Focus sulle quotazioni del petrolio il day-after la decisione dell’Opec+ di incrementare la produzione. Vediamo le reazioni del mercato e perché, in ultima analisi, il mercato è destinato a confermarsi sotto pressione.
Come corollario all’embargo graduale del petrolio russo varato all’interno del sesto pacchetto europeo di sanzioni, l’Opec+ (l’organizzazione che racchiude i Paesi esportatori di greggio e gli altri maggiori produttori, Russia compresa) ha deciso di accelerare l’incremento dell’output.
Da 432 mila, a luglio ed agosto la produzione dell’Opec+ crescerà di 648 mila barili giornalieri.
Decisione Opec+: le reazioni
Si tratta di una decisione che ha riscosso "i ringraziamenti pubblici da parte degli Stati Uniti, per voce della responsabile dei rapporti con la stampa, Karine Jean-Pierre, la quale in un tweet riconosce il ruolo dell’Arabia Saudita e degli sforzi degli Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Iraq, nonché della presidente della Commissione europea”, ha rilevato Gabriel Debach sul blog di eToro.
Ursula von der Leyen ha evidenziato come la decisione renda “più facile liberarci dal greggio russo”.
Dopo il +1,14% di ieri, le quotazioni del future con consegna agosto sul Brent arretrano dello 0,6% a 116,9 dollari al barile. Andamento simile per il derivato su luglio sullo statunitense Wti che, salito dell’1,4% ieri, al momento arretra dello 0,7% a 116 $.
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I mercati, ha proseguito l’esperto di eToro, “si aspettavano un rialzo maggiore o perfino la sospensione della partecipazione russa al sistema delle quote – la quale rappresenta ¼ di quella complessive e pari alla stessa saudita”.
“Con il nuovo accordo la Russia dovrebbe aumentare la produzione di 170 mila barili al giorno, tanto quanto Riyadh, il che rappresenta un target eccessivamente ambizioso, visto che la sua produzione è già scesa bruscamente in aprile”.
Inoltre, da mesi, diversi membri del cartello “non riescono a produrre secondo le proprie quote, evidenziando dubbi sulla reale capacità di aumento dell’offerta di barile sui mercati”.
Se a questo aggiungiamo la riapertura cinese, e quindi un rimbalzo della domanda, e l’approvazione del sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia, le condizioni di mercato, ha concluso Debach, finiranno per confermarsi difficili.
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