Riforma pensioni, diverse le ipotesi in campo: la più frequente è quella che consente al pensionato di anticiparne l’accesso rinunciando ad una parte dell’assegno. Che sia questa la soluzione migliore?
Riguardo alla riforma delle pensioni scopriremo le intenzioni del Governo già all’inizio del 2020: è notizia delle ultime ore, infatti, che i partiti della maggioranza dovrebbero incontrarsi a gennaio per discutere delle prossime misure da attuare fino al termine della legislatura, rinnovando così il patto di Governo e mettere da parte le discussioni delle ultime settimane.
In questo nuovo accordo probabilmente si parlerà di flessibilità dell’accesso alla pensione; d’altronde è stato lo stesso Ministro del Lavoro, la pentastellata Nunzia Catalfo, a confermare che si sta ragionando ad una soluzione per superare la Legge Fornero.
Una soluzione potrebbe prevedere l’estensione di Quota 41 per tutti i lavoratori, misura presente già nel contratto di Governo Lega-Movimento 5 Stelle ma accantonata momentaneamento con il cambio della maggioranza. Una possibilità, quindi, è quella che consentirebbe a tutti i lavoratori di accedere alla pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età, abbassando così gli attuali requisiti previsti per la pensione anticipata.
Ma non è questa l’unica ipotesi sulla quale si discuterà: a tal proposito, in queste ore è stato il Presidente dell’INAPP (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), Stefano Sacchi, a suggerire la miglior soluzione per una riforma delle pensioni efficiente.
Ma non è il solo: sono in tanti, infatti, ad essere intervenuti nel proporre un’idea per riformare al meglio il sistema previdenziale italiano; vediamo quali sono queste proposte così da fare il punto della situazione.
Pensioni, ecco come dovrebbe essere la riforma: tutte le proposte
Come noto, il prossimo gennaio il Ministro del Lavoro dovrebbe dare avvio ad un tavolo di confronto con i sindacati così da individuare una soluzione condivisa per una riforma delle pensioni che possa superare la Legge Fornero.
I sindacati punteranno particolarmente su Quota 41, tenendo però un punto fermo: la prossima riforma delle pensioni dovrà prevedere regole certe e soprattutto senza una scadenza predefinita (come è stato per Quota 100).
Ma non è detto però che Quota 41 sarà l’unica misura presa in considerazione; basti vedere, infatti, che in questi giorni sono moltissime le proposte di riforma delle pensioni avanzate da esponenti del Governo e da esperti in campo previdenziale.
L’ultima, in ordine cronologico, è quella del Presidente dell’INAPP, Stefano Sacchi, il quale ha dichiarato che “un sistema moderno dovrebbe essere flessibile in uscita”. Ma in che modo? Semplice; per Sacchi basta introdurre un sistema che prevede delle penalizzazioni tanto più severe quanto più si anticipa l’accesso alla pensione.
Al lavoratore, quindi, deve essere consentito l’accesso anticipato alla pensione; allo stesso tempo, però, questo deve essere cosciente del fatto che andrà incontro ad una penalizzazione dell’assegno pensionistico.
Oltre a questa proposta c’è quella che punta a legare i requisiti di accesso alla pensione alla gravosità dell’ultimo lavoro svolto. A tal proposito, da tempo è in programma l’inizio dei lavori di un’apposita commissione parlamentare che si dovrà occupare dello studio della gravosità delle occupazioni, così da dare al Governo gli elementi necessari per poter eventualmente diversificare i requisiti per l’accesso alla pensione a seconda della professione svolta (un po’ come l’attuale sistema francese). Un’idea, questa, che sembra entusiasmare particolarmente il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.
Un’altra proposta è quella avanzata da Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi itinerari previdenziali, il quale sembra essere sulla stessa linea tracciata da Sacchi: anche per lui, infatti, bisognerebbe prevedere una misura di flessibilità (che potrebbe essere la stessa Quota 100) contenente una penalizzazione economica proporzionata al numero di anni di anticipo.
Della stessa idea Marco Leonardi, esperto in ambito pensionistico che è stato consigliere economico del Governo Gentiloni, secondo il quale si potrebbe prevedere una flessibilità in uscita con una Quota 100 a 64 anni di età e 36 anni di contributi (diversa quindi da quella attuale) con tanto di penalizzazione, obbligando il pensionato al ricalcolo dell’assegno interamente con il sistema contributivo (sulla falsariga di quanto già fatto con Opzione Donna)
Tutte, o quasi, le proposte per una riforma delle pensioni, quindi, sembrano portare ad un’unica soluzione: permettere al lavoratore di anticipare l’accesso alla pensione entro certi limiti, con la consapevolezza però che in tal caso dovrà rinunciare ad una parte della propria pensione. Che sia questa l’ipotesi migliore per una riforma pensionistica che preveda una certa flessibilità in uscita? Solo il tempo ci darà risposte.
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