Perché gli Usa sono pronti alla guerra: in Israele non si può più tornare indietro

Alessandro Cipolla

30 Ottobre 2023 - 08:28

La Casa Bianca è convinta che il conflitto Israele-Hamas si allargherà: gli Usa sono pronti a entrare in una guerra che potrebbe infiammare il Medio Oriente e il resto del mondo.

Perché gli Usa sono pronti alla guerra: in Israele non si può più tornare indietro

Gli Usa sarebbero pronti a entrare in guerra visto che, Oltreoceano, ormai sarebbe una convinzione diffusa il fatto che il conflitto in atto tra Israele e Hamas sia destinato ad allargarsi, coinvolgendo Hezbollah e probabilmente anche Siria e Iraq.

Venerdì poco prima dell’inizio della massiccia operazione dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza, c’è stato un colloquio tra il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin e il ministro della Difesa d’Israele Yoav Gallant, il tutto per fare una sorta di punto della situazione della guerra.

Come negli Stati Uniti ha riferito il sito Axios, in base a fonti sia americane sia israeliane, Joe Biden “si sta preparando alla possibilità che la guerra tra Israele e Hamas si espanda nel Medio Oriente”.

La preoccupazione sarebbe quella di “un aumento degli attacchi contro Israele dal Libano, da parte di Hezbollah, sostenuto dall’Iran”, ma si starebbe osservando con grande attenzione anche “Siria e Iraq dove sono presenti strutture e personale statunitensi”.

Nei giorni scorsi la Casa Bianca ha autorizzato il bombardamento di alcune postazioni in Siria per colpire dei gruppi armati che, nei giorni precedenti, hanno lanciato razzi verso alcune basi americane dislocate in Medio Oriente.

La guerra tra Israele e Hamas del resto sembrerebbe essere arrivata a un punto di non ritorno, con un’escalation che appare essere inevitabile nel momento in cui le truppe di Tel Aviv lanceranno il loro assalto decisivo alla striscia di Gaza.

Gli Usa entrano in guerra?

La guerra in corso tra Israele e Hamas ha diversi altri attori pronti a svestire i panni delle comparse per indossare quelli ben più impegnativi dei protagonisti. Chi ormai sono coinvolti senza mezzi termini nel conflitto sono gli Hezbollah libanesi che, in pratica dallo scorso 7 ottobre, stanno anche loro guerreggiando contro lo Stato ebraico.

Poi c’è l’Iran, autentico convitato di pietra di questa guerra, accusato inizialmente di essere stata la longa manus dietro l’attacco senza precedenti di Hamas a Israele. In Siria e Iraq invece sono attivi diversi gruppi che hanno tentato anche loro di colpire il territorio israeliano.

Nel Mediterraneo e nel Medio Oriente gli Stati Uniti hanno dislocato una impressionante quantità di mezzi e uomini, il tutto per fungere come una sorta di deterrente nei confronti di Iran ed Hezbollah nella speranza di tenerli fuori dal conflitto.

Adesso però la convinzione sarebbe diametralmente opposta rispetto agli auspici iniziali: la guerra si allargherà e, se Hezbollah dovesse iniziare a bombardare con insistenza Israele, a quel punto gli Usa difficilmente eviteranno di intervenire.

La vicepresidente statunitense Kamala Harris però ha ribadito che gli Usa “non hanno alcuna intenzione né alcun piano di inviare truppe da combattimento in Israele o a Gaza”. Le manovre militari in atto però ci fanno capire come gi Usa siano pronti a qualsiasi evenienza.

L’evento che potrebbe spingere Hezbollah a rompere ogni indugio è quello di un massacro di civili nella striscia di Gaza dove, nelle ultime settimane, sono morti più di 3.000 minori e oltre 2.000 donne.

Il rischio così non sarebbe solo quello di una guerra regionale ma mondiale, senza dimenticare il conflitto tra Ucraina e Russia che ormai va avanti da oltre 600 giorni: ancora una volta tutto appare essere nelle mani degli Stati Uniti, unica potenza che può tentare ancora una mediazione con Israele a patto che l’epilogo di questo ennesimo inferno in Terra Santa non sia scritto già da tempo.

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# Guerra
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