Mercati ancora travolti da turbolenze, oggi fanno i conti con il bilancio di una settimana che è stata la peggiore in un mese. Cosa succede e perché c’è nervosismo.
Mercati oggi alle prese con una serie di motivi di turbolenza, con i titoli azionari che si preparano a chiudere la settimana peggiore in un mese.
I titoli del Tesoro hanno toccato i minimi del decennio, con rendimenti di nuovo al top, mentre lo yen è rimasto bloccato vicino al minimo di 11 mesi dopo che la Banca del Giappone ha lasciato i tassi a breve termine sotto lo zero.
L’indice MSCI delle azioni globali è rimasto piatto nelle negoziazioni asiatiche, con un calo del 2,6% nella settimana finora. L’indice MSCI delle azioni dell’area Asia-Pacifico, Giappone escluso ha toccato il minimo di 10 mesi prima di rimbalzare dello 0,5% sulle promesse della Cina di sostenere le imprese private. È in ribasso del 2,8% questa settimana.
I futures statunitensi sono saliti leggermente dopo che giovedì l’S&P 500 è scivolato dell’1,6%, il massimo da marzo, e tutti i principali benchmark azionari statunitensi sono scesi al di sotto delle loro medie mobili a 100 giorni.
Intanto, in Europa si attendono i dati PMI preliminari, importanti per capire se davvero la debolezza economica stia dominando la regione, in un contesto di inflazione oscillante con l’allarme prezzi energetici.
Per i mercati il bilancio della settimana è pessimo. Cosa succede
La notizia più importanti per i mercati oggi è stata la riunione della Bank of Japan.
Lo yen si è indebolito dopo che la Banca del Giappone ha mantenuto invariati i tassi di interesse, il suo obiettivo di rendimento a 10 anni e la forward guidance. La banca centrale ha ribadito la sua aspettativa che l’inflazione stia decelerando. In precedenza, i dati sui prezzi al consumo superavano le stime, mettendo in dubbio l’aspettativa della BOJ secondo cui la pressione sui prezzi raggiungerebbe il picco nel 2023 per poi ricadere verso l’obiettivo del 2% nei prossimi anni.
La decisione della BOJ conclude la settimana di importanti eventi di mercato, soprattutto con le riunioni di molte banche centrali. La Fed ha mantenuto i tassi fermi questa settimana. I membri della banca centrale hanno alzato la loro proiezione mediana per il tasso dei fondi nel 2024 di 50 punti base, annunciando di fatto la linea dei tassi più alti più a lungo.
Le banche centrali di Svezia e Norvegia hanno deciso aumenti di 25 punti base con la prospettiva di ulteriori rialzi. La Banca d’Inghilterra, con una decisione divisa, ha lasciato i tassi invariati per la prima volta in quasi due anni, mandando la sterlina ai minimi di sei mesi, mentre il franco svizzero è crollato bruscamente dopo una sorpresa sui tassi da parte della Banca Nazionale Svizzera.
Le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono scese al livello più basso da gennaio della scorsa settimana, indicando un mercato del lavoro sano che continua a sostenere l’economia e, quindi, il piano Fed di aumentare ancora i tassi e lasciarli su livelli elevati.
In Cina, la seduta di scambi si sta chiudendo con un rally degli indici Shenzhen (+1,66%) e Shanghai (+1,51%) sulla scia di speranze per interventi di stimolo importanti per l’economia del dragone.
Infine, sul fronte materie prime, il petrolio sale ancora, in parte sostenuto dalla notizia che la Russia avrebbe vietato le esportazioni di carburante diesel e benzina. Chevron Corp. e i sindacati hanno raggiunto un accordo per porre fine agli scioperi negli impianti di gas naturale in Australia. La minaccia di uno sciopero aveva scosso i mercati globali del carburante.
© RIPRODUZIONE RISERVATA