Perché devi conoscere questi 4 temi per iniziare la giornata dei mercati

Violetta Silvestri

22/12/2023

I mercati si avviano a chiudere la settimana con 4 punti chiave per gli investitori: quali sono e perché possono influenzare gli scambi e l’andamento in Borsa del 2024.

Perché devi conoscere questi 4 temi per iniziare la giornata dei mercati

I mercati si apprestano a chiudere la settimana che precede le festività natalizie con 4 punti chiave sotto i riflettori.

I titoli cinesi di Internet sono diminuiti sulla scia delle notizie su interventi normativi, trascinando al ribasso i titoli asiatici per l’ultima settimana di negoziazione completa dell’anno, mentre il dollaro ha vacillato prima di dati cruciali sull’inflazione statunitense che dovrebbero convalidare le scommesse sui tagli dei tassi.

In generale, i mercati sono ottimisti ed euforici da settimane, poiché i dati sui prezzi al consumo in tutto il mondo hanno mostrato un rallentamento e la Federal Reserve ha segnalato che aveva finito di aumentare i tassi di interesse.

I rendimenti dei titoli del Tesoro Usa a due anni sono scesi di quasi 38 punti base in una settimana e mezza.

Il petrolio è destinato a guadagnare terreno sulla scia del nervosismo sulla sicurezza del trasporto marittimo nel Mar Rosso, ma i prezzi sono diminuiti durante la notte dopo che l’Angola ha dichiarato che lascerà l’OPEC, sollevando interrogativi sugli sforzi del gruppo di produttori per limitare l’offerta globale.

In questo contesto piuttosto fragile, gli investitori osservano 4 fattori che possono ancora scuotere le Borse e che offrono indizi interessanti su come può finire il 2023 finanziario. Sfide, insidie, potenziali sorprese più che certezze dominano lo scenario del 2024.

1. Inflazione Usa in arrivo, nuovo test per la Fed

I dati Usa previsti oggi, ore 14.30 italiane, sono destinati a rafforzare la tesi di una riduzione dei tassi di interesse statunitensi nei prossimi trimestri.

Gli indicatori di inflazione preferiti dalla Federal Reserve – l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali e la misura che esclude cibo ed energia – dovrebbero vedere un indebolimento verso i livelli target. Ciò fa seguito ai dati del Pil del terzo trimestre che sono stati rivisti al ribasso giovedì, supportando ulteriormente la prospettiva di tagli della Fed.

2. Usa-Cina, la sfida dei chip continua

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti inizierà a raccogliere informazioni sulla produzione cinese di semiconduttori cosiddetti legacy chip, che non sono all’avanguardia, ma restano ancora vitali per l’economia globale.

Il controllo su quanto le aziende statunitensi siano diventate dipendenti dalla tecnologia cinese diventa così sempre più capillare. Secondo un funzionario del Commercio, il dipartimento esaminerà più di 100 aziende nei settori automobilistico, aerospaziale, della difesa e in altri settori per capire come si procurano e utilizzano i chip legacy.

3. Controllo cinese sui giochi

Le autorità di regolamentazione cinesi hanno annunciato un’ampia gamma di norme volte a frenare le spese e i premi che incoraggiano i videogiochi, assestando un duro colpo al più grande mercato di giochi del mondo, tornato a crescere quest’anno.

Le nuove regole fisseranno dei limiti di spesa per i giochi online, ai quali ora verrà vietato di dare premi ai giocatori se accedono ogni giorno, se spendono nel gioco per la prima volta o se spendono più volte consecutivamente nel gioco. Sono questi tutti meccanismi di incentivazione comuni nei giochi online.

Le azioni di Tencent Holdings, la più grande società di giochi al mondo, sono crollate fino al 16%, mentre quelle del suo rivale più vicino, NetEase hanno perso il 25%.

Nel corso degli anni Pechino è diventata sempre più dura nei confronti dei videogiochi. Nel 2021, la Cina ha stabilito un limite rigoroso di tempo di gioco per i giocatori di età inferiore ai 18 anni e ha sospeso l’approvazione di nuovi videogiochi per circa 8 mesi, citando preoccupazioni sulla dipendenza.

4. Opec nel caos, Angola lascia il cartello

L’Angola lascia l’OPEC in seguito a una disputa sulle quote di produzione petrolifera, annunciando il suo abbandono dopo 16 anni di adesione. Altre uscite negli ultimi anni si sono verificate, con i Paesi tra cui Qatar, Indonesia ed Ecuador che hanno deciso di uscire dall’organizzazione.

La mossa ridurrà il cartello a 12 nazioni in un momento in cui sta lottando per sostenere i prezzi, che sono crollati negli ultimi mesi. Tuttavia, ciò non lascia necessariamente presagire un grave problema immediato per l’organizzazione, o per il più ampio gruppo OPEC+ che include la Russia. “Non segnala una rottura imminente della coesione dell’OPEC+ né mette a repentaglio i tagli alle forniture a breve termine”, ha affermato Bob McNally, presidente dei consulenti Rapidan Energy Group ed ex funzionario della Casa Bianca. “Detto questo, l’OPEC+ deve mantenere la sua azione compatta per i prossimi anni”.

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