Perché il Mes non conviene all’Italia

Marcello Foa

20 Dicembre 2022 - 21:00

E’ la strada per permettere a Bruxelles di commissariare il nostro Paese. E di applicare misure «alla greca»

Perché il Mes non conviene all’Italia

Non lo nascondo: sono sempre stato contrario al MES e sono perfettamente allineato alla posizione di Alberto Bagnai, Claudio Borghi e Antonio Rinaldi. La questione è tecnica ma soprattutto di principio: già oggi la sovranità degli Stati è fortemente limitata dalle “gabbie invisibili” su cui si regge la governance internazionale e che prevede la delega di crescenti poteri alle organizzazioni internazionali. Nel mio ultimo saggio “Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino” (Guerini e associati editore), ne illustro le dinamiche, di cui peraltro i cittadini non sono consapevoli, dimostrando come i condizionamenti istituzionali siano coerenti con gli altri condizionamenti (politici, economici, sociologici, psicologici, mediatici, digitali), che limitano di fatto la nostra libertà decisionale. Non si tratta di un complotto bensì di un sofisticato metodo di gestione collegato alla globalizzazione.

Un metodo che, ovviamente, è ancora più stringente nell’Unione europea, considerato che implica l’adesione a una trentina di dossier sui quali i singoli Paesi perdono autonomia. A questo bisogna aggiungere, l’enorme influenza della Banca centrale europea, che privando i singoli Paesi della possibilità di battere moneta, depotenzia la loro capacità di gestire liberamente le politiche economiche e finanziarie. Lo sappiamo: l’ultima parola spetta a Francoforte e a Bruxelles. Una loro alzata di sopracciglio e si scatena la tempesta perfetta. Chiedere a Berlusconi nel 2011 e chiedere, soprattutto, alla Grecia messa letteralmente in ginocchio una decina di anni fa con misure restrittive di una durezza senza precedenti, non nell’interesse del popolo greco, per il quale un default sarebbe stato preferibile, ma per salvaguardare le banche tedesche e francesi, che erano piene di Titoli di Stato greci.

Sono contrario al Mes perché accentua la presa del sistema (in)visibile sull’Italia, erodendo i pochi margini di manovra ancora a disposizione del governo ed esponendolo al ricatto delle istituzioni europee. Il Mes, se attivato, non è un dono ma un prestito che va onorato. E sebbene le condizioni iniziali possono essere irrisorie, in realtà il trattato dà la possibilità di modifiche successive qualora se ne presenti la necessità. Ricordiamoci quel che scrisse il commissario Dombrovskis a Gentiloni: “Uno Stato membro che beneficia dell’assistenza finanziaria precauzionale del meccanismo europeo di stabilità è soggetto a una sorveglianza rafforzata da parte della Commissione quando viene concessa la linea di credito”.

Dunque, la Commissione europea può commissariare di fatto l’Italia. E imporre misure di austerity persino “alla greca”. Ho l’impressione che l’establishment europeo ne avrebbe una gran voglia nei confronti dell’attuale governo che, sebbene si sia mostrato finora tutt’altro che conflittuale verso la Ue, non è certo considerato amico. Mes significa depotenziare del tutto la Meloni. Anche per questo piace tanto alle opposizioni italiane.
Ottime ragioni per dire no.

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