Con i rincari sauditi e i dazi di Trump, il prezzo del carburante è destinato a salire.
I mercati petroliferi sono in subbuglio: l’Arabia Saudita ha deciso di alzare bruscamente i prezzi del greggio, mentre le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina gettano nuova incertezza sul futuro dell’energia. Per i consumatori, questo significa una cosa sola: rincari in vista.
L’Arabia Saudita alza i prezzi: cosa sta succedendo?
A partire da marzo, il colosso petrolifero Saudi Aramco ha deciso di aumentare i prezzi ufficiali di vendita (OSP) del suo greggio. In particolare, il prezzo dell’Arab Light, il petrolio di punta dell’azienda, crescerà di 2,40 dollari al barile per il mercato asiatico, raggiungendo il livello più alto dal dicembre 2023. Anche gli acquirenti europei dovranno fare i conti con un rincaro di 3,20 dollari al barile, mentre per gli Stati Uniti l’aumento sarà più simbolico, tra 0,10 e 0,30 dollari al barile. La mossa di Riyadh esprime una chiara fiducia nella domanda asiatica, in particolare da parte di Cina e India, ma risponde anche ai timori sulle forniture russe, sempre più incerte a causa delle sanzioni.
Le mosse di Trump e le ripercussioni globali
Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico, Donald Trump ha deciso di rispolverare la sua vecchia guerra commerciale con Pechino, imponendo dazi del 10% su tutte le importazioni cinesi. La risposta cinese non si è fatta attendere: Pechino ha imposto tariffe del 15% su carbone e gas naturale liquefatto statunitensi, oltre a un 10% sul petrolio greggio. Una mossa che rischia di indebolire la domanda di greggio americano, proprio mentre il mercato cerca di assorbire l’aumento delle scorte di petrolio negli Stati Uniti (8,66 milioni di barili in una settimana).
Oltre ai dazi, un altro fattore sta aumentando la pressione sui prezzi: il rischio di una nuova crisi in Medio Oriente. Trump ha intensificato le pressioni sull’Iran, e se le sanzioni (già esistenti, ma inasprite) dovessero colpire il settore petrolifero, potrebbero scomparire dal mercato fino a 1,5 milioni di barili al giorno. Questo è uno scenario che complicherebbe ulteriormente le dinamiche di prezzo.
Prezzi in rialzo, consumatori in difficoltà
Il mercato ha reagito con una certa volatilità: il greggio WTI ha toccato i 71,10 dollari al barile, recuperando dopo tre giorni di perdite. Tuttavia, le tensioni commerciali e il rischio di un calo della domanda potrebbero smorzare qualsiasi entusiasmo rialzista.
In parole povere, chi sperava in un calo dei prezzi rimarrà deluso. Con l’Arabia Saudita che spinge i prezzi verso l’alto e gli Stati Uniti e la Cina impegnati in una guerra commerciale, l’unica certezza è che fare il pieno nei prossimi mesi costerà sempre di più. Il risultato? Lo vedremo noi, quando il conto alla pompa di benzina sarà sensibilmente più salato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA