Pensioni, shock RAI: annunciati aumenti che non esistono nel pressapochismo generale

Simone Micocci

1 Giugno 2024 - 08:40

Pensioni, durante il programma Restart in onda su Rai 3 sono stati annunciati aumenti che non esistono. Gaffe della Tv di Stato: nel pressapochismo generale una puntata ricca di inesattezze.

Pensioni, shock RAI: annunciati aumenti che non esistono nel pressapochismo generale

Quando ieri un amico, pensionato, mi ha chiamato per chiedermi delucidazioni sull’aumento delle pensioni di giugno annunciato a gran voce dal programma Restart in onda su Rai 3 non volevo crederci.

D’altronde chi ci segue con costanza sa che da tempo ci battiamo contro le fake news sulle pensioni, diffuse da chi sfrutta il desiderio dei pensionati italiani di avere più soldi sull’assegno per fare qualche visualizzazione in più. Tant’è che ogni mese viene annunciato sempre il solito aumento: gli arretrati della rivalutazione (l’adeguamento degli importi al costo della vita) e il taglio dell’Irpef.

Come più volte abbiamo spiegato, e ci torneremo ancora nel prosieguo dell’articolo, non è così visto che l’Inps ha provveduto da tempo ad adeguare tutti gli assegni. Nessun aumento è quindi in programma.

Di diverso parere la conduttrice di Restart, Annalisa Bruchi, che nella puntata andata in onda il 31 maggio (che potete facilmente reperire su RaiPlay) ha annunciato a partire dal prossimo lunedì un aumento delle pensioni.

Shock al programma Rai 3: annunciato un aumento delle pensioni che non esiste

Incuriosito dalla segnalazione ho deciso di rivedere la puntata, confidando che probabilmente il mio amico avesse frainteso. Eppure non era così, come si evince fin dalle prime battute del programma.

Buone notizie per i pensionati, da lunedì l’assegno è più pesante”, così Annalisa Bruchi ha aperto la puntata di Restart di venerdì 31 maggio, dando il via a circa 20 minuti di inesattezze sulle pensioni. I presunti aumenti, come immaginavo, sono merito della rivalutazione e della riforma dell’Inps, ma come anticipato non è assolutamente vero.

Eppure in studio questa notizia viene accolta con notevole entusiasmo, tanto che viene mandato in onda un servizio in cui vengono informati i pensionati dell’aumento imminente, con tanto di lettura delle cifre.

A chi 20, a chi 50, a chi 80 euro lordi, con i diretti interessati che ovviamente non possono far altro che essere entusiasti di un tale aumento, pur sottolineando che non è abbastanza visto che spesso le pensioni percepite non superano neppure i 1.000 euro.

Sono proprio le parole di questi pensionati che dovrebbero far capire che quando si parla di pensioni lo si dovrebbe fare nella maniera più preparata possibile, senza illudere chi periodicamente deve gestire ogni minimo euro per non rischiare di arrivare senza alla fine del mese.

Tant’è che c’è chi spiega che con i soldi in arrivo ci comprerà le scarpe, chi invece ci pagherà le bollette. Davanti lo schermo spero che prima o poi qualcuno gli dica che non è assolutamente così, che si sta parlando del nulla. Ma nessuno lo fa.

Ma d’altronde la conduttrice del programma anziché parlare di cedolino di pensione menziona, per ben tre volte, la busta paga, a conferma del pressapochismo con cui viene trattato l’argomento.

Ho sempre avuto difficoltà a capire la differenza tra lordo e netto” dice Michele Mirabella, “Portami la busta paga e te lo dico io” risponde Annalisa Bruchi che a quanto pare dovrebbe fare un ripasso sulla differenza che c’è tra stipendio e pensione.

Ancor più grave è il fatto che in diretta è presente anche l’onorevole Marco Osnato di Fratelli d’Italia, presidente della Commissione Finanze della Camera, da cui mi aspettavo una smentita che invece non c’è stata.

L’unico che ha provato a far capire che si stava prendendo un granchio è stato Rosario Trefiletti, del Centro Consumatori Italia, il quale ha fatto notare che gli aumenti, semmai dovessero esserci, sono il residuo di quelli già riconosciuti a gennaio.

Parole al vento, tanto che la sua segnalazione viene minimizzata e si va avanti nello sviscerare le cifre, alimentando così la curiosità di quei pensionati che tra oggi e lunedì andranno a ritirare la pensione. I quali tuttavia rimarranno delusi, in quanto l’importo sul cedolino sarà lo stesso del mese scorso.

Perché non ci sono aumenti delle pensioni a giugno

Che a giugno non siano attesi aumenti delle pensioni non lo dico io, ma l’Inps stesso. Ogni mese l’Istituto pubblica una guida facendo chiarezza su cosa c’è nel cedolino, spiegando le ragioni di eventuali aumenti e trattenute.

Quella di giugno la trovate qui: vi sfido a trovare un minimo accenno agli aumenti annunciati durante il programma RAI Restart.

Se non lo trovate vi spiego brevemente perché:

  • gli aumenti della rivalutazione, il meccanismo con cui le pensioni sono state aumentate sulla base del tasso di inflazione accertato per il 2023, ci sono stati già a gennaio e al massimo per alcuni ritardatari a febbraio. Tutto confermato dalla guida Inps.
  • gli aumenti dovuti alla riforma dell’Irpef, invece, pur decorrendo comunque da gennaio sono stati applicati sul cedolino solo da marzo, quando contestualmente sono stati pagati anche gli arretrati. A confermarlo, ancora una volta, la guida Inps.

Ebbene, non ci sono pensionati che ancora devono ricevere gli aumenti e se lo sono siamo nell’ordine di qualche decina di persone. Di certo non sufficienti per mettere su un’intera trasmissione (tra l’altro a pochi giorni dalle elezioni europee) annunciando fantomatici aumenti per tutti i pensionati.

Così si illudono le persone.

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