Piazza Affari e BTP, come guadagnare con le elezioni USA 2024?

Laura Naka Antonelli

4 Novembre 2024 - 22:12

Le azioni di Piazza Affari che guadagnerebbero di più con una vittoria alle elezioni USA di Trump. E quelle che vincerebbero con Harris. E i riflessi sui BTP.

Piazza Affari e BTP, come guadagnare con le elezioni USA 2024?

In che modo l’esito delle Elezioni USA condizionerà la direzione di Piazza Affari e dei BTP?

Come reagirebbero le azioni e i titoli di stato italiani a una vittoria del candidato repubblicano Donald Trump all’Election Day? Quali sarebbero invece le conseguenze sugli asset made in Italy se a vincere fosse la candidata democratica Kamala Harris?

Diversi i commenti che sono fioccati in questi ultimi giorni sulla direzione che i mercati prenderebbero nel caso in cui ad avere la meglio alle elezioni USA 2024 di domani, martedì 5 novembre, fosse uno o l’altra dei due candidati alla Casa Bianca.

Il motivo è semplice: le politiche economiche diametralmente opposte che Trump e Harris hanno sbandierato in questi mesi di campagna elettorale infuocata verrebbero accolte in modo diversi dai diversi asset finanziari coinvolti.

Basta considerare gli approcci che i due candidati alla presidenza USA hanno nei confronti dei cambiamenti climatici: Trump non ne fa una grande questione, tutt’altro, promette un’era di imponenti trivellazioni, “(drill, baby, drill)”, tanto che negli Stati Uniti è scattato da un pezzo l’alert sul rischio (o certezza?) che, in caso di vittoria del tycoon, a perdere sarebbe qualsiasi forma di energia pulita. Sconfitta conclamata, dunque, soprattutto per il settore delle energie rinnovabili.

Dall’altro lato, c’è chi fa notare che, in generale, una vittoria di Kamala Harris potrebbe comportare un dietrofront immediato per tutto l’azionario, visto che una presidenza della candidata democratica potrebbe inaugurare una nuova era di tasse più alte, affossando così la propensione verso il rischio: basterebbe questa novità a frenare i buy a Wall Street, almeno nel breve-medio periodo, con un effetto domino sugli indici di azionari di altri paesi, Ftse Mib incluso.

Attenti inoltre all’altra arma che Trump sfodererebbe, nelle vesti di inquilino della Casa Bianca: quella dei dazi, ovvero dell’imposizione di nuove tariffe sulle importazioni USA.

A quel punto, a farne le spese, sarebbero ovviamente le aziende esportatrici, che in Italia non sono poche.

Che dire poi degli effetti di una vittoria di uno dei due candidati sui titoli di stato italiani?

Qui l’outlook sembra essere quasi certo, anche se l’impressione è che i BTP sarebbero penalizzati in misura maggiore da una vittoria di Trump.

Secondo gli esperti, una presidenza Trump di per sé si tradurrebbe infatti in un aumento dell’inflazione, per una serie di motivi che ha già messo in guardia da un po’ la Fed di Jerome Powell, in primis le promesse del candidato repubblicano alle elezioni USA di tagliare le tasse e di lanciare, praticamente, un nuovo bazooka di politica fiscale: un nuovo balzo dell’inflazione farebbe soffrire, in primis, i Treasury - come la recente performance ha già preannunciato - e, di conseguenza, vista l’influenza che il trend dei titoli di stato USA ha sui debiti sovrani di tutto il mondo, anche i BTP italiani finirebbero con l’essere messi sotto pressione.

Piazza Affari e lo spettro dazi: Ferrari e Campari tra le azioni che soffrirebbero di più con vittoria Trump

Interpellato da Money.it, Gabriel Debach, analista dei mercati di eToro, ha espresso in una sua view la possibile reazione di Piazza Affari all’esito delle Elezioni USA, ricordando che il Ftse Mib ha “ una forte componente domestica , quindi, nonostante l’attenzione che suscitano le Elezioni americane, gli effetti potrebbero essere limitati”.

Detto questo, “l’esito delle Elezioni potrebbe creare vantaggi o svantaggi per specifici settori. Una vittoria di Donald Trump, per esempio, potrebbe ridare slancio alle aziende legate ai combustibili fossili, mentre una vittoria di Kamala Harris potrebbe sostenere le imprese orientate verso le energie rinnovabili ”.

Non manca tuttavia una precisazione: “Questo aspetto, per quanto noto e in parte stereotipato, merita comunque attenzione, soprattutto considerando l’evoluzione del settore delle rinnovabili sotto la precedente amministrazione Trump, ovvero in deciso progresso”.

