La Germania è in piena crisi: tutti i motivi che hanno spinto la potenza europea verso l’indebolimento economico, politico e sociale. Cosa può accadere alla locomotiva d’Europa?
La crisi in Germania c’è e si percepisce in ogni settore.
La locomotiva europea, già da tempo considerata “malato d’Europa”, è stata senza dubbio la brutta sorpresa dell’economia Ue 2023 e una protagonista, suo malgrado, a livello mondiale nell’anno appena trascorso. Lo smarrimento e la fragilità tedesca pervadono ogni ambito: dalla tenuta del Governo vacillante al disagio della popolazione in protesta, fino alla recessione mancata per un soffio, alla rivoluzione energetica e commerciale da affrontare, al cuore industriale del Paese in frantumi.
I colpi subiti dalla potenza europea sono in realtà gli stessi che hanno trascinato in crisi l’intero vecchio continente. L’inflazione alle stelle, con i prezzi energetici da record; i tassi di interesse aumentati in modo vertiginoso; la transizione green avversata dal vantaggio irraggiungibile della Cina sui veicoli elettrici e le materie prime critiche; le tensioni geopolitiche trasformate in guerre hanno disorientato il mondo e l’Europa in primis.
La Germania ha fatto i conti anche con la crisi di bilancio e con un’austerità nei conti non più totalmente sostenibile. Inoltre, la nazione tedesca si è scoperta vulnerabile dinanzi alle nuove sfide dell’industria green, della necessità di altri partner commerciali oltre la Cina, dell’innovazione strutturale e produttiva.
In questo contesto così complesso, il Governo Scholz appare sempre più instabile e minacciato da un’avanzata dell’estrema destra che spaventa Berlino e tutta l’Europa. Sullo sfondo, l’orizzonte è oscurato anche da una bomba demografica che non risparmierà la Germania e rischia di lasciare strascichi sul mondo del lavoro e sul bilancio dello Stato.
La crisi tedesca, quindi, è sempre di più una policrisi dagli esiti incerti. La Germania del futuro riparte da tanti dubbi da risolvere che interrogano tutta l’Europa.
Economia in declino
Le “crisi multiple” che hanno colpito l’economia tedesca hanno contribuito a un calo dello 0,3% del Pil nel 2023, rispetto all’anno precedente secondo le indicazioni dell’Ufficio nazionale di statistica. L’aumento dei tassi di interesse e gli elevati costi energetici hanno reso la più grande economia europea una delle più deboli al mondo.
Lo scorso anno la Germania è stata la potenza con le peggiori performance a livello globale, secondo il FMI. A spingere così in basso la nazione è stato soprattutto il settore manifatturiero tedesco, focalizzato sull’export, colpito dalla perdita dell’energia russa a basso costo e da un rallentamento della domanda da parte della Cina.
Le vendite al dettaglio, le esportazioni e la produzione industriale hanno tutte registrato un calo lo scorso anno. Le famiglie sono state pressate dal più grande aumento del costo della vita da una generazione, mentre il cruciale settore manifatturiero del Paese ha sofferto di elevati costi energetici, debole domanda globale e crescenti costi di finanziamento.
Gli analisti affermano che la più grande economia europea è sulla buona strada per un altro anno di crescita stagnante nel 2024, con un rischio molto alto di un secondo anno consecutivo di produzione negativa. Carsten Brzeski, responsabile globale della ricerca macro presso la banca olandese ING, ha dichiarato: “Non c’è una ripresa imminente in vista e l’economia sembra destinata ad attraversare la prima recessione di due anni dall’inizio degli anni 2000”.
Andrew Kenningham, capo economista europeo presso la società di consulenza Capital Economics, ha anche sottolineato che gli investimenti residenziali e commerciali si dirigono verso una contrazione, l’edilizia è in forte flessione e il governo sta limitando la politica fiscale in modo drastico. La crescita prevista per il PIl nel 2024 è pari a zero con queste premesse.
Industria in frantumi e da reinventare
La Germania è stata da sempre sinonimo di potenza industriale, con il settore automobilistico a guidare la ricchezza del Paese.
Le sue case automobilistiche devono adesso competere con i veicoli elettrici relativamente economici provenienti dalla Cina e gareggiare con gli Stati Uniti per attirare i giganti della tecnologia. Vi è una crescente consapevolezza che la Germania non è riuscita ad aggiornare il proprio settore con sufficiente flessibilità e know-how digitale per rimanere competitiva, secondo un’analisi del New York Times.
Le crisi geopolitiche e le nuove rivalità industriali in Cina e negli Stati Uniti hanno indebolito la domanda di prodotti di fabbricazione tedesca all’estero e stanno pressando Berlino affinché ridisegni la sua mappa di partner commerciali. In una nazione così legata al mercato del dragone, ripensare le catene di scambio in ambito anti-Cina (in questo nuovo contesto di conflitto Occidente-Oriente che si sta imponendo) è una sfida urgente ma complessa e delicata.
Nel complesso, il settore industriale tedesco sta lottando per far fronte non solo al prezzo elevato dell’energia, ma anche alla transizione verso un futuro più agile e digitale. Secondo un indice ufficiale, i piani per digitalizzare la burocrazia cartacea del Paese, che affonda le sue radici nella Prussia del XIX secolo come fanno notare alcuni analisti, sono in gran parte in fase di stallo.
La nazione non è riuscita a raggiungere l’obiettivo, fissato nel 2017, di imporre a tutti gli uffici pubblici di offrire servizi digitali entro la fine del 2022. Questa infrastruttura è molto indietro rispetto al resto dell’Unione Europea, dove in media il 56% delle case è connesso alla fibra. -cavi ottici, rispetto al 19% delle case tedesche.
Nel settore privato, le aziende lamentano che la quantità di pratiche burocratiche necessarie per costruire o espandere l’attività produttiva ostacola la crescita.
Sfide strutturali: la Germania necessita di una rivoluzione?
La Germania, come altri Paesi industrializzati in tutto il mondo, si trova ad affrontare una profonda carenza di manodopera, in particolare nei settori qualificati ad alta crescita. Le stime ufficiali suggeriscono che entro il 2035 la società tedesca che invecchia lascerà un buco da 7 milioni di lavoratori qualificati.
La burocrazia e la mancanza di investimenti sono due problemi cronici dell’economia tedesca che stanno rallentando la transizione energetica e l’introduzione delle connessioni Internet ad alta velocità.
La Germania mira a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 65% entro il 2030 rispetto al 1990, un passo avanti per diventare carbon neutral entro il 2045. Per raggiungere gli obiettivi di CO2 del 2030 sono necessari finanziamenti pubblici, che sono diventati significativamente più ristretti dopo che la sentenza del tribunale ha cancellato 60 miliardi di euro di debito inutilizzato destinato a progetti climatici.
Inoltre, la nazione tedesca ha un sistema economico fondato sul commercio e quindi sensibile agli eventi internazionali che indeboliscono la domanda estera. Si prevede che la debole crescita globale, e in particolare quella cinese, nonché gli alti tassi di interesse, limiteranno la domanda di esportazioni tedesche.
Le interruzioni delle spedizioni nel Mar Rosso e l’escalation della tensione in Medio Oriente potrebbero ulteriormente offuscare le prospettive commerciali.
Crisi politica e malcontento
La crisi tedesca è anche politica, oltre che economica. Il sostegno ai partiti della coalizione guidata da Scholz è sceso a circa il 30% nei sondaggi, ben lontano dalla maggioranza ottenuta nelle elezioni del 2021, rendendolo uno dei Governi più impopolari della Germania moderna.
Ciò a sua volta ha favorito una maggiore spinta alla protesta, sia che si tratti dei contadini che bloccano le strade con i loro trattori o degli elettori che spostano il loro sostegno all’estrema destra dell’Alternativa per la Germania (AfD), che ora è il secondo partito più popolare nei sondaggi.
Il maggiore colpo alla tenuta del Governo, formato dai socialdemocratici (SPD), i verdi e i liberali è arrivato con la sentenza shock della Corte costituzionale tedesca a novembre 2023. In sostanza, è stata bocciata la riallocazione del debito inutilizzato legato al periodo della pandemia, per un totale di circa 60 miliardi di euro, destinato a progetti sul clima e sulla trasformazione, che ha causato il caos nel bilancio del Paese.
I ministri, nel tentativo di colmare un gap di 17 miliardi di euro nel bilancio 2024, sono stati costretti ad adottare una serie di dolorose misure di austerità, inclusa l’abolizione del sussidio per il diesel per i veicoli agricoli. Da qui, sono scoppiate le rivolte degli agricoltori, che non sono state le uniche e hanno di fatto inaugurato una settimana calda a gennaio.
I ferrovieri hanno bloccato i trasporti per chiedere più garanzie su salari e condizioni di lavoro, i medici intendono chiudere gli ambulatori a meno che il sistema sanitario non riceva maggiore sostegno statale e gli autotrasportatori furiosi per i pedaggi stradali più alti sono pronti a organizzare blocchi.
La Germania è in pieno fermento politico, sociale, economico. La crisi è multipla e lo specchio di un’Europa indebolita da cambiamenti epocali in corso, tensioni, disuguaglianze che richiedono soluzioni efficaci per la crescita e la tutela di diritti.
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