Una maggiore spinta verso un federalismo politico, potrebbe creare ulteriori tensioni, aggravando la crisi economica. L’analisi di Giancarlo Marcotti.
Il recente discorso di Mario Draghi a Cambridge, in onore dell’economista euroscettico Martin Feldstein, suggerisce che l’euro non può essere stabile se alcuni paesi dell’Unione monetaria stanno fallendo, mentre altri riducono le emissioni di anidride carbonica a ritmi diversi. La soluzione, secondo Draghi, risiede nell’accentrare a livello federale il potere di investimento su priorità comuni, come l’ambiente, la difesa e la sanità. Questo richiederebbe l’aumento delle emissioni di debito europeo per finanziare tali spese e contemporaneamente ridurre i debiti degli stati tramite una riforma delle regole fiscali basata sulla crescita.
Nell’intervista a Money.it, Giancarlo Marcotti di Finanza in Chiaro analizza il discorso di Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea (BCE) e primo ministro italiano, riguardo al futuro dell’euro e dell’Europa. Draghi ha sottolineato l’importanza di rafforzare l’Europa, puntando all’integrazione politica e ad un investimento federale per affrontare sfide quali il cambiamento climatico e le migrazioni. Tuttavia, secondo Marcotti, tali direzioni erano ampiamente prevedibili e necessarie per il successo dell’unione monetaria.
Marcotti riconosce l’importanza dell’integrazione politica per sostenere l’euro e l’Europa, ma mette in luce il problema dell’accettazione di tale unione politica da parte dei popoli europei. L’emergere di formazioni politiche euroscettiche in Germania e Olanda solleva dubbi sulla volontà dei paesi membri di abbracciare un’unione politica. Le elezioni europee del prossimo anno potrebbero fornire indicazioni importanti su come l’opinione pubblica europea vedrà questo percorso. [...]
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