazione degli assegni dal 1° gennaio 2021 che INPS riporta nel testo pubblicato sul sito ufficiale qualche giorno fa dando al medesimo applicazione definitiva.
Il prossimo anno non ci sarà nessun aumento delle pensioni, come pure del trattamento minimo e della pensione sociale, in quanto l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati non ha avuto alcuna crescita tra il 2019 e il 2020. Anzi, la crisi economica da Covid, semmai, ha comportato una riduzione di quest’indice che tuttavia non si tradurrà in un taglio dell’assegno.
La rivalutazione il prossimo anno, come INPS chiarisce, sarà pari a zero anche se lo stesso Istituto conferma allo stesso tempo un piccolo incremento degli assegni, per effetto della stabilizzazione dell’indice di rivalutazione fissato per l’anno in corso.
Vediamo, nel dettaglio, di quanto sarà questo aumento analizzando quanto descritto nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso novembre e quanto confermato con la circolare INPS.
Pensioni, rivalutazione bloccata nel 2021: ecco perché
Gli assegni pensionistici nel 2021 saranno soggetti a un tasso di rivalutazione pari a zero e INPS lo conferma nella circolare che alleghiamo di seguito.
Questo dipende dall’andamento negativo dell’inflazione nei primi tre trimestri del 2020 confermato dal decreto del 16 novembre 2020 del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Questo decreto interviene su due diversi fronti: il primo è proprio quello che fissa la rivalutazione provvisoria per il 2021. Ebbene, il tasso previsionale di rivalutazione da applicare sulle pensioni dal 1° gennaio 2021 è pari allo 0,0%. In realtà, il tasso previsionale registrato era negativo, precisamente dello 0,30%: tuttavia il valore del tasso di perequazione non può comunque risultare inferiore allo zero.
D’altra parte, però, il decreto corregge il tasso di rivalutazione previsionale registrato nel 2020. Per l’anno in corso, infatti, era stato individuato un dato previsionale dello 0,4%; il DM del 16 novembre, però, rivede questo valore fissandolo ad un definitivo 0,5%. Questo significa che ci sarà un conguaglio dello 0,1% che avrà delle conseguenze sulle pensioni, ossia:
- le pensioni saranno aumentate di un ulteriore 0,1% rispetto all’importo riconosciuto al 31 dicembre 2019;
- nel mese di gennaio verrà riconosciuto un una tantum comprensivo di tutte le somme non erogate nell’anno in corso.
Attenzione: non si tratta di grandi importi in quanto, come vedremo di seguito, ci sarà un incremento di appena 1,00€ o 2,00€ lordi mensili. Di conseguenza l’una tantum oscillerà tra i 10 e i 25 euro. INPS nella circolare riporta quanto stabilito dal decreto ministeriale.
Il trattamento minimo delle pensioni del 2021, provvisorio, è il medesimo del 2020 a questo punto e INPS lo riporta in tabella che pubblichiamo di seguito.
Decorrenza | Trattamenti minimi pensioni lavoratori dipendenti e autonomi | Assegni vitalizi |
1° gennaio 2021 | 515,58 € | 293,90 € |
IMPORTI ANNUI | 6.702,54 € | 3.820,70 € |
Vediamo, nel dettaglio, come questo conguaglio allo 0,1% si tradurrà in aumenti delle pensioni.
Pensioni: cosa cambia con il riconoscimento del conguaglio dello 0,1%
Per l’anno in corso, quindi, l’INPS avrebbe dovuto effettuare una rivalutazione tenendo conto di un tasso dello 0,5% anziché dello 0,4%. Ricordiamo, comunque, che il tasso pieno si applica ai soli assegni inferiori a 4 volte il trattamento minimo, mentre sopra a questa soglia si parla di rivalutazione parziale.
Nel dettaglio, tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo la rivalutazione è del 77%: ciò significa che al 1° gennaio 2020 gli assegni che si trovano in questa fascia dovevano essere aumentati dello 0,385% anziché del 0,308%. Ad esempio, su un importo di 2.500,00€ nel 2019 spetta un incremento di circa 2,00€ rispetto a quanto effettivamente riconosciuto a gennaio (2.509,63€ anziché 2.507,70€).
Con il rateo di gennaio 2021, quindi, spetterà anche un una tantum di circa 25,00€ lordi.
Tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo, invece, il tasso si applica al 52%: significa che la rivalutazione non è dello 0,208% bensì dello 0,260%. Oltre le 6 volte, ma comunque entro le 8, il tasso è al 47%: per questi, quindi, la rivalutazione definitiva è dello 0,235% anziché dello 0,188%.
Infine, tra le 8 e le 9 volte è del 45%, sopra le 9 volte del 40%: rispettivamente, quindi, avremo una rivalutazione delle pensioni definitiva pari al 0,225% (piuttosto che 0,180%) e dello 0,200% (anziché 0,160%).
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