Per 1,6 miliardi di lavoratori nel mondo, il rischio è di non sopravvivere

Violetta Silvestri

29/04/2020

L’epidemia di coronavirus sta colpendo in modo drammatico il mondo del lavoro. C’è una categoria che rischia più di tutte a livello internazionale: chi opera nel settore informale. La prospettiva a breve termine? Non avere più nulla

Per 1,6 miliardi di lavoratori nel mondo, il rischio è di non sopravvivere

Effetto pandemia senza tregua sui lavoratori nel mondo. Con l’estensione del lockdown in quasi tutti i Paesi a livello internazionale, sono tante le persone che rischiano di perdere i mezzi di sussistenza.

L’allarme è stato appena lanciato dall’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro). La spiegazione di questo drammatico scenario è abbastanza chiara: il continuo e forte calo delle ore di lavoro a livello globale a causa dell’epidemia di COVID-19 significa che 1,6 miliardi di lavoratori nell’economia informale - che è quasi la metà della forza lavoro globale - sono a rischio povertà.

Con la pandemia ancora diffusa e l’emergenza sanitaria tutt’altro che risolta in diverse aree del mondo, in primis l’America Latina, le previsioni sono ancora pessimistiche.

Rispetto ai livelli pre-crisi si stima un deterioramento del 10,5% dell’occupazione, corrispondente a 305 milioni di posti di lavoro a tempo pieno persi.

Allarme lavoratori informali: il rischio è non avere più niente

A seguito della crisi economica creata dalla pandemia, quasi 1,6 miliardi di lavoratori dell’economia informale, che rappresentano i più vulnerabili nel mercato del lavoro, su un totale mondiale di 2 miliardi e una forza occupazionale globale di 3,3 miliardi, hanno subito ingenti danni.

La loro capacità di guadagnarsi da vivere è diventata quasi nulla, a seguito delle misure di blocco o perché sono spesso impiegati nei settori maggiormente colpiti dalla chiusura forzata.

Si stima che il primo mese della crisi abbia comportato un calo del 60% delle entrate dei lavoratori informali a livello globale. Ciò si traduce in un calo dell’81% in Africa e nelle Americhe, del 21,6% in Asia e nel Pacifico e del 70% in Europa e in Asia centrale.

Senza fonti di reddito alternative, questi lavoratori e le loro famiglie non avranno mezzi per sopravvivere.

Nell’ampia categoria che comprende questi lavoratori già svantaggiati dal non avere diritti, tutele, paghe giuste e legali, spiccano i venditori ambulanti indiani o sudamericani. Lavoratori, questi, spesso costretti a scegliere se sfamare la propria famiglia o rispettare il lockdown imposto dal Governo.

Una realtà triste, dunque, che rischia di peggiorare le già tanto diffuse disuguaglianze sociali nel mondo, soprattutto nell’ambito del lavoro.

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