Pensioni, la legge Fornero taglia gli importi nel 2025. Ecco per chi

Simone Micocci

13/06/2024

Cessata la pandemia le speranze di vita tornano a crescere. Ma non è una buona notizia per coloro che devono andare in pensione il prossimo anno.

Pensioni, la legge Fornero taglia gli importi nel 2025. Ecco per chi

La legge Fornero taglia gli importi delle pensioni a partire da gennaio 2025. Lo fa attraverso quel meccanismo che adegua i criteri di calcolo dell’assegno ogni biennio sulla base delle aspettative di vita.

Da quando è stato introdotto nel 1996 questo sistema ha sempre rivisto al ribasso il coefficiente di trasformazione, ossia quel parametro utilizzato per tradurre in importo di pensione l’ammontare dei contributi versati. L’unica eccezione è stata rappresentata dal biennio attualmente in corso (2023-2024), quando i coefficienti di trasformazione sono stati incrementati per effetto della riduzione delle speranze di vita causata dallo scoppio della pandemia.

A prevedere un tale sistema in realtà non è stata la riforma Fornero, bensì la legge Dini del 1996. Tuttavia prima l’adeguamento aveva una cadenza triennale, mentre con la riforma del 2011 è stata ridotta a due.

Ma chi sarà soggetto al taglio delle pensioni? La buona notizia è che per chi è già in pensione non sono previste riduzioni dell’importo: anzi, stando alle ultime indiscrezioni sul tasso di inflazione stimato, a inizio 2025 dovrebbe esserci un incremento dell’1,6% per chi ha una pensione il cui importo non supera di 4 volte il trattamento minimo, più basso (sulla base delle percentuali che il governo Meloni dovrebbe ufficializzare in legge di Bilancio) per chi sta sopra questa soglia.

Discorso differente per chi invece matura nel 2025 i requisiti per andare in pensione. Come vedremo di seguito, sono questi a pagare le conseguenze della ripresa delle aspettative di vita che dopo la parentesi Covid sono tornate a crescere. Per loro, infatti, ci sarà una pensione “tagliata” rispetto a chi, a parità di contributi, è andato in pensione negli ultimi due anni.

Una cattiva notizia, anche perché questa tendenza dovrebbe ripetersi anche nei successivi bienni. Come dire: ogni due anni andare in pensione sarà sempre meno conveniente. È il “prezzo” Fornero da pagare, necessario però per garantire sostenibilità nel lungo periodo, quando il costo delle pensioni è destinato a crescere.

Coefficienti di trasformazione, adeguamento ogni due anni

A seguito della riforma Fornero del 2011, a partire dal 2021 i cosiddetti coefficienti di trasformazione vengono aggiornati ogni due anni, tenendo conto degli adeguamenti alle speranze di vita.

Così come l’età pensionabile, infatti, anche il coefficiente utilizzato per trasformare i contributi versati in pensione tiene conto delle aspettative di vita. Laddove queste dovessero aumentare sarebbe anche maggiore il periodo in cui si percepisce la pensione e per questo motivo, al fine di garantire sostenibilità al sistema previdenziale, viene riconosciuto a parità di contributi un assegno più basso.

Viceversa, nel caso in cui le aspettative di vita dovessero scendere, allora i coefficienti di trasformazione sarebbero più convenienti, rendendo maggiormente favorevole l’accesso alla pensione in quello specifico biennio.

Dalla riforma Fornero a oggi i coefficienti sono stati rivisti più volte (2013, 2016, 2019, 2021 e 2023) e in tutti i casi c’è stato un peggioramento visto il rialzo delle aspettative di vita. L’unica eccezione è stata rappresentata dall’ultimo biennio (2023-2024), dove sui coefficienti di trasformazione è stato registrato “l’effetto Covid”. A causa della pandemia, infatti, c’è stato un crollo nelle speranze di vita, il che per la prima volta ha comportato un rialzo nei coefficienti.

Chi quindi è andato in pensione nel biennio 2021-2022 ha visto la pensione calcolata con un sistema meno conveniente rispetto a quello utilizzato nel biennio successivo.

A tal proposito, ecco una tabella che mette in risalto l’impatto che il coefficiente di trasformazione ha sull’importo (annuo e lordo) di pensione, confrontando i valori degli ultimi due bienni. Per semplicità di calcolo abbiamo utilizzato un montante contributivo di 200 mila euro.

Età Coefficiente 2021-2022 Coefficiente 2023-2024 Importo pensione 2021-2022 Importo pensione 2023-2024
57 4,186% 4,270% 8.372 euro 8.540 euro
58 4,289% 4,378% 8.578 euro 8.756 euro
59 4,399% 4,493% 8.798 euro 8.986 euro
60 4,515% 4,615% 9.030 euro 9.230 euro
61 4,639% 4,744% 9.278 euro 9.488 euro
62 4,770% 4,882% 9.540 euro 9.764 euro
63 4,910% 5,028% 9.820 euro 10.056 euro
64 5,060% 5,184% 10.120 euro 10.368 euro
65 5,220% 5,352% 10.440 euro 10.704 euro
66 5,391% 5,531% 10.782 euro 11.062 euro
67 5,575% 5,723% 11.150 euro 11.446 euro
68 5,772% 5,931% 11.544 euro 11.862 euro
69 5,985% 6,154% 11.970 euro 12.308 euro
70 6,215% 6,395% 12.430 euro 12.790 euro
71 6,466% 6,655% 12.932 euro 13.310 euro

Più si va in pensione tardi, quindi, e più il confronto tra i due coefficienti di trasformazione si fa più rilevante. Se ad esempio si guarda al pensionamento all’età di 67 anni (pensione di vecchiaia), nell’ultimo biennio il miglior coefficiente ha assicurato (a parità di montante contributivo di 200 euro) un incremento annuo di circa 300 euro, mentre a 71 anni la differenza sfiora i 380 euro.

Nel 2025 nuovo aggiornamento

A questo punto tutti gli occhi sono puntati sul prossimo aggiornamento dei coefficienti di trasformazione, in programma l’1 gennaio prossimo. Per quanto l’ufficialità arriverà solo nei prossimi mesi, i segnali che ci arrivano non sembrano lasciare spazio ai dubbi con un nuovo ribasso dei coefficienti di trasformazione che dovrebbero attestarsi tra un valore intermedio tra quelli registrati negli ultimi due bienni.

Svanito l’effetto Covid, infatti, la speranza di vita è tornata ad aumentare, tant’è che nel 2023 si è attestata a 83,10 anni, con un incremento di circa 6 mesi rispetto al 2022. In pochi anni è stata recuperata quasi del tutto la perdita dovuta alla pandemia: basti pensare, infatti, che nel 2019 la speranza di vita in Italia era di 83,2 anni.

Ad aumentare è anche l’aspettativa di vita dopo i 65 anni, aumentata a 10,6 anni rispetto ai 10 anni del 2022.

Tutte voci che da sole non sono state sufficienti per registrare un incremento dell’età pensionabile (rimandato al 2027) ma che invece basteranno ad abbassare i coefficienti di trasformazione rendendo meno conveniente l’accesso alla pensione a partire dal prossimo anno.

Ecco perché a chi soddisfa i requisiti per farlo già nel 2024 gli conviene non rimandare questo momento, beneficiando del vantaggio assicurato dagli attuali coefficienti che garantiscono il miglior risultato possibile nella conversione dei contributi in pensione.

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