Perché l’euro sta crollando? EUR/USD sotto la parità per Deutsche Bank

Laura Naka Antonelli

22/11/2024

Incubo Europa ed euro sotto attacco: cosa sta succedendo. Parità con il dollaro ormai cosa fatta, e anche peggio. L’alert firmato Deutsche Bank.

Perché l’euro sta crollando? EUR/USD sotto la parità per Deutsche Bank

Ma cosa sta succedendo oggi all’euro, arrivato a crollare nei confronti del dollaro USA fino al minimo da dicembre del 2022?

La parità del rapporto EUR-USD è ormai alle porte?

Deutsche Bank dice sì, presentando uno scenario anche peggiore. La moneta unica potrebbe scendere a suo avviso, nei confronti del biglietto verde, a livelli ben inferiori alla parità.

Uno schiaffo sonoro all’euro è arrivato oggi dal fronte macroeconomico dell’Eurozona, con la pubblicazione degli indici PMI di alcuni singoli Paesi dell’area euro e dell’intero blocco.

Euro sotto attacco, alert Deutsche Bank: EUR-USD sotto la parità. Trump prezzato solo al 30%

Gli indici PMI hanno fatto scattare l’allarme recessione in Europa: lo stesso che la presidente della BCE Christine Lagarde ha più volte smentito.

Eppure, il rischio, secondo i mercati, c’è eccome, soprattutto dopo queste cifre disastrose.

Termometro della paura si è confermato così l’euro, che è stato bombardato subito dai sell, capitolando fino a oltre l’1% nei confronti del dollaro, fino al minimo intraday di $1,033, valore più basso da quando in Europa è esplosa la crisi del caro energia provocata dalla guerra in Ucraina, ovvero dalla fine del 2022.

E le cose potrebbero anche peggiorare, se si considerano le conseguenze della seconda presidenza di Donald Trump che sono state già calcolate, tenendo in considerazione l’imposizione dei dazi voluti dal tycoon: non solo sui prodotti che gli Stati Uniti importano dalla Cina, ma anche dall’Europa.

Tra i pessimisti che danno ormai quasi per scontata la parità del rapporto euro-dollaro ci sono gli analisti di Deutsche Bank, che ritengono che l’EUR-USD crollerà anche a valori più bassi, fino a $0,95, non escludendo tra l’altro una ulteriore ritirata.

Oggi, inoltre, come scrive Lisa Abramowicz su X, l’analista di Deutsche Bank George Saravelos ha fatto notare che i mercati stanno prezzando solo il 30% del vero danno Trump che l’economia dell’area euro soffrirà. Per non parlare dell’altro fattore ribassista per l’euro oltre a quello della prossima presidenza di Trump, ovvero il rischio che la Germania stia attraversando una fase di “ stagnazione secolare ”.

Dopo essere crollato al minimo dalla fine del 2022, l’euro lima le perdite, risalendo attorno a $1,041. Ma il quadro rimane bearish.

Dati da incubo in Eurozona con gli indici PMI di novembre. Occhio a Francia e Germania

A scatenare gli smobilizzi sul rapporto EUR-USD sono state inizialmente le letture preliminari degli indici PMI pubblicate in Francia e in Germania.

In particolare, in Francia l’indice PMI dei servizi è scivolato a novembre a 45,7 punti, rispetto ai precedenti 49,2 punti di ottobre, capitolando così ulteriormente in fase di contrazione, in quanto ancora più giù rispetto alla soglia dei 50 punti.

La soglia di 50 punti rappresenta infatti la linea di demarcazione tra fase di espansione (valori al di sopra) e fase di contrazione (valori al di sotto).

Il PMI servizi della Francia è stato tra l’altro peggiore dei 49 punti attesi dal consensus degli economisti.

Male anche il PMI manifatturiero francese, sceso a 43,2 punti, rispetto ai precedenti 44,5 punti del mese precedente e peggio dei 44,5 punti attesi.

