Un nuovo studio conferma che ridurre l’orario di lavoro fa bene sia ai dipendenti che alle aziende e sarebbe utile a risollevare la bassa produttività italiana.
Una migliore qualità del lavoro e l’equilibrio tra lavoro e vita privata sono in prima linea nel dibattito sulla riduzione dell’orario di lavoro, ma non è sempre stato così: negli ultimi decenni, gran parte dello scontro su orari lavorativi più brevi si è focalizzato sulla creazione di nuovi posti di lavoro redistribuendo il lavoro disponibile. In Francia, 20 anni dopo l’introduzione della settimana lavorativa di 35 ore, il dibattito ruota ancora su quanti posti di lavoro sono stati creati grazie a quella riforma.
Empiricamente, il discorso su come gli orari di lavoro più brevi (di solito a stipendi costanti) influenzino l’occupazione non è mai finito in realtà.
In un recente studio, su Industrial Relations: A Journal of Economy and Society, vengono analizzate le riforme che hanno avuto luogo in Europa all’inizio del millennio (Portogallo nel 1996, Italia nel 1997, Francia nel 1998, Belgio nel 2001 e Slovenia nel 2002) sotto l’egida della direttiva UE sull’orario di lavoro. Queste riforme non hanno ridotto la settimana lavorativa, come la maggior parte delle proposte in questi giorni, ma piuttosto hanno ridotto le ore lavorate a livello giornaliero. Tuttavia, possono fornire alcuni suggerimenti utili ai policymakers e alle aziende. [...]
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