Il gas russo è una risorsa e una minaccia per l’Europa, come evidenziato dalla vicenda del transito del carburante dalla Russia verso il nostro continente attraverso l’Ucraina. Cosa sta per accadere?
L’Europa non ha del tutto eliminato il gas russo dalle sue forniture e ora un accordo in scadenza tra Kiev e Mosca per il passaggio della materia prima sta mettendo in allarme il vecchio continente.
La Russia spedisce ancora circa 15 miliardi di metri cubi di gas all’Europa attraverso l’Ucraina, principalmente verso Slovacchia e Austria, dove la nazione guidata da Putin è un fornitore dominante. In Austria, il gas russo ha coperto più dell’80% del consumo per cinque mesi consecutivi.
La questione spinosa sul tavolo riguarda il fatto che l’Ucraina probabilmente non prolungherà l’accordo quinquennale con la russa Gazprom sul transito del gas russo verso l’Europa quando scadrà alla fine dell’anno, spingendo i Paesi destinatari a cercare alternative.
Dopo la guerra in Ucraina, la Norvegia ha superato la Russia diventando il principale fornitore di gasdotti in Europa e l’Ue ha aumentato le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti e da altri Paesi.
La Commissione Europea ritiene che il blocco possa quindi sopportare la fine del transito russo attraverso l’Ucraina senza grossi rischi per la sicurezza. Il suo piano è quello di fare affidamento su fornitori alternativi e perseguire la sua ambiziosa strategia climatica, che includa più energie rinnovabili e risparmi energetici.
Alcuni Stati membri sono però meno ottimisti e temono una ripetizione della crisi energetica. Per questo, il gas russo rischia di restare a lungo un problema per gli europei.
Gas, l’Europa trema. Perché a fine anno può scoppiare la crisi?
La rotta di transito del gas ucraino, concordata da Mosca e Kiev nel 2019, consente alla Russia di esportare gas in Europa attraverso l’Ucraina.
L’Ucraina in realtà non importa gas direttamente dalla Russia dal 2015, ma utilizza il sistema di transito per rifornire case e imprese. Il sistema mantiene i livelli di pressione sia per la fornitura europea che per quella nazionale.
La maggior parte dei Paesi dell’Ue ha ridotto la propria dipendenza dal gas russo con la guerra del febbraio 2022. Gli ex principali destinatari del gas attraverso l’Ucraina includono Austria, Slovacchia, Italia, Ungheria, Croazia, Slovenia e Moldavia. L’Austria riceve ancora la maggior parte del suo gas attraverso l’Ucraina, mentre altri hanno diversificato le proprie fonti e adottato misure per ridurre la domanda.
Ora, dinanzi alla probabilità che Russia e Ucraina non rinnovino l’accordo in scadenza a fine 2024 che consente il transito del gas, i funzionari del governo europeo e delle aziende stanno discutendo con le controparti ucraine su come mantenere il flusso di gas nel 2025. Evitare un brusco stop di forniture da questa rotta è l’obiettivo principale per scongiurare una crisi di offerta.
Secondo alcuni, un’opzione discussa è che le aziende europee acquistino e immettano il gas dall’Azerbaigian nei gasdotti russi diretti in Europa (che passano in territorio ucraino). Un simile accordo consentirebbe all’Europa di evitare l’imbarazzo di acquistare il gas russo in un momento in cui sta cercando di comprimere le entrate di Mosca.
L’idea sta guadagnando slancio poiché potrebbe beneficiarne anche l’Ucraina, che non rinuncerebbe ai guadagni del transito. Le entrate del transito ammontavano a circa 1 miliardo di dollari nel 2021, fornendo finanziamenti cruciali per l’economia devastata dalla guerra. Ci sono anche preoccupazioni che gli oleodotti in disuso possano diventare obiettivi militari, o cadere in rovina, con un ripristino che sarebbe costoso.
Il piano per utilizzare il gas azero potrebbe in teoria avvantaggiare la Russia se fosse impostato come uno scambio che consentisse a Mosca di inviare il suo gas altrove. La nazione russa ha faticato a trovare un numero sufficiente di nuovi clienti per il carburante, poiché la sua infrastruttura è predisposta per rifornire l’Europa.
I colloqui sono ancora nella fase iniziale e le persone che hanno familiarità con la questione si aspettano decisioni solo verso la fine di quest’anno, quando la scadenza – e l’inizio dell’inverno europeo – aggiungeranno pressione.
Il rebus del gas per l’Europa
La questione del transito del gas russo in Ucraina richiama l’attenzione su uno dei problemi maggiori dell’Europa: la vulnerabilità energetica.
Qualsiasi soluzione alternativa, infatti, comporta dei rischi con la probabilità che il prezzo torni a salire se influenzato da problemi di offerta.
L’Azerbaigian, per esempio, attualmente non ha una produzione di gas di riserva e sta già utilizzando a pieno regime il suo sistema di gasdotti verso l’Europa. La nazione del Caspio cerca di aumentare le esportazioni verso l’Europa, ma un altro grande impulso richiederebbe aggiornamenti delle infrastrutture e nuovi contratti a lungo termine.
Esistono fonti di approvvigionamento alternative, ha affermato il commissario europeo per l’energia Kadri Simson. L’Austria può importare dall’Italia e dalla Germania. L’Ungheria fa affidamento sul gasdotto TurkStream, mentre la Slovenia ottiene il gas dall’Algeria e da altre fonti.
Il fornitore slovacco di gas SPP ha affermato che un consorzio di acquirenti europei di gas potrebbe rilevare il gas al confine tra Russia e Ucraina quando scadrà il contratto di transito.
Un’altra opzione è che Gazprom fornisca parte del gas attraverso un’altra via, ad esempio tramite TurkStream, Bulgaria, Serbia o Ungheria. Tuttavia, la capacità su queste rotte è limitata.
Un allarme offerta del gas sta suonando in Europa? Il prossimo inverno potrebbe di nuovo essere complicato.
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