Con la visita del capogruppo dei popolari europei, Manfred Weber, in Italia, si riaprono scenari di una grande intesa di centrodestra per le elezioni europee del 2024
Il fatto che il capogruppo dei popolari europei Manfred Weber si sia intrattenuto a lungo con la premier Giorgia Meloni durante la sua recente visita in Italia, non sembra essere solo pura cortesia istituzionale o un gesto puramente simbolico. Dietro al colloquio con il capogruppo dei popolari, potrebbe celarsi un disegno che da tempo Meloni starebbe inseguendo, e cioè quello di creare una nuova alleanza di centrodestra in Europa tra i conservatori dell’Ecr e i popolari.
L’occasione è stata quella dei funerali di Benedetto XVI, svoltosi a Roma il 5 gennaio, ma con ogni probabilità i contatti erano stati attivati da tempo. Non è un mistero, infatti, che Giorgia Meloni, presidente del gruppo dei conservatori (grazie all’aiuto dei suoi uomini a Bruxelles, soprattutto di Carlo Fidanza e Raffaele Fitto, ora ministro degli Affari regionali), da tempo stia lavorando all’intesa tra il suo gruppo e quello dei popolari per arrivare a una coalizione che possa, tra poco più di un anno, vincere le elezioni in Europa e spezzare quel legame tra socialisti verdi e liberali che sta facendo il bello e il cattivo tempo al Parlamento europeo in questa legislatura. Lo scorso anno, fonti bene informate raccontano dell’incessante ed efficace lavorio diplomatico di Raffaele Fitto, nella sua posizione di copresidente del gruppo dei conservatori, ma con moltissime connessioni anche con i popolari, con l’obiettivo di arrivare a un accordo di massima con quest’ultimi in vista delle elezioni del 2024.
L’elezione di Roberta Metsola, che ha ottimi rapporti con Giorgia Meloni, costruita con sagacia da Fitto di concerto con la premier, che hanno fatto convergere i voti dei conservatori sulla candidata popolare maltese, è stata un altro tassello importante per consolidare questo nuovo rapporto. Lo scandalo del Qatargate, che sta colpendo duramente il gruppo dei socialisti, non può poi che ulteriormente agevolare questo progetto, indebolendo la sinistra europea. A rafforzare poi il disegno di Meloni e dei conservatori europei, in cui Fratelli d’Italia gioca senz’altro un ruolo fondamentale, contribuisce certamente la debolezza di un partito popolare europeo, in crisi da tempo dopo la fine dell’era Merkel, che stenta a trovare una linea politica in grado di contrastare socialisti e liberali. Proprio la mancanza di una vera leadership europea, che fa i conti con una debolezza interna di Macron in Francia e di un impalpabile Scholz in Germania, aprirebbe una vera e propria autostrada a chi, come Giorgia Meloni, rappresenta invece una novità in Europa: grazie alla sua chiara maggioranza in patria e alla carica di presidente dei conservatori, ha la possibilità di giocare un ruolo fondamentale in Europa.
La premier italiana, infatti, potrebbe essere il fulcro di una nuova probabile maggioranza del centrodestra alle prossime europee (i popolari in Spagna vengono dati con un vantaggio di 10 punti sui socialisti di Sanchez, in Francia i républicains continuano a crescere, in Svezia governa già una maggioranza di destra, così come in Polonia, Ungheria e Grecia). L’atteggiamento più morbido e accondiscendente della leader di FdI verso l’Europa negli ultimi mesi, non è solo dovuto al suo profilo istituzionale, ma è anche un segnale di real politik, di chi comprende che il muro contro muro non porta da nessuna parte e che occorre invece il dialogo costruttivo.
Il nuovo parlamento a maggioranza di centrodestra può essere la chiave per dare una svolta a una politica europea che da troppo tempo è deficitaria su molti temi importanti. Essere riuscita a diventare premier in Italia le ha dato quella consapevolezza di poter esportare l’esperimento italiano in Europa. Riuscire dove tutti hanno fallito e formare una grande coalizione alle elezioni del 2024, sarebbe il coronamento di quel progetto che potrebbe darle un ruolo fondamentale anche in Europa, magari con l’appoggio degli Usa. A Washington, dove si è recato, all’indomani delle elezioni vinte, Adolfo Urso, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, sta da tempo lavorando per preparare il terreno alla premier italiana non solo presso i repubblicani (Giorgia Meloni è stata invitata per tre anni consecutivi a parlare all’importantissimo think tank del partito dell’elefante, il Cpac), ma anche nella stessa amministrazione americana democratica di Biden.
L’Europa da troppo tempo, a causa delle sue tante divisioni e della mancanza di una vera politica estera comune, sta diventando sempre più marginale sullo scacchiere internazionale e, paradossalmente, il conflitto in Ucraina potrebbe restituirle una centralità ormai perduta. Ecco allora che la scelta di appoggiare convintamente gli ucraini, allo scoppio del conflitto con la Russia, da parte di Fratelli d’Italia (sulla cui scelta ha avuto un ruolo fondamentale Giovan Battista Fazzolari, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, uno dei più ascoltati collaboratori di Meloni), ha certamente contribuito ad accreditare come partner affidabile l’attuale premier italiana presso le cancellerie occidentali. Per coronare il sogno, ora manca solo un tassello: il completamento dell’alleanza con i popolari europei, a cui sta lavorando anche da ministro Fitto, forte dei suoi stretti legami con Bruxelles, di cui certamente la premier avrà parlato a lungo con Weber durante il suo incontro a Roma. Cosa che pare non abbia troppo gradito Silvio Berlusconi, che soffrirebbe il fatto di non essere più al centro della scena. I prossimi mesi saranno fondamentali per dare corpo a questo progetto e per capire se e come Meloni potrà incidere in una nuova Europa a maggioranza di centrodestra.
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