L’analista di eToro ha menzionato poi le società italiane quotate a Piazza Affari che potrebbero pagare la politica improntata al protezionismo di Trump, così come la decisione eventuale della sua amministrazione di lanciare nuovi incentivi per favorire l’industria americana.

In questo caso, a scontare l’effetto della vittoria del tycoon sarebbero soprattutto le azioni di “ società con una forte esposizione alle vendite fuori dall’Europa ”, in modo particolare “quelle aziende che non producono sul suolo statunitense”.

Così Debach:

“Tra i settori più vulnerabili troviamo il lusso, i beni di consumo, l’automotive, la tecnologia e l’industria pesante, con nomi come Ferrari e Campari in prima linea. Un contesto protezionistico potrebbe rappresentare una sfida in più, proprio mentre molte aziende europee stanno già soffrendo la frenata della domanda cinese, che ha messo sotto pressione i loro risultati. Se a questa debolezza della Cina si aggiungesse una contrazione del mercato americano, le ripercussioni per i nostri esportatori non tarderebbero a farsi sentire”.

ENI e Leonardo: altre azioni di Piazza Affari a cui guardare con vittoria Trump

Semore in caso di una vittoria di Trump all’Election Day, altri titoli di Piazza Affari che potrebbero guadagnare, considerata la passione smodata che il tycoon ha per i combustibili fossili, sarebbero i petroliferi: nel caso delle aziende quotate sul Ftse Mib di Piazza Affari, i buy potrebbero interessare aziende come Saipem ed ENI.

Ha parlato di ENI Giorgio Vintani, analista e consulente finanziario indipendente:

Faccio riferimento alle azioni dell’indice Ftse Mib. Se dovesse vincere Donald Trump vedrei bene l’energia tradizionale e quindi ENI, in quanto lui è sempre stato favorevole all’energia tradizionale e meno attento a tematiche come il riscaldamento globale e la cura dell’ambiente.

Occhio anche a Leonardo, così come ad altri titoli europei del settore della difesa, che potrebbero far fronte a un periodo di alta volatilità con un’America nelle mani del candidato repubblicano alle Elezioni USA.

Il motivo? Come spiega un articolo di Reuters, Trump in teoria è bullish per i titoli del settore difesa, per il suo obiettivo di portare i Paesi appartenenti alla NATO a spendere nel comparto il 2% del PIL.

Allo stesso tempo, il tycoon potrebbe anche decidere di staccare la spina all’Ucraina, chiamando gli Stati Uniti fuori dal conflitto. E in questo caso, per le azioni dei gruppi che hanno guadagnato in modo significativo dalla guerra in Ucraina, il dietrofront potrebbe essere significativo.

Basti pensare alle azioni RheinMetall, Saab e, per l’appunto, Leonardo, che hanno incassato guadagni compresi tra il 230% e il 360% da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, il 24 febbraio 2022.

Positiva su Leonardo è, invece, Annacarla Dellepiane, Head of Sales Italy di HANetf, che ha riferito a Money.it che, in generale, con Trump, “la pressione sull’Europa per sostenere autonomamente la propria difesa crescerebbe drasticamente, e ciò potrebbe spingere i Paesi europei della NATO ad aumentare rapidamente le loro spese per raggiungere il famoso obiettivo del 2% del PIL destinato alla difesa”.

Allo stesso tempo, per Dellepiane è “probabile che l’Europa venga lasciata in misura maggiore a gestire autonomamente la propria sicurezza, rendendo indispensabili investimenti significativi nel settore difensivo”.

Ma allora, quale sarebbe l’impatto sui titoli della difesa, e su Leonardo, nello specifico?

Secondo la Head of Sales Italy di HANetf, “per le aziende italiane del settore difesa, entrambi gli scenari potrebbero tradursi in un impatto positivo sui titoli come Leonardo, grazie alla maggiore spesa europea nel settore difesa”.

Dellepiane ha avvertito più in generale che “sia in caso di vittoria per Kamala Harris che in caso di vittoria per Donald Trump, gli aiuti economici e la posizione morbida degli Stati Uniti verso l’Unione Europea andrebbero comunque a calare”. Certo, “nel caso di vittoria di Harris, ci aspettiamo un passaggio più graduale, mentre nel caso di vittoria di Trump sarebbe molto più netto”.

Positivo sul settore difesa con una vittoria di Donald Trump anche Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, che ha indicato a Money.it i motivi che lo spingono a essere favorevole sulle azioni del gigante italiano Leonardo.

