Per l’Italia ha ancora senso investire negli F-35?

Alessandro Cipolla

24 Luglio 2024 - 10:44

L’Italia vuole spendere 700 milioni per i nuovi armamenti degli F-35, ma diversi Paesi si stanno domandando se sia giusto investire in questi aerei da guerra invece che puntare sui droni.

Per l’Italia ha ancora senso investire negli F-35?

Per l’Italia ha ancora senso investire negli F-35? Con i venti di guerra mondiale che spirano nel Vecchio Continente - ma non solo, vedi estremo Oriente -, il nostro governo ha deciso di mettere mano al portafoglio per quanto riguarda la spesa militare, anche se il Belpaese difficilmente arriverà a breve a quel 2% del Pil richiesto dalla Nato.

Gli F-35 sono la punta di diamante della nostra Aeronautica Militare, con le varie varianti di questo caccia multiruolo da guerra che sono in servizio anche negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Israele, in Norvegia e in diversi altri Paesi.

Progettati e costruiti dal colosso americano Lockheed Martin, l’Italia come si legge sul sito di Leonardoè il secondo più importante partner internazionale, dopo il Regno Unito”. Il nostro Paese “contribuisce per il 4,1% alle fasi di progettazione e sviluppo dell’F-35. In Italia è stata realizzata, presso la base dell’Aeronautica Militare di Cameri (Novara), un centro autonomo di produzione e supporto per gli F-35 che in futuro faranno parte della flotta italiana”.

Nel 2023, nel pieno della guerra in Ucraina, l’Italia ha ordinato 55 nuovi F-35 che dovrebbero essere consegnati entro il 2027, ma il numero totale dovrebbe salire fino a 90 in futuro.

Pochi giorni fa il governo avrebbe messo sul piatto 700 milioni di euro per acquistare nuovi armamenti - bombe e missili - per i nostri F-35. In più la Difesa vorrebbe spendere 7,5 miliardi per 24 nuovi Eurofighter.

Ma ha ancora senso per l’Italia investire così tanti soldi per gli F-35?

F-35: meglio investire sui droni?

In tutto il mondo è in corso un’autentica corsa alle armi, con la guerra in Ucraina che ha rotto gli equilibri decennali tra Stati Uniti e Russia tanto che per diversi analisti un conflitto mondiale, da qui ai prossimi anni, sembrerebbe essere inevitabile.

Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha indicato il 2029 come data dal possibile scoppio della guerra mondiale, con i Paesi - Italia compresa - che si stanno affrettando a preparare le rispettive forze armate a questa drammatica eventualità.

Come abbiamo visto l’Italia starebbe continuando a puntare - e spendere - molto sugli F-35, ma in Norvegia per esempio ci si sta domando se sia ancora conveniente investire su questi caccia.

Il revisore generale degli Stati Uniti lo scorso maggio ha messo nero su bianco che “i costi operativi dell’F-35 sono aumentati del 44% nel periodo dal 2018 al 2023”, mentre la “capacità dell’aereo F-35 di svolgere la sua missione è diminuita negli ultimi cinque anni”.

Il tutto mentre in Ucraina sono i droni - oltre alla fanteria che combatte nelle trincee come fossimo ancora nel ’900 - i grandi protagonisti della guerra, con il loro utilizzo che sta avvenendo in maniera sistematica anche nel tormentato Medio Oriente.

Secondo Elon Musk “l’era degli aerei da caccia è finita, la guerra con i droni sarà il futuro”, con il fondatore di Tesla che poi ha sottolineato come “il concorrente dell’F-35 dovrebbe essere un drone da combattimento controllato a distanza da un essere umano, ma con manovrabilità migliorata con l’autonomia; l’F-35 non avrebbe avuto alcuna possibilità di contrastarlo”.

Mentre le grandi potenze stanno puntando tutto sui droni e sugli aerei da guerra di sesta generazione, l’Italia sta investendo ancora negli F-35: la speranza di tutto però è che questa corsa agli armamenti sia solo un’opera di deterrenza e non di reale necessità.

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