L’incognita inflazione può ancora mettere in crisi il piano Bce del taglio dei tassi: perché i prezzi al consumo rischiano di frenare la discesa? L’allerta di de Guindos.
La Bce sta per tagliare i tassi a giugno, ma attenzione a non farsi trascinare troppo dall’euforia dell’allentamento monetario: l’inflazione rischia di risalire e di essere ancora una brutta sorpresa.
Se i prezzi al consumo sono decisamente calati rispetto alla crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina da parte della Russia, non è altrettanto evidente la diminuzione in confronto al pre-pandemia. E, soprattutto, i rischi di vedere balzi in avanti sono concreti e si trovano specialmente nella fragilità geopolitica che scuote in primis le materie prime.
In un’Europa che fatica a riprendere un solido e costante ritmo nella crescita economica, con l’industria ancora provata dagli alti prezzi energetici, l’ottimismo sull’andamento inflazionistico si fa cauto. Le ultime parole del vicepresidente Bce Luis de Guindos ne sono una prova.
De Guindos (Bce) teme ancora un balzo dell’inflazione: i motivi
La Bce si trova ad affrontare pericoli significativi nel raggiungere il suo obiettivo di inflazione, secondo il vicepresidente Luis de Guindos, che ha citato fattori che potrebbero spingere troppo i prezzi in entrambe le direzioni.
“Anche se prevediamo che l’inflazione ritorni al nostro obiettivo del 2% l’anno prossimo, le prospettive sono circondate da rischi sostanziali”, ha detto lunedì il funzionario spagnolo. “La situazione geopolitica, soprattutto in Medio Oriente, pone un particolare rischio al rialzo per l’inflazione”.
“Se le tensioni nella regione dovessero intensificarsi ulteriormente, gravi interruzioni degli scambi e ostacoli alle forniture di petrolio potrebbero far salire i prezzi dell’energia e i costi di trasporto nel breve termine, perturbando il commercio globale”, ha aggiunto.
Inoltre, i margini di profitto aziendali e la pressione al rialzo sui salari nell’area dell’euro sono altri fattori di rischio. I commenti arrivano mentre si accende il dibattito tra i funzionari della Bce sulla rapidità con cui la politica monetaria potrà essere allentata dopo una riduzione iniziale dei tassi prevista per giugno.
Con l’economia che ha subito una lieve recessione nella seconda metà del 2023, alcuni vogliono tagli rapidi per sostenere la ripresa. Altri, tuttavia, temono le minacce ai costi energetici derivanti dalle tensioni in Medio Oriente e dalle persistenti pressioni sui prezzi nel settore dei servizi nazionali.
L’inflazione dei servizi “è sostanzialmente diminuita rispetto al livello massimo di quasi il 6% nel luglio 2023”, ha affermato de Guindos. “Tuttavia, il suo calo si è arrestato dalla seconda metà dello scorso anno ed è rimasto al 4% negli ultimi cinque mesi di dati disponibili”.
Attenzione anche a potenziali balzi in ribasso. Secondo il vicepresidente Bce, infatti, un impatto frenante più forte del previsto della politica monetaria sulla domanda, o un inaspettato peggioramento del contesto economico globale potrebbero frenare - troppo - l’inflazione in segno di debolezza.
Questa cautela si traduce in incertezza su cosa accadrà dopo giugno: il taglio dei tassi potrebbe essere meno profondo di quanto si possa credere adesso.
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