Una vittoria del repubblicano Donald Trump potrebbe influenzare positivamente alcune aziende italiane, in particolare quelle operanti nel settore della difesa. Donald Trump ha storicamente sostenuto un incremento della spesa militare, aumentando le pressioni per spingere i paesi europei a pagare tutti i contributi alla NATO e aprendo alla possibilità di portare le spese militari della NATO dal 2% al 3% del PIL ”, ha ricordato Diodovich, aggiungendo che “aziende italiane come Leonardo, attiva nell’aerospazio e nella difesa, potrebbero beneficiare di maggiori investimenti in questo ambito”.

D’accordo infine sull’assist di una presidenza di Donald Trump su Leonardo l’analista indipendente Vintani, che ha ricordato che “il tema degli armamenti è sempre stato una forte priorità del candidato repubblicano, e quindi una nuova corsa in questa direzione porterebbe benefici a tutte le società del settore”.

Guardando ad altri comparti di aziende quotate sul Ftse Mib di Piazza Affari, anche Diodovich ha affermato che, in caso di attuazione da parte di Trump delle politiche protezionistiche che ha tanto sbandierato in questi ultimi mesi, sarebbero il lusso e l’agroalimentare le principali potenziali vittime.

Attenzione a ENEL, ERG, A2A. Occhio anche a Stellantis con effetto Harris-Trump

Nel caso, invece, di vittoria della democratica Kamala Harris, secondo Diodovich a essere influenzate positivamente sarebbero “alcune aziende italiane, specialmente nei settori dell’energia rinnovabile e dell’automotive elettrico ”.

D’altronde, “nel settore dell’energia rinnovabile, Kamala Harris ha espresso un forte impegno verso le politiche green e la transizione energetica ”.

Di conseguenza, secondo Diodovich, “aziende italiane come Enel, ERG, A2A potrebbero beneficiare di maggiori investimenti e collaborazioni negli Stati Uniti”.

Tra l’altro, “con un focus sulla sostenibilità e sulla riduzione delle emissioni, le politiche di Harris potrebbero incentivare l’adozione di veicoli elettrici e ridare slancio globalmente al comparto”, il che significa che una vittoria della candidata democratica potrebbe avere un effetto positivo anche su aziende “ come Ferrari e Stellantis, che stanno investendo notevolmente nell’elettrificazione dei loro veicoli e che, dunque, potrebbero trarre vantaggio da un mercato statunitense più favorevole ai veicoli elettrici”.

Di Stellantis ha parlato anche l’analista finanziario indipendente Giorgio Vintani, spiegando che un titolo che potrebbe beneficiare, piuttosto, della vittoria di Trump alle elezioni USA sarebbe proprio quello del colosso dell’auto italo-francese guidato dal CEO Carlos Tavares: “Nonostante sia grande amico di Elon Musk, il campione dell’auto elettrica con Tesla, Trump non si pone troppi problemi circa la permanenza a lungo termine di auto a motore termico”.

Sulle conseguenze di una vittoria di Kamala Harris, Vintani ha sottolineato invece che, “partendo dall’energia”, considerata “la forte attenzione della candidata democratica al tema delle rinnovabili, vedo bene Terna, che è una delle società Italiane più esposte in questo settore”.

Ma Vitani ha spiegato che l’attenzione del partito è grande anche “nei confronti del comparto farmaceutico (ricordo che ‘Affordable Care Act’ è stato promosso dal presidente Obama nel 2010)”, e che quindi “Recordati potrebbe avere una chance”.

Infine, i democratici hanno un imponente piano di investimenti pubblico, che fa seguito a quello fatto da Biden; questo potrebbe portare nuova inflazione, e quindi vedrei bene le banche che traggono il maggior vantaggio dal Net Interest Income, come Unicredit ”, ha concluso l’analista.

BTP più penalizzati in caso di una vittoria di Trump?

Gabriel Debach, analista dei mercati di eToro, ha parlato anche dell’effetto che una vittoria di Trump avrebbe sui titoli di stato italiani, ricordando che “le scelte del prossimo presidente USA avranno un impatto anche sui tassi di interesse globali e, quindi, sui BTP”.

La conseguenza sarebbe dunque una “minore attrattiva dei nostri titoli di stato a meno di un aumento dei rendimenti”.

Debach ha ricordato tra l’altro che entrambi i candidati - dunque Trump e Kamala Harris - “appaiono poco focalizzati sulla riduzione del debito ”, e che dunque “ la Fed potrebbe rispondere con un percorso di minore riduzione dei tassi per bilanciare le politiche fiscali”.

