Stando a quanto rivelato dal Corsera, Putin nonostante il mandato della Cpi non verrebbe arrestato se venisse in Italia in quanto il ministro Nordio non ha trasmesso le carte dell’Aja alla Procura.
Vladimir Putin non può essere arrestato in Italia. Questa è la rivelazione fatta dal Corriere della Sera che arriva proprio alla vigilia del funerale di Papa Francesco, funzione alla quale il presidente russo comunque non parteciperà e al suo posto manderà il ministro alla Cultura.
Come noto infatti Vladimir Putin è stato formalmente incriminato dalla Corte Penale Internazionale (Cpi) il 17 marzo 2023 in relazione alla guerra in Ucraina, stessa condanna riservata anche a Maria Lvova-Belova, Commissaria per i Diritti dei Bambini in Russia.
Putin è stato accusato dalla Corte dell’Aja di deportazione illegale di bambini - minori - dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia e di trasferimento forzato di popolazione, considerato un crimine di guerra secondo lo Statuto di Roma della Cpi.
Questo significa che su Putin pende un mandato d’arresto internazionale: qualsiasi dei 124 paesi membri della CPI - tra cui anche l’Italia - è legalmente obbligato ad arrestarlo se entra nel loro territorio.
Il Corsera però ha rivelato che tecnicamente Vladimir Putin non potrebbe essere arrestato se dovesse mettere piedi in Italia, il tutto per una svista di Carlo Nordio oppure per una precisa volontà politica del ministro della Giustizia.
Putin e il mancato arresto in Italia: il ruolo di Nordio
Se quanto rivelato dal Corriere della Sera fosse veritiero - al momento non è arrivata una smentita a riguardo - Vladimir Putin non verrebbe arrestato in Italia nonostante il mandato emesso oltre due anni fa dalla Corte Penale Internazionale.
“Ma in realtà il presidente russo rischierebbe poco o nulla, perché il ministro della Giustizia italiano non ha mai dato seguito al provvedimento datato 17 marzo 2023 - ha scritto il quotidiano -. Da allora l’ordine dei giudici dell’Aia è fermo negli uffici di via Arenula, il Guardasigilli Carlo Nordio non lo ha trasmesso alla Procura generale di Roma affinché lo inoltrasse alla Corte d’appello per renderlo esecutivo. Trasformandolo in un pezzo di carta senza alcun effetto”.
Per il giornale però non si tratterebbe di una svista di Nordio, ma di “una scelta politica, come quella che rende analogamente inefficace il mandato di arresto contro il capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu, accusato per i crimini di guerra commessi a Gaza”.
In sostanza il governo Meloni “ha lasciato intendere in maniera esplicita di considerare i capi di Stato e di governo tutelati da un’immunità che li preserva da azioni giudiziarie almeno finché sono in carica, e lo stesso ragionamento potrebbe valere con Putin”.
Una linea che se confermata sarebbe contraria ai dettami della Cpi, visto che in questo caso si andrebbe a non recepire un mandato emesso per crimini di guerra, l’accusa più grave insieme a quella di genocidio o di crimini contro l’umanità.
Non resta così che attendere la versione del ministro Carlo Nordio, con questa vicenda che potrebbe creare non pochi imbarazzi a Giorgia Meloni proprio nel momento in cui la premier si appresta a ricevere a Roma ben 170 delegazioni pronte ad arrivare nella Capitale per i funerali di Papa Francesco.
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