Pirelli non è più dei cinesi, ecco perché

Giorgia Paccione

29 Aprile 2025 - 14:58

Il CdA di Pirelli dichiara la fine del controllo di Sinochem sulla società e si prepara a un nuovo corso di governance più aderente alle normative internazionali, in particolare statunitensi.

Pirelli non è più dei cinesi, ecco perché

Pirelli, storico colosso del settore pneumatici, non è più sotto il controllo del gruppo cinese Sinochem.

Il 28 aprile 2025, il CdA di Pirelli ha approvato il bilancio al 31 dicembre 2024 con il voto favorevole di 9 consiglieri su 15, sancendo che Sinochem non detiene più il controllo della società ai sensi del principio contabile internazionale IFRS 10, che definisce il controllo come il potere di dirigere le politiche finanziarie e operative di un’entità per ottenere benefici dalle sue attività.

Sinochem ha espresso profondo “disappunto e ferma opposizione” alla valutazione del CdA, ribadendo il proprio ruolo di azionista responsabile e il rispetto delle normative italiane ed estere.

La valutazione è stata infatti sollecitata dal collegio sindacale e dal management di Pirelli a seguito dell’emanazione del Dpcm Golden Power, un decreto italiano che impone restrizioni e controlli sulle partecipazioni straniere in settori strategici, che ha limitato l’esercizio di attività di direzione e coordinamento da parte di Sinochem tramite la controllata Marco Polo International Italy (MPI Italy), ridimensionandone così l’influenza diretta sulla gestione aziendale.

Nonostante ciò, il socio cinese ha contestato la decisione, sottolineando che il Dpcm Golden Power non priva formalmente MPI Italy del controllo e che la quota detenuta permette ancora un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria.

Addio controllo cinese: nuova governance in linea con le normative USA

La decisione del CdA rappresenta un primo fondamentale passo verso l’adeguamento della governance di Pirelli alle normative internazionali, in particolare quelle degli Stati Uniti, un mercato chiave per il gruppo soprattutto nel segmento degli pneumatici High Value e nello sviluppo della tecnologia Cyber Tyre.

Le normative statunitensi entrate in vigore a marzo 2025, infatti, vietano l’uso di componenti legati a Cina o Russia in sistemi hardware/software per motivi di sicurezza nazionale. Per questo, l’adeguamento da parte del gruppo diventa fondamentale per preservare il suo accesso al mercato USA che contribuisce ai ricavi per oltre il 20%.

Il management ha sottolineato che continuerà il dialogo con i principali soci per allineare la governance societaria alle regole statunitensi relative ai veicoli connessi, assicurando così la continuità e l’autonomia gestionale di Pirelli.

Inoltre, il CdA ha confermato la proposta di distribuzione di un dividendo di 0,25 euro per azione, per un totale di 250 milioni di euro, segnale di solidità finanziaria e fiducia nei risultati conseguiti nel 2024, anno in cui Pirelli ha registrato performance eccellenti nel settore.

Lo scontro con Sinochem e le possibili implicazioni

La frattura tra Pirelli e Sinochem non è dunque solo tecnica ma anche politica e strategica. Il gruppo cinese continua a sostenere la propria influenza, contestando la lettura del CdA e richiamando il rispetto delle disposizioni di legge italiane e internazionali.

Dall’altra parte, Pirelli insiste sulla correttezza delle analisi condotte e approvate dal CdA, che hanno tenuto conto anche del provvedimento Consob che ha chiesto una valutazione approfondita sul tema del controllo. La società ha inoltre evidenziato che il Dpcm Golden Power tutela l’autonomia del management non nominato da Sinochem, preservando la cultura industriale e la strategia di crescita del gruppo.

Il futuro di Pirelli si giocherà quindi su questo delicato equilibrio tra governance, normative internazionali e rapporti con gli azionisti di riferimento.

Iscriviti a Money.it