Ovviamente, “tale dinamica metterebbe pressione anche sui BTP ”, i cui rendimenti, nell’ultimo mese, sono già saliti, allineandosi alla performance dei tassi dei Treasury.

Lo scatto dei rendimenti dei Treasury a 10 anni, balzati di 32 punti base nell’ultimo mese di contrattazioni, ha contagiato infatti anche i Gilt UK e i debiti sovrani dell’area euro.

I tassi dei Gilt a 10 anni sono balzati anch’essi nello stesso arco temporale di 32 punti base, mentre i rendimenti dei BTP, pur in flessione dall’inizio dell’anno, sono saliti in un mese di 15 punti base, così come sono aumentati di 15 punti base, in media, i rendimenti dei titoli di stato di Spagna, Olanda, Portogallo, Grecia, Francia.

A presentare l’outlook sull’obbligazionario, nello specifico sui titoli di stato italiani, anche Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, che ha confermato che “anche i prezzi dei BTP potrebbero essere influenzati indirettamente dall’esito delle elezioni”.

Condividendo l’opinione secondo cui la presidenza di Donald Trump si tradurrebbe in “un forte ritorno delle pressioni inflazionistiche”, che farebbe ripiombare sui mercati il rischio di una Fed pronta a ritornare a essere “hawkish”, Diodovich ha avvertito che l’impatto, in questo caso, potrebbe essere “un rialzo dei rendimenti dei Treasuries e una caduta dei prezzi”. Cosa accadrebbe, a quel punto? Risposta: “un aumento dei tassi statunitensi potrebbe rendere i titoli del Tesoro USA più attraenti, portando gli investitori a spostare capitali dai BTP italiani, con conseguente aumento dei rendimenti e diminuzione dei prezzi dei bond governativi italiani ”.

Nessun grande movimento nel mercato dei BTP si manifesterebbe, invece, secondo lo strategist di IG Italia, nel caso in cui a vincere alle elezioni USA fosse la candidata democratica: “Con Kamala Harris non ci aspettiamo grossi movimenti”, ha concluso Filippo Diodovich.

La minaccia del deficit USA sui titoli di stato sia con Trump che con Harris

Anche Ritu Vohora, Investment Specialist, Capital markets di T. Rowe Price ha ricordato il nodo del deficit americano, spiegandone l’importanza e i riflessi sul resto del mondo.

Vohora ha messo in evidenza che, a dispetto delle differenze, Trump e Harris hanno qualcosa in comune: la noncuranza nei confronti del deficit degli Stati Uniti, che è già atteso salire, fino al 7% del PIL entro la fine del 2024.

Ciò equivale alle dimensioni dell’economia australiana. Guardando a 80 anni di storia, è il doppio della media e la più alta al di fuori di una recessione. La cosa più allarmante è che il 2% del PIL viene speso per gli interessi passivi netti, un massimo storico e un livello superiore a quello speso per la difesa nazionale”, ha avvertito l’esperto di T. Rowe Price, rimarcando che, di conseguenza, la grande sfida che dovrà essere fronteggiata da chi entrerà alla Casa Bianca “non è solo l’aumento dei costi degli interessi con l’aumento dei tassi, ma anche il debito nazionale, aumentato a dismisura”.

Vohora ha rinfrescato un po’ la memoria a tutti, sottolineando che “l’ascesa della politica populista ha fatto sì che la maggior parte delle nuove leggi approvate dal Congresso abbiano abbassato le tasse o aumentato la spesa, quindi, il deficit fiscale è cresciuto costantemente ”.

Certo, non è questo il momento per l’austerità, ha ammesso l’esperto, aggiungendo che “tuttavia anche politiche di questo tipo, che comunque non sono state proposte da nessuno dei due candidati, cambierebbero la traiettoria”.

Ancora Vohora:

“Perché è importante il deficit? Un deficit crescente significa che il governo ha bisogno di aumentare le emissioni e ciò ha implicazioni per i mercati dei tassi, con rendimenti potenzialmente più elevati a lungo termine. Il bilancio, tuttavia, deve essere approvato dal Congresso. Un governo diviso renderebbe più difficile l’approvazione di ampi pacchetti fiscali e, a margine, potrebbe essere un risultato più positivo”.

Detto questo, la spina del deficit rimane, tanto che anche la divisione di ricerca di BlackRock ha scritto di essere “underweight” sui Treasury, aggiungendo, oltre al problema del deficit USA, anche il fatto che, a suo avviso, i mercati starebbero scommettendo in modo eccessivo di ulteriori tagli dei tassi da parte della Fed.

Per i BTP, dunque, il momento particolarmente d’oro potrebbe essere vicino al capolinea.

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