Il PMI Composite della Francia si è attestato così a 44,8 punti, rispetto ai 48,3 stimati e ai 48,1 di ottobre.

Sconfortanti anche gli indici PMI della Germania, anche se non del tutto, visto che il PMI manifatturiero preliminare di novembre è salito a 43,2 punti, poco meglio dei 43 punti stimati e dei 43 punti precedenti.

Quasi nulla la consolazione, visto che si tratta di valori che confermano ancora la fase di contrazione, in un momento storico per Berlino, alle prese con una forte crisi economica e anche politica, vista la fine dei giochi per il governo di Olaf Scholz e le prossime elezioni anticipate.

Di fatto, la recessione stimata per il Paese e i dati negativi hanno strappato alla Germania la corona di locomativa dell’economia europea, almeno per ora (ma qualcuno teme anche per gli anni a venire).

Male inoltre il PMI dei servizi, sceso in fase di contrazione a 49,4 punti, rispetto ai 51,6 attesi e ai 51,6 precedenti.

Il risultato è stato che il PMI Composite è peggiorato, segnando un calo a 47,3 punti, rispetto ai 48,6 attesi e ai 48,6 di ottobre.

In contrazione in Eurozona anche PMI servizi

Il colpo di grazia per l’euro è arrivato con la pubblicazione degli indici PMI dell’intera Eurozona, con il PMI servizi che, nel mese di novembre, è sceso a quota 49,2 punti, livello decisamente più basso rispetto ai 51,6 punti attesi dal consensus degli analisti e successivo ai 51,6 punti di ottobre.

Il dato è crollato ai minimi degli ultimi 10 mesi confermando, cosa peggiore, come anche il settore servizi - e non solo quello manifatturiero - versi ormai in una condizione di contrazione.

In ulteriore flessione anche l’indice PMI manifatturiero, sceso a novembre a 45,2 punti, peggio dei 46 punti attesi, e in calo rispetto ai 46 punti di ottobre.

Un quadro macroeconomico, quello descritto dalla carrellata di indici PMI, che ha dimostrato come il settore manifatturiero stia precipitando ulteriormente in una fase di recessione, e come ora anche il settore dei servizi stia iniziando ad arrancare dopo due mesi di crescita marginale”, ha commentato Cyrus de la Rubia, responsabile economista di HCOB, che ha pubblicato gli indici PMI insieme a S&P Global.

Occhio anche a quanto detto da Ralph Solveen, economista di Commerzbank, che ha fatto notare come i dati appena pubblicati abbiano smorzato “in modo palpabile” le speranze di una ripresa imminente per l’economia dell’Eurozona.

Lo scenario probabile di Solveen, a questo punto, è di una stagnazione per il PIL dell’area, sia nell’ultimo trimestre del 2024 che nel primo trimestre del 2025.

Trauma macro scatena scommesse taglio tassi BCE di 50 punti base

Inevitabili le speculazioni dei mercati monetari che sono tornati oggi a scommettere su un taglio dei tassi di interesse da parte della BCE di Christine Lagarde di 50 punti base, in occasione della prossima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale americana, con una probabilità più alta rispetto a quella delle precedenti sessioni.

La probabilità di un maxi taglio di mezzo punto percentuale nell’ imminente meeting del prossimo 12 dicembre, l’ultimo del 2024, è raddoppiata al 60%, stando alle indicazioni che arrivano dai mercati swap.

E proprio queste scommesse, alimentate dalla pubblicazione dei numeri disastrosi degli indici PMI, stanno mettendo sotto pressione l’euro, che perde anticipando la prospettiva di una BCE costretta a diventare più aggressiva e a tagliare i tassi in modo più significativo, andando avanti.

Altro che prudenza auspicata nel percorso di allentamento della restrizione monetaria dalla presidente Christine Lagarde, ora spaventata dalla vittoria alle elezioni USA di Donald Trump e, ancora di più, dai falchi dell’Eurotower. I dati macro di oggi avranno zittito sicuramente i falchi più convinti di Francoforte.

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