La spesa pensionistica potrebbe essere insostenibile per l’Italia, specialmente laddove si decida di intervenire cancellando la legge Fornero.
Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, torna (di nuovo) sull’argomento pensioni ponendo l’attenzione su cosa può succedere nei prossimi anni laddove non si interverrà con riforme volte a salvaguardare i conti pubblici.
Lo ha fatto in un’intervista rilasciata a La Stampa, con la quale ha toccato diversi temi: dalle pensioni al salario minimo, fino all’imminente riforma del Reddito di cittadinanza. Ma è sull’aspetto previdenziale che vogliamo concentrarci: ancora una volta, infatti, Tridico ha lanciato l’allarme pensioni ribadendo che la prospettiva per i conti Inps è piuttosto critica se si guarda a quello che potrà succedere tra 20 anni, quando l’Istituto potrebbe non avere i soldi per pagare le pensioni senza un intervento dello Stato.
Sono mesi ormai che Tridico, sulla base dei dati in possesso, parla con preoccupazione di cosa rischia di succedere tra qualche anno, quando la differenza tra il numero di lavoratori e i pensionati potrebbe assottigliarsi sempre di più. E in un contesto in cui la sostenibilità del sistema previdenziale è garantita proprio dai versamenti contributivi dei lavoratori, è ovvio che un tale scenario potrebbe portare a un crollo.
Ed è per questo motivo che Tridico benedice l’apporto dei migranti, i quali svolgendo i lavori che sempre meno italiani vogliono fare contribuiscono in maniera positiva alla salvaguardia delle casse dell’Istituto.
Pensioni, cosa succederà tra 20 anni
Uno dei problemi del nostro Paese riguarda il calo delle nascite. Nel 2022, come certificato dall’Istat, è stato raggiunto infatti il minimo storico di 329.598 nati, un numero che - ritiene Tridico - “è molto pericoloso per la sostenibilità delle pensioni”.
Con meno di 400 mila nuovi nati, infatti, tra circa 20 anni ci saranno 230 mila diplomati e 70 mila laureati e, secondo le attuali condizioni, appena in 150 mila avranno un lavoro. Nel frattempo la popolazione invecchia e il numero di pensionati aumenta: ciò farà sì che la spesa pensionistica salirà, seppure i costi saranno mitigati dal passaggio integrale al sistema di calcolo contributivo, mentre le entrate, a causa dei minori versamenti contributivi, rischiano di diminuire.
In prospettiva, spiega Tridico, il rischio è di arrivare nel 2040 a un rapporto di uno a uno, troppo esiguo per garantire sostenibilità (“un rapporto di un pensionato ogni lavoratore e mezzo attivo” sarebbe invece ottimale). Nel 2040, quindi, si potrebbe raggiungere il punto di maggiore criticità, con il rischio che le casse dell’Inps non abbiano sufficiente liquidità per procedere al pagamento delle pensioni.
L’importanza dei migranti
Citando il premio Nobel per l’economia nel 2021, il canadese David Card, Tridico ha posto l’attenzione sul fatto che “le economie ricche hanno tutte molti migranti”. A tal proposito, laddove si riescano a gestire i flussi in maniera “regolare e fluida”, i migranti potrebbero diventare una risorsa per l’Italia in quanto assolvono alla necessità di coprire la domanda di lavori di medio-bassa fascia.
Sarebbe opportuno, quindi, permettere ogni anno l’accesso di sufficienti lavoratori stranieri per colmare le esigenze della domanda di lavoro delle aziende. Se ci sono dei lavori che sempre meno italiani vogliono fare, infatti, “è inevitabile che quel gap debba essere ricoperto attraverso migranti stranieri”.
Quale riforma?
Alla luce delle suddette previsioni, è inutile - almeno secondo Tridico - ragionare sulla possibilità di superare la legge Fornero. D’altronde lo stesso Documento di economia e finanza appena approvato dal Consiglio dei ministri riconosce l’apporto della riforma del 2011 al sistema pensionistico, la quale anche nei prossimi anni permetterà di risparmiare altre risorse utili.
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Con il nostro andamento demografico, quindi, c’è il rischio, laddove si decida di intervenire sulla riforma Fornero, di peggiorare ulteriormente lo scenario, ragione per cui - ritiene Tridico - nonostante le promesse politiche “non credo ci siano le condizioni per abolire o cambiare a fondo la riforma”.
Per lo stesso motivo le quote - si pensi a Quota 100 come pure alla più recente Quota 103 - non sono una soluzione adatta secondo Tridico, in quanto oltre ad appesantire i conti “irrigidiscono ancora di più il sistema”. Per il presidente dell’Inps le strade sono altre, a partire dalla tutela dei lavori gravosi e usuranti partendo ad esempio dall’Ape sociale.
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