Pensioni d’oro: per alcuni sindacalisti dello Snals richiesta di 20 anni di reclusione per truffa ai danni dell’Inps. Indagine partita dopo il servizio de Le Iene.
Pensioni: potrebbe scattare il reato di truffa ai danni dello Stato per quattro sindacalisti dello Snals (Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori Scuola).
A darne notizia è il sito web de Le Iene, il noto programma di Italia Uno che qualche anno fa ha mandato in onda un servizio (che potete rivedere cliccando qui) nel quale è stato spiegato l’articolato sistema messo in atto da alcuni sindacalisti dello Snals per percepire una doppia pensione.
Servizio realizzato dalla giornalista Nadia Toffa, scomparsa pochi mesi fa.
Ebbene, dopo quattro anni l’inchiesta sta andando avanti e il prossimo 21 ottobre ci sarà la sentenza: la richiesta di condanna è di 20 mesi di reclusione per truffa aggravata ai danni dell’Inps, con gli interessati che rischiano di pagare caro quanto da loro ideato per beneficiare delle agevolazioni riconosciute ai sindacalisti.
Percepivano due pensioni senza averne diritto
Il servizio delle Iene ha riguardato un’insegnante di Brescia che era riuscita a farsi riconoscere due pensioni: una per il ruolo da lei ricoperto nella scuola, e l’altra per i pochi mesi in cui sembrava aver lavorato per lo Snals di Roma.
Utilizziamo il condizionale perché in realtà negli uffici del sindacato nessuno aveva mai visto la donna.
Quanto mostrato dal servizio delle Iene ha fatto partire l’indagine della Guardia di Finanza, la quale ha accertato - come spiegato dal colonnello delle Fiamme Gialle di Brescia, Roberto Fazio - che effettivamente l’insegnante non aveva mai lavorato per il sindacato dal momento che “nessuno è riuscito a dimostrare il suo operato e non c’è traccia di un contratto”.
Sembra quindi sia stata l’insegnante stessa a pagare il sindacato e coprire i contributi che questo avrebbe dovuto versare per giustificare un eventuale stipendio corrisposto; come se non bastasse, la donna - che era la consorte del segretario amministrativo nazionale - era stata persino eletta come dirigente sindacale.
Il tutto per una spesa di circa 12 mila euro; un “investimento” grazie al quale la donna è riuscita a garantirsi una pensione di circa 20 mila euro.
Ma le indagini che hanno seguito il servizio de Le Iene hanno permesso alla Guardia di Finanza di scovare altri “finti” sindacalisti che sfruttavano lo stesso meccanismo per garantirsi una doppia pensione. Altre sei persone sono state scoperte nella provincia di Brescia; questi versavano contributi volontari al sindacato il quale a sua volta “li riversava per la pensione degli stessi”.
Colpevoli dello stesso meccanismo anche quattro sindacalisti di Cuneo, per i quali è arrivata la richiesta di 20 mesi di reclusione (inizialmente era di 2 anni e 6 mesi, poi ridotta per attenuanti generiche).
Per loro è attesa una sentenza il prossimo 21 ottobre; nel frattempo le pensioni d’oro sono state interrotte e non verranno erogate fino a quando non verrà fatta chiarezza dell’accaduto.
Pensione sindacalisti: cosa prevede la legge?
Ma come hanno fatto gli indagati a garantirsi una pensione senza averne realmente diritto? Semplice, aggirando quanto previsto dalla Legge Treu 564/1996 con la quale la base per il calcolo della pensione integrativa dei sindacalisti è costituita esclusivamente dall’ultimo mese di stipendio percepito.
Quindi, basta lavorare anche un solo mese per il sindacato per garantirsi una pensione calcolata come se lo stipendio fosse stato percepito per l’intera vita lavorativa.
Approfittarsi di questo strumento, quindi, non è particolarmente difficile: nel caso di specie, infatti, gli interessati si sono fatti assumere fittiziamente per pochi mesi, pagando di tasca propria i contributi dovuti dal sindacato per giustificare i loro stipendi.
Non è raro poi che gli stessi sindacalisti decidano di aumentare il loro stipendio negli ultimi mesi di lavoro, così da assicurarsi una vera e propria pensione d’oro.
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