Carlo Calenda è a un bivio: con +Europa destinata a restare con il Pd, Azione per essere presente alle elezioni dovrà raccogliere 36.000 firme oppure allearsi con Matteo Renzi.
Carlo Calenda senza dubbio è il grande protagonista di questo inizio di campagna elettorale. Dopo aver stabilito i paletti per una alleanza con il Partito Democratico, ha firmato un accordo con Enrico Letta molto vantaggioso per Azione e Più Europa (30% dei seggi uninominali), salvo poi cambiare idea quattro giorni dopo sfilandosi dal patto dopo che i dem hanno raggiunto una intesa simile con il tandem Verdi-Sinistra Italiana e con Luigi Di Maio.
Una retromarcia che non è piaciuta a +Europa, con Emma Bonino e Benedetto Della Vedova che hanno fatto intendere come il loro partito sia intenzionato a rispettare l’accordo firmato con il Pd.
Carlo Calenda così nelle prossime ore si ritroverà solo e soprattutto senza un simbolo capace di evitare la raccolta firme: ben 36.000 entro le ore 20 del 21 agosto per poter prendere parte alle elezioni politiche del 25 settembre.
In questo scenario Calenda ha davanti a sé due strade: andare con Azione da solo alle elezioni cercando di raccogliere in tempo le firme necessarie, oppure stringere un accordo elettorale con Matteo Renzi visto che Italia Viva non ha l’obbligo della raccolta firme.
La terza via, quella di chiedere l’esenzione di Azione in quanto “Siamo Europei ha ottenuto l’elezione di Calenda alle Europee”, al momento non sembrerebbe essere praticabile: il rischio concreto sarebbe quello di una clamorosa esclusione che di fatto metterebbe l’ex ministro fatto fuori dai giochi.
Calenda: raccolta firme o patto con Renzi?
Cosa farà Carlo Calenda dopo la rottura con il Partito Democratico? In attesa dell’ufficialità della fine del binomio con Più Europa, Azione a meno di una settimana dalla scadenza del termine per la presentazione dei simboli si trova al momento in un autentico limbo politico.
I primi commenti ufficiali da parte del partito parlano di operazioni per la raccolta firme che sarebbero sul punto di prendere il via. Per essere presenti in tutti i collegi alle prossime elezioni politiche, ne serviranno però 36.000 tutte autenticate.
Una autentica corsa contro il tempo visto il termine del 21 agosto, con la soluzione più semplice che sarebbe quella di fare squadra con uno dei partiti che è esentato dalla raccolta firme: Pd, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5s, Liberi e Uguali, Italia Viva, Più Europa, Coraggio Italia, Centro Democratico e Noi con l’Italia.
Considerando l’imminente fine del rapporto con Più Europa, sul “mercato” per Azione non resterebbe che Italia Viva: i renziani sarebbero molto felici di accogliere Calenda, lasciando all’ex ministro anche il ruolo di front runner.
Del resto Matteo Renzi da tempo sogna la costruzione di un terzo polo che possa accogliere le varie forze moderate del Paese. Per non dover affrontare la soglia di sbarramento del 10% riservata alle coalizioni, la strada più facile da percorrere però sarebbe quella della lista unica che avrebbe da superare lo scoglio molto più abbordabile del 3%.
Il tempo però sta iniziando a stringere e a breve dovrà andare in scena il finale di questa telenovela: aspettando di conoscere cosa deciderà di fare Carlo Calenda, il centrodestra popcorn in mano sta comodamente aspettando l’arrivo del 25 settembre per poi andare a governare il Paese passeggiando sulle macerie del centrosinistra.
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