La Tunisia è un’opportunità o un rischio per l’Italia? Perché l’alleanza con il Paese potrebbe essere più complessa da gestire di quanto sembra e quali scenari all’orizzonte?
L’Italia sta puntando molto, soprattutto a livello europeo, all’alleanza con la Tunisia per affrontare la sfida dei migranti.
Tuttavia, come la geopolitica sta insegnando molto in questo tempo di rinnovate tensioni mondiali, la vicinanza del Paese nordafricano con altri “meno amici” di Italia ed Europa potrebbe essere un problema.
La Tunisia rientra perfettamente nei piani della cosiddetta “esternalizzazione” del controllo delle frontiere, ovvero dell’affidamento a Paesi terzi del compito di gestire i flussi migratori prima che arrivino a voler varcare i confini nazionali europei. Oltre a seri dubbi sulla natura “securitaria” della questione migranti (visti come un pericolo e non, prima di tutto, come persone), il punto fa sorgere una serie di interrogativi di altro genere.
Innanzitutto, il presidente tunisino Kais Saied ha costruito un vero regime autoritario, accusato tra l’altro di razzismo e violenza proprio contro i migranti dell’Africa. Poi, ha addirittura rifiutato di accettare i fondi stanziati dall’Unione europea a favore del suo Paese, che ha definito “beneficenza” e il cui importo ridicolo sarebbe contrario all’accordo concluso a luglio.
Anche se la sua economia vacilla e è nelle mani del FMI per non soccombere, ci sono altri partner sui quali può contare anche a livello finanziario e di supporto economico. E questo interroga sui rischi, più che sulle opportunità di avere alleanze così strette con questi Paesi. Perché la Tunisia può danneggiare l’Italia?
Tunisia, Algeria, Russia: il triangolo del pericolo per l’Italia
Facendo un’analisi prettamente geopolitica e di opportunità economica della vicinanza dell’Italia, soprattutto con il Governo Meloni desideroso di risolvere la questione migranti, e la Tunisia è interessante riprendere un’analisi di Fubini sul Corriere.
Il giornalista ricorda, infatti, che se Saied può permettersi di rinunciare a cospicue somme di denaro dall’Europa è perché può vantare altri appoggi. Per esempio: l’Algeria offrirà 550 milioni di dollari, l’Arabia Saudita altri 500 milioni e assistenza è stata promessa dall’African Export-Import Bank. Tunisi, in sostanza, sta tessendo un’altra tela geologicamente opposta a quella europea - e italiana - e potenzialmente pericolosa.
Il legame con l’Algeria, per esempio, è strategico per la Tunisia ma anche per l’Italia nelle forniture di gas. I due Paesi del Nordafrica, però, sono legati da vicinanze ad Hamas e alla Russia, molto pericolose in questo momento. Intanto, però, Mosca spedisce grano a Tunisi, che dopo la guerra in Ucraina si ritrova senza una parte di rifornimento proveniente da Kiev.
Tutto questo significa che la Tunisia sembra avere più bisogno di Russia e Algeria in un momento storico così polarizzante a livello geopolitico. Mentre snobba l’Europa, e l’Italia, non solo non risolve i loro problemi di immigrazione (qui non stiamo menzionando tutte le violazioni dei diritti umani sui migranti che Tunisi esercita e che l’Ue no vuole vedere), ma rafforza sponde che potrebbero far vacillare l’Italia.
Come ricorda Fubini, inoltre, c’è Elmed, l’elettrodotto che dovrebbe unire le coste tunisine alla Sicilia che conta molto per la strategia di Terna e dell’Italia. Tutto può essere compromesso. La partita in gioco è complessa e le alleanze - nostre e degli altri - contano sempre di